Il 16 non esce sulla ruota della guerra: il grande smacco americano
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Il 16 non esce sulla ruota della guerra: il grande smacco americano

Gli Stati Uniti avevano annunciato che l'invasione russa dell'Ucraina sarebbe cominciata oggi. Invece, Putin ha ordinato il rientro alla base di alcune truppe. La guerra di propaganda continua a suon di annunci

Il 16 non esce sulla ruota della guerra: il grande smacco americano
Soldati russi al confine
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

15 Febbraio 2022 - 14.17


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Invasione sì, invasione no, invasione forse. Avanzano, no, si ritirano.

Guerra mediatica. Parla Mosca…

Mosca annuncia l’inizio del ritiro delle truppe dal confine con l’Ucrainadopo la “conclusione delle esercitazioni militari”.

Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo spiegando che le unità si stanno spostando nelle loro postazioni militari permanenti. E dal ministero degli Esteri: “E’ il giorno del fallimento della propaganda di guerra dell’Occidente. Annientati senza sparare un colpo”. 

“Unità dei distretti militari meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviari e terrestri e oggi inizieranno a rientrare alle proprie basi”, ha dichiarato in una nota il generale maggiore Igor Konashenkov, portavoce della Difesa russa.  “Mentre le misure di addestramento al combattimento si avvicinano alla conclusione, le truppe, come sempre avviene, effettueranno marce combinate alle proprie basi permanenti”, hanno aggiunto da Mosca.

Ed ancora: “È un nostro diritto condurre esercitazioni sul nostro territorio, dovunque lo riteniamo opportuno, e questo non è soggetto a discussioni con nessuno”, afferma  il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso dalla Tass. “La Russia ha condotto e continuerà anche in futuro a condurre esercitazioni su tutto il Territorio della federazione russa”, dichiara.

Mosca non si ferma qui.  “”La data del 15 febbraio del 2022 entrerà nella Storia come il giorno del fallimento della propaganda di guerra da parte dell’Occidente. Svergognati e annientati senza sparare un colpo”. Lo scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, dopo che Mosca ha annunciato l’inizio del ritiro di truppe schierate ai confini con l’Ucraina, mentre gli Usa prevedevano un attacco per domani, 16 febbraio. Il ritiro delle truppe russe alle loro basi “era pianificato” e “non dipende dall’isteria occidentale”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Sergey Lavrov che, citato dalla Tass, ha aggiunto che le notizie diffuse dall’Occidente su un’invasione russa dell’Ucraina sono “terrorismo mediatico”. 

Il Cremlino rincara la dose: “Il ritiro dei diplomatici occidentali è un’isteria esibizionista e senza senso“, ha detto l’attivissimo .portavoce dello “Zar”.

Proprio oggi la Germania, attraverso la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, aveva chiesto alla Russia di ritirare le armate nel giorno in cui il cancelliere Olaf Scholz si trova a Mosca per incontrare Vladimir Putin. “La situazione è particolarmente pericolosa e può degenerare in qualsiasi momento, dobbiamo utilizzare tutte le opportunità di dialogo per ottenere una soluzione pacifica”, aveva affermato Baerbock in una nota, sottolineando che “la responsabilità di una de-escalation è chiaramente dal lato della Russia e spetta a Mosca ritirare le proprie truppe

Ribatte Kiev…

La Russia fa costantemente dichiarazioni. Ecco perché abbiamo la regola di non credere alle affermazioni quando le ascoltiamo, ma di credere quando vediamo. Quando vedremo le truppe russe ritirarsi, crederemo nella riduzione dell’escalation”. Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, commentando l’annuncio del ministero della Difesa russo secondo cui alcune unità delle esercitazioni militari inizieranno a tornare alle loro basi. “Insieme ai nostri partner” occidentali, “siamo riusciti a impedire ogni nuova escalation da parte della Russia”, proclama Kuleba.

Giorni decisivi

Diversi analisti e commentatori ritengono che i prossimi giorni saranno quelli decisivi per capire se la Russia invaderà davvero l’Ucraina, dopo che per settimane ha ammassato migliaia di soldati al confine – che non potranno essere mantenuti in attività per molto altro tempo – e avanzato richieste considerate irricevibili al governo ucraino e alla Nato.

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Per oggi è fissata la visita in Russia del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Sarà solo l’ultima di una serie di incontri e telefonate fra il presidente Vladimir Putin e vari leader occidentali, che finora non hanno portato a nessun accordo o sviluppo particolare. «Scholz potrebbe essere l’ultimo capo di governo occidentale ad avere la possibilità di parlare di persona a Putin e convincerlo a non lanciare un attacco», scrive Politico. I funzionari tedeschi stanno comunque cercando di abbassare le aspettative dell’incontro, facendo notare che l’obiettivo principale sarà quello di mantenere aperto il dialogo fra l’Occidente e Putin. Il 16 febbraio, invece, è stato indicato da diversi funzionari statunitensi ed europei come il giorno più probabile per l’inizio di una invasione di terra dell’Ucraina da parte della Russia, anche se non è chiarissimo sulla base di quali elementi. Un’altra data da tenere d’occhio sarà domenica 20 febbraio. Sarà il giorno in cui in teoria finiranno le esercitazioni militari dell’esercito russo e bielorusso in Bielorussia, che secondo diversi osservatori occidentali potrebbero aprire un fronte settentrionale in caso di invasione dell’Ucraina, e soprattutto le Olimpiadi invernali in corso in Cina.

A fine gennaio una fonte di Bloomberg aveva ipotizzato che la Cina, il più importante alleato internazionale della Russia, avesse chiesto alla Russia di aspettare la fine delle Olimpiadi per invadere l’Ucraina, per non oscurare la buona riuscita del torneo. Il governo  Cinese aveva subito smentico questa ipotesi, che però nel frattempo è stata ripresa e giudicata quantomeno plausibile da diversi altri osservatori.

