Putin, secondo il Washington Post i suoi consiglieri hanno paura a dirgli la verità sulla guerra
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Putin, secondo il Washington Post i suoi consiglieri hanno paura a dirgli la verità sulla guerra

Le difficoltà di comunicazione tra Putin e il suo entourage, secondo il Washington Post sarebbero alla base dei complicati negoziati con l'Ucraina. "I suoi collaboratori gli nascondono la verità sull'andamento della guerra".

Putin, secondo il Washington Post i suoi consiglieri hanno paura a dirgli la verità sulla guerra
Vladimir Putin
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31 Marzo 2022 - 11.01


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Secondo il Washington Post, le difficoltà dei negoziati tra Russia e Ucraina sarebbero dovuti anche alla disinformazione che persiste nella catena di comando di Mosca.

“I negoziati in corso tra Russia e Ucraina per porre fine all’invasione dopo quasi cinque settimane potrebbero essere minati da aspettative e direttive disinformate da parte russa” scrive il Washington Post citando fonti del Pentagono che commentano il dossier dell’intelligence su un Putin al quale “per paura di dargli cattive notizie e subire misure estreme”, i suoi più stretti collaboratori avrebbero nascosto la verità sull’andamento della campagna militare.

Il giornale mette in rilievo anche la dichiarazione al riguardo di una portavoce della Casa Bianca, Kate Bedingfield: “Abbiamo informazioni che Putin si è sentito ingannato dall’esercito russo, il che ha provocato tensioni persistenti tra Putin e la sua leadership militare. Riteniamo che Putin sia stato disinformato dai suoi consiglieri su quanto male si stia comportando l’esercito russo e su come l’economia russa sia paralizzata dalle sanzioni perchè i suoi consiglieri senior hanno troppa paura di dirgli la verità”.

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In un’analisi, il quotidiano segnala che “l’invasione russa dell’Ucraina ha accresciuto le tensioni esistenti nelle relazioni dell’amministrazione Biden in Medio Oriente, anche se ha portato nuova unità alla Nato e ai legami transatlantici”. E “in nessun luogo i legami sono stati logorati come con i partner del Golfo Persico, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La loro riluttanza ad aumentare la produzione di petrolio con l’aumento dei prezzi del gas, insieme a quella che l’amministrazione Biden vede come una condanna tutt’altro che robusta di Mosca, sono tra le ragioni attuali più visibili”, scrive il Post, secondo cui però “in entrambi i casi, i motivi di freddezza vanno molto più in profondità” e si legano all’irritazione dei dirigenti sauditi ed emiratini per “ciò che considerano l’incapacità dell’amministrazione Biden di rispondere con sufficiente vigore agli attacchi missilistici in corso contro i loro Paesi da parte dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen, e per il suo desiderio di firmare un nuovo accordo nucleare con Teheran”.

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