Il troppo è troppo anche a destra. L’idillio del 2016 è ormai un ricordo lontano: dopo anni di sostegno quasi incondizionato, Rupert Murdoch volta le spalle a Donald Trump. «È indegno» per la Casa Bianca, «ha fallito», scrivono il Wall Street Journal e il New York Post, i due gioielli della corona dell’impero editoriale del tycoon di origini australiane.
E anche su Fox, la rete di Murdoch per anni megafono di Trump, qualcosa inizia ad incrinarsi: pur scegliendo di non trasmettere in diretta le udienze pubbliche della commissione sul 6 gennaio e criticando aspramente e quotidianamente Joe Biden, l’emittente concede sempre meno spazio all’ex presidente. I suoi comizi non vengono più trasmessi in diretta e maggiore attenzione viene dedicata a Ron DeSantis, il governatore della Florida aspirante alla Casa Bianca nel 2024.
Conservatore per eccellenza, Murdoch è stato per anni amico di famiglia del clan Trump. La sua ex moglie Wendi fece da paciere fra Ivanka Trump e Jared Kushner quando, nel 2008, i due si lasciarono per alcuni mesi in seguito alla contrarietà al fidanzamento della famiglia di Kushner. Wendi e Ivanka sono grandi amiche e questo, almeno inizialmente, ha rafforzato i rapporti fra i due tycoon. Ma le elezioni del 2020 hanno aperto la prima crepa. La telefonata infuocata di Trump nella notte elettorale perché Fox aveva assegnato l’Arizona a Biden non è mai andata giù a Murdoch, che ha difeso i suoi a spada tratta. Le violenze del 6 gennaio hanno poi complicato ulteriormente le cose, spingendo molti dei volti noti di Fox paladini di Trump – da Laura Ingraham a Sean Hannity – ad affrettarsi a chiedere uno stop dell’assalto a Capitol Hill.
Così si è arrivati agli editoriali di condanna del Wall Street Journal e del New York Post che, secondo molte fonti, riflettono l’opinione di Murdoch. «Anche se i critici hanno ragione quando dicono che la commissione d’inchiesta manca di equilibrio politico», i fatti che ha presentato «restano. Trump ha giurato di difendere la Costituzione e come Commander-in-Chief aveva il compito di proteggere Capitol Hill. Ha rifiutato di farlo», ha scritto il board editoriale del Wall Street Journal in un commento dal titolo `Il Presidente che è rimasto immobile il 6 gennaio´ e in cui parla di un vero e proprio fallimento di Trump. Ancora più dure le parole del New York Post: si è dimostrato «indegno» della Casa Bianca. Un’analisi che coincide con quella di Liz Cheney, la deputata repubblicana vicepresidente della commissione. «È inadeguato» e «deve restare il più lontano possibile dallo Studio Ovale», ha affermato ai microfoni della Cnn dicendosi pronta a perdere le primarie nel suo Stato, il Wyoming, pur di «difendere la Costituzione e la verità». Trump, ha aggiunto, è un pericolo per la democrazia americana.
Le voci del Wall Street Journal, del New York Post e di Liz Cheney si inseriscono nella battaglia in corso fra le due anime del partito repubblicano. Da una parte coloro che vogliono volare pagina e lasciarsi Trump alle spalle, dall’altra chi continua a cavalcare la `big lie´, la grande bugia delle elezioni rubate, e difende senza se e senza ma l’ex presidente. E anche se i volti noti di Fox, incluso il paladino Tucker Carlson, continuano nei loro show una crociata pro-Trump, la spaccatura dei conservatori è evidente e rende sempre di più le elezioni di metà mandato un referendum sul tycoon. Che per ora, malgrado tutto, resiste e continua a scommettere sul 2024.
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