Ucraina, Putin apre alla trattativa con Zelenskyy dopo le pressioni della Cina

Pechino spinge per una soluzione politica forse perché preoccupata dalle conseguenze delle misure restrittive varate contro Mosca da Europa e Stati Uniti

Ucraina, Putin apre alla trattativa con Zelenskyy dopo le pressioni della Cina
Vladimir Putin e Xi Jinping
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27 Febbraio 2022 - 12.00


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D’un tratto il cambio di direzione della Cina apre alla trattativa tra Ucraina e Russia. “La sovranità e l’integrità di ogni Paese vanno rispettate, e questo vale anche per l’Ucraina”.
Le parole del ministro degli Esteri cinese Wang Yi sono state quanto mai chiare e hanno segnato un deciso cambio di direzione sull’asse Pechino-Mosca. Così dal totale allineamento dei giorni scorsi, con la Cina che aveva definito legittima l’azione militare russa, ora il messaggio rivolto al Cremlino dagli uomini di Xi Jinping è volto a frenare l’escalation e a riportare tutti sulla strada della diplomazia. Così una delegazione russa è già a Gomel, 310 chilometri a sud-est di Minsk, in Bielorussia, per sedersi al tavolo delle trattative, ma il presidente Zelensky pone le sue condizioni: “Il dialogo in qualsiasi altra città, non in Bielorussia”.

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Il ruolo di Pechino
L’invito della Cina è quello di evitare una crisi umanitaria e di imboccare il prima possibile la strada del dialogo attraverso trattative dirette tra Mosca e Kiev. Wang ha illustrato la posizione cinese nel corso di un giro di telefonate con Bruxelles, Londra e Parigi. All’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, alla ministra degli Esteri britannica Liz Truss e ad Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico di Macron, ha quindi assicurato come Pechino sia per il rispetto della Carta delle Nazioni Unite, anche nel caso dell’Ucraina.

“Continueremo ad opporci fermamente a tutte le potenze egemoniche e a salvaguardare fermamente i diritti e gli interessi legittimi dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto dei Paesi di piccole e medie dimensioni”, ha spiegato. Il capo della diplomazia del Dragone ha però ribadito come le preoccupazioni della Russia sulla propria sicurezza siano legittime e debbano essere seriamente ascoltate e risolte, confermando poi il no di Pechino con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che invocano l’autorizzazione all’uso della forza e le sanzioni ai sensi del Capitolo VII della Carta dell’Onu.

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Diversi osservatori interpretano la sterzata della Cina con la preoccupazione di venire a sua volta travolta dalle conseguenze delle misure restrittive varate contro Mosca da Europa e Stati Uniti. E se da un lato a Pechino la crisi ucraina fa comodo, soprattutto per allontanare l’attenzione dell’amministrazione Biden dalla regione dell’Indo Pacifico, dall’altro Xi non avrebbe alcuna intenzione di consegnare a Vladimir Putin un assegno in bianco.

Ecco allora l’ordine alle due più grandi banche commerciali controllate dal governo – la Bank of China e la Industrial and Commercial Bank of China – di limitare le operazioni con la Russia, per evitare i rischi legati proprio alle sanzioni finanziarie internazionali contro Mosca.
 

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