“E’ alto il rischio che la Russia possa usare armi chimiche in Ucraina”. Con questo monito inquietante, la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha risposto al ministero degli Esteri russo, che aveva denunciato lo sviluppo di armi chimiche e biologiche da parte degli Usa in alcuni laboratori ucraini. “Tutti dovremmo stare in allerta rispetto all’uso di armi chimiche da parte della Russia o aspettarci che Mosca le usi per creare un pretesto, è uno schema chiaro”.
Intanto continuano da più parti i tentativi di riportare il conflitto sui binari della diplomazia e del negoziato, così oggi è la volta dell’incontro fra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il suo omologo ucraino Dmitry Kuleba a margine del Forum sulla diplomazia ad Antalya, in Turchia. L’incontro è previsto per le 10.45 ora locale (8.45 ora italiana), lo ha annunciato su Twitter il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu, che prenderà parte diretta al colloquio. È il primo faccia a faccia fra i due dall’inizio del conflitto ed è stato fortemente voluto – e tessuto – dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che tenta il ruolo di mediatore, al punto che è già prevista una telefonata fra questo e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nel primo pomeriggio ora italiana.
L’Ucraina però continua a bruciare e dopo il bombardamento dell’ospedale pediatrico a Mariupol il presidente Volodymyr Zelensky torna a urlare la sua rabbia: “È un crimine di guerra”, dice, “è la prova definitiva che è in corso il genocidio degli ucraini” incalza; quindi si rivolge ancora una volta agli europei e ammonisce: “Non potrete dire di non aver visto cosa è accaduto agli ucraini, cosa è accaduto ai residenti di Mariupol!”.
Anche questa notte sono cadute le bombe, con aerei russi hanno condotto raid sul nord-est dell’Ucraina, in particolare sulla città di Okhtyrka, nella regione di Sumy, dove si contano almeno tre morti, un 13enne e due donne. Così Zelensky spera nei corridoi umanitari, ricorda che sono circa 35mila i civili evacuati nella giornata di ieri e auspica che le operazioni di evacuazione possano proseguire anche oggi, con l’apertura di altri tre corridoi umanitari: da Mariupol, assediata da nove giorni, da Volnovakha nel sud-est e da Izioum nell’est.
Giorno dopo giorno poi va ancora allungandosi la lista delle aziende che lasciano la Russia in reazione all’operazione militare lanciata da Mosca in Ucraina ormai oltre due settimane fa e gli ultimi marci in ordine di tempo sono conosciutissimi: le giapponesi Sony e Nintendo, ma anche le birre Carlsberg e Heineken, fino agli scavatori di Caterpillar. In fine al Congresso degli Stati Uniti la Camera dei rappresentanti ha adottato un nuovo bilancio che include un’enorme dotazione di quasi 14 miliardi di dollari per la crisi ucraina.