Nato, anche la Svizzera si avvicina al Patto Atlantico. La storica neutralità potrebbe finire
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Nato, anche la Svizzera si avvicina al Patto Atlantico. La storica neutralità potrebbe finire

Il ministero della Difesa elvetico sta elaborando un rapporto sulle operazioni di sicurezza che includono esercitazioni militari congiunte con i paesi della Nato.

Nato, anche la Svizzera si avvicina al Patto Atlantico. La storica neutralità potrebbe finire
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16 Maggio 2022 - 14.49


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La Svizzera si sta avvicinando all’area d’influenza della Nato, dopo i passi decisivi in questa direzione di Svezia e Finlandia che potrebbero entrare, a breve, nel Patto Atlantico.

Il ministero della Difesa elvetico sta infatti elaborando un rapporto sulle operazioni di sicurezza che includono esercitazioni militari congiunte con i paesi della Nato e l’acquisto di munizioni “di rifornimento”, ha detto all’agenzia stampa Paelvi Pulli, capo della politica di sicurezza della Difesa svizzera.

La storica neutralità della Confederazione non è in discussione, ma potrebbe cambiare il modo in cui questa neutralità viene interpretata dal Governo. La scorsa settimana, i media svizzeri hanno riportato le parole del ministro della Difesa Viola Amherd, che ha affermato come la Svizzera dovrebbe lavorare più a stretto contatto con l’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti, ma senza unirsi a essa.

Il rapporto della Difesa dovrebbe essere completato entro la fine di settembre, quando passerà all’esame del Gabinetto svizzero. Sarà sottoposto al parlamento per la discussione e fungerà da base per possibili decisioni sul futuro orientamento della politica di sicurezza nazionale. Il ministero della Difesa inoltre collaborerà con il ministero degli Esteri in un progetto che esaminerà l’adozione di sanzioni, armi, esportazioni di munizioni e sostegno alla Nato.

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La Svizzera ha già dei legami con la Nato dovuti all’acquisto di materiale bellico, ma il nuovo rapporto permetterebbe alla Nazione di rifornire i Paesi che inviano direttamente munizioni in Ucraina, contribuendo quindi indirettamente a sostenere la causa di Kiev. La misura rappresenterebbe un significativo cambio di passo per un Paese che non ha aderito alle Nazioni Unite fino al 2002, ma la popolazione sembra essere favorevole: secondo un recente sondaggio, più del 56% dell’opinione pubblica svizzera auspica un avvicinamento alla Nato, ben al di sopra della media del 37% registrata negli ultimi anni.

Anche l’esercito è favorevole a un avvicinamento all’occidente: Stefan Holenstein, presidente della Conferenza nazionale delle organizzazioni militari svizzere, ha affermato che il Paese dovrebbe “flirtare, ma non sposarsi” con la Nato e aumentare il budget per la spesa militare.

La Svizzera ha inaugurato la sua neutralità nel lontano 1815, dopo il Congresso di Vienna, e il suo status è stato ribadito nel 1907, quando la Convenzione dell’Aia ha stabilito che il Paese non prenderà parte a conflitti armati internazionali, non favorirà le parti in guerra con truppe o armamenti, né metterà il suo territorio a disposizione delle parti in guerra. Avvicinarsi all’Alleanza atlantica segnerebbe quindi uno storico allontanamento dalla tradizione di non schierarsi che, secondo i suoi sostenitori, ha aiutato la Svizzera a prosperare pacificamente e mantenere un ruolo speciale come intermediario, anche durante lo stallo tra Stati Uniti e Unione Sovietica nella Guerra fredda.

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Naturalmente, questo scivolamento a occidente non è passato inosservato a Mosca: il portavoce dell’ambasciata russa a Berna Vladimir Khokhlov ha affermato che tali misure equivarrebbero a un cambiamento radicale della politica per la Svizzera. Mosca “non potrebbe ignorare” un’eventuale rinuncia alla neutralità, che avrebbe serie conseguenze, ha detto Khokhlov. In Svizzera sono attualmente congelati 6,3 miliardi di franchi appartenenti a oligarchi russi.

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