Da Mosca sono arrivate conferme sull’arrivo di mercenari mediorientali, soprattutto dalla Siria, in supporto ai militari russi nel conflitto con l’Ucraina. La Siria, in guerra e al collasso economico, è il bacino privilegiato di Mosca da cui attingere miliziani da spedire sui fronti dell’Europa orientale.
Putin e il ministro della Difesa Sergei Shoigu hanno parlato di “volontari” e non di combattenti stipendiati. “Se vedi che ci sono persone che vogliono volontariamente aiutare i separatisti dell’Ucraina orientale, allora devi incontrarle a metà strada e aiutarle a spostarsi verso le zone di combattimento”, ha detto Putin al suo ministro. Da giorni però si rincorrono, dentro e fuori la Siria, voci dell’avvio dell’arruolamento da parte dei rappresentanti russi in Siria di un numero imprecisato di giovani e meno giovani pronti, dietro compenso in dollari, a essere mandati in Ucraina a combattere a fianco dei militari russi. Già in passato la Russia e la Turchia si sono serviti della manovalanza a basso costo siriana da inviare in Libia e nel Caucaso. L’Iran dal canto suo ha mobilitato in Siria jihadisti sciiti iracheni, afghani, libanesi.
Per ora l’attenzione è puntata sul possibile reclutamento di siriani da parte dei russi. E di fronte all’assenza di conferme provenienti dalle varie città siriane, c’è chi ipotizza che le affermazioni odierne di Putin servano per ora a gettare benzina sul fuoco della retorica di guerra. Quel che è certo è che la Russia è presente militarmente in Siria dal 2015 e che da mezzo secolo è legata al governo di Damasco da un’alleanza strategica militare, politica e diplomatica. L’intervento di Putin nel conflitto mediorientale ha consentito negli anni scorsi al contestato presidente Bashar al Assad di rimanere al potere dopo undici anni di conflitto armato e di essere confermato capo di Stato almeno fino alle prossime elezioni del 2028.
A chi pensa che Assad possa ora ricambiare il favore a Putin, analisti locali ricordano che i combattenti siriani che potranno essere inviati in Ucraina non appartengono all’esercito regolare di Damasco, bensì a una pletora di milizie, non necessariamente controllate dal governo, create in questi anni dagli stessi quadri russi in Siria e da signori della guerra locali, affiliati alle forze di Mosca. Tra questi si contano migliaia di ex miliziani della disciolta Bustan, un’organizzazione paramilitare creata negli anni scorsi da Rami Makhluf, cugino del presidente Assad estromesso dal potere un anno e mezzo fa.
Con la caduta in disgrazia di Makhluf, i giovani e meno giovani miliziani di Bustan si sono arruolati in altre compagini armate, ma molti altri sono rimasti senza stipendio.
Accanto a loro figurano anche i combattenti del 5/o corpo d’armata siriano, organizzato e finanziato dalla Russia, e operativo in diversi teatri della guerra siriana. Secondo alcune fonti, gli emissari russi – tra cui si annoverano rappresentanti della Wagner – hanno proposto agli aspiranti mercenari siriani un contratto da mille dollari al mese, per un impegno continuativo in Ucraina di sette mesi. Altri hanno riferito di accordi più modesti: 400 dollari al mese, senza impegno di rimanere a lungo al fronte.