L’obiettivo dell’Italia è ridurre la dipendenza dal gas russo e quindi cercare alternative “il prima possibile”. Mario Draghi vola ad Algeri nel quadro dell’offensiva diplomatica avviata dal governo già nei giorni immediatamente successivi allo scoppio del conflitto in Ucraina, con l’obiettivo di rafforzare gli accordi con il paese nord africano, incrementare l’approvvigionamento di gas per sostituire almeno in parte quello di provenienza russa ed evitare quindi di “finanziare la guerra di Putin”.
Una strategia, scrive per Agi Filippo Frignani, che proseguirà nei prossimi mesi e che, secondo quanto si è appreso, porterà a breve il presidente del Consiglio a visitare Angola e Congo già entro la seconda metà di aprile. Il programma di Draghi, che arriverà nella capitale algerina intorno alle 13,30, prevede una cerimonia formale di deposizione di una corona di fiori al Monumento del Martire, una serie di incontri con la comunità imprenditoriale italiana in Algeria, vari incontri istituzionali bilaterali e multilaterali, ma soprattutto il faccia a faccia con il presidente della Repubblica algerina, Abdelmajid Tebboune, con il quale il premier dovrebbe sottoscrivere una serie di accordi di natura politica con lo scopo di incrementare la cooperazione energetica tra i due Paesi e investimenti nelle energie rinnovabili.
I due presidenti, si apprende, presenzieranno alla firma di una serie di accordi tra Eni e Sonatrach per consentire un maggior afflusso di gas algerino all’Italia attraverso il gasdotto TransMed che via Tunisia porta il metano a Mazara del Vallo, in Sicilia.
Con Draghi ci sarà anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Firmeremo un accordo importante sul gas che ci permetterà di fronteggiare gli eventuali ricatti russi sul gas”, ha affermato domenica il titolare della Farnesina a Maddaloni, nel Casertano dove ha inaugurato un punto di ascolto della Croce Rossa per i profughi.
Parole che hanno suscitato la reazione di Mosca: “Non è la Federazione Russa a ricattare l’Europa con il gas, ma piuttosto è l’Ue che ricatta la Russia con sanzioni e forniture di armi a Kiev”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Di Maio è anche tornato ad auspicare una rapida conclusione del conflitto: “È solo la soluzione diplomatica che può portare alla pace – ha spiegato – e per fare questo io credo che serva un grande coinvolgimento dell’Unione Europea che ha il dovere di promuovere tutte le azioni che servono con una grande conferenza di pace per arrivare prima al cessate il fuoco e poi dopo a un accordo legato alle questioni che sono sul tavolo”.
Sulla linea della diplomazia è anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle: “La ferma condanna alla Russia e l’appoggio all’Ucraina non sono negoziabili. Il passaggio successivo – ha sottolineato – è la prospettiva che ci diamo, bisogna lavorare costantemente per una soluzione politica. Ritengo che occorra un disegno strategico da parte dell’Ue e della Nato”.
Enrico Letta, segretario del Partito democratico, è intervenuto infine sulla reazione dell’Europa. “Credo che si sia comportata con una unità molto maggiore di quanto ci si potesse aspettare. Sono state importanti la visita di Metsola e von der Leyen. L’Europa ha fatto una scelta di campo molto significativa: stare dalla parte degli oppressi. Ora dobbiamo chiederci quanto noi siamo disposti a pagare e mettere in campo misure compensative affinché il dramma non diventi anche una terza recessione. Per fare questo c’è bisogno di un’intesa europea: qui sta il nocciolo della questione”, ha affermato.