Le mosse russe, secondo i media Usa

Secondo la Cbs, alcune truppe russe vicino al confine con l’Ucraina hanno iniziato a muoversi in “posizioni da attacco e Mosca ha spostato parte dell’artiglieria a lungo raggio in posizione di tiro. Allerta che fa il paio con quanto annunciato dalla Cnn in serata: “Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato informato che il giorno dell’attacco russo sarà mercoledì 16 febbraio”. Zelensky ha annunciato che quella data sarà il ‘giorno di unità’. “Siamo intimiditi da una grande guerra e stabiliamo ancora una volta la data dell’invasione militare”, ha detto riferendosi a quanto trapelato da fonti di intelligence Usa. “Ci sforziamo per avere la pace e vogliamo risolvere tutti i problemi esclusivamente attraverso i negoziati e la diplomazia”, ha aggiunto il presidente ucraino invitando ad appendere “le bandiere nazionali” e ad indossare “nastri blu-gialli”, così “mostreremo al mondo la nostra unità”. Più tardi però il portavoce del presidente, Sergii Nykyforov, ha chiarito alla Nbc che Zelensky era “ironico” e “si è riferito alla data circolata sui media. Non è una data ufficiale, è una data rivelata da alcuni funzionari”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sottolineato che l’Alleanza atlantica “continua a essere pronta a impegnarsi a un dialogo utile con la Russia” e che “il modo migliore per dimostrare che è pronta a una soluzione pacifica è de-escalando la situazione e ritirando le forze che ora minacciano l’Ucraina”.

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Gli Stati Uniti non vedono “alcun segnale concreto di de-escalation” al confine russo-ucraino dice nel contempo il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price.  “E’ molto probabile, forse più che mai, che la Russia decida di avviare un’azione militare, perché nuove truppe russe continuano ad arrivare al confine ucraino”. “Un’invasione, come abbiamo detto, potrebbe iniziare in qualsiasi momento”.

Nelle stesse ore è però il Pentagono che sembra frenare. Il Ministero della Difesa Usa non ritiene sia stata “presa la decisione finale” a Mosca dell’attacco all’Ucraina, come ha detto il portavoce John Kirby.  Kirby ha aggiunto comunque che un’invasione russa potrebbe avvenire prima della fine delle Olimpiadi invernali, “forse anche questa settimana.

Putin non ha ancora deciso se invadere, ma un’invasione è ancora molto probabile” e le truppe russe sono in grado di attaccare “in un attimo”, aveva ribadito a Sky News la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, esortando il capo del Cremlino a “fare un passo indietro dal baratro”. Da Mosca rispondono facendo sapere che “la preparazione delle risposte della Russia alle proposte degli Stati Uniti e della Nato sulle garanzie di sicurezza è nella sua fase finale”, dopo che “l’intera cronologia degli eventi” è stata riferita a Putin dal ministro degli Esteri Serghej Lavrov: a comunicarlo è la portavoce dello stesso Lavrov, Maria Zakharova. Intanto l’ambasciatore russo in Canada, Oleg Stepanov, ha attaccato la decisione del governo di Ottawa di fornire armamenti all’Ucraina: “Qualsiasi fornitura di armi a un Paese con un conflitto armato interno irrisolto è inaccettabile. Ciò non avvicina la pace e prolunga e aggrava soltanto il conflitto fratricida in Ucraina”, ha dichiarato, avvertendo che “fornendo armi, i Paesi occidentali stanno spingendo il regime di Kiev a continuare la guerra contro il proprio popolo“. Mentre Zelensky, su Twitter, ha ringraziato Usa e Canada per il sostegno al proprio Paese, citando in particolare “il sostegno finanziario di un miliardo e i tre miliardi resi disponibili per progetti in Ucraina” da Washington e il “pacchetto di assistenza finanziaria aggiuntivo di mezzo miliardo di dollari” da Ottawa.

Il Nord Stream 2 è “un’arma geopolitica” della Russia.

Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita ieri a Kiev. L’ingresso nella Nato “garantirebbe la nostra sicurezza”, ha spiegato il presidente ucraino. E’ stato un “grosso errore” spostare il personale delle ambasciate occidentali da Kiev a seguito della crisi con la Russia, ha aggiunto Zelensky. 
“In caso di aggressione militare, saremmo pronti a sanzioni su vasta scala, se la Russia violerà nuovamente la sovranità ucraina, sapremo cosa fare”, aveva affermato Scholz, nella sua conferenza stampa congiunta a Kiev con il presidente ucraino “La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sono negoziabili. Ci aspettiamo dalla Russia chiari segnali di de-escalation, un attacco all’Ucraina avrebbe gravi conseguenze”, ha aggiunto invitando la Russia a “cogliere le offerte di dialogo”. La questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato attualmente “non è inagenda”, per questo è strano che la Russia agisca come se lo fosse, ha detto Scholz. 

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Riconoscere Donetsk e Luhansk

Nel frattempo, i deputati della Duma – il ramo basso del Parlamento russo – hanno approvato un appello al presidente della Russia Vladimir Putin affinché Mosca riconosca le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel sud-est ucraino, dove la Russia è accusata da tempo di sostenere i separatisti nel conflitto del Donbass: lo riporta la testata online Meduza, secondo cui i deputati russi hanno approvato il documento preparato dal partito comunista. Questa risoluzione – scrive Meduza – prevede l’invio dell’appello direttamente al presidente russo.

Hanno votato a favore 351 deputati, contro 16 e uno si è astenuto. 

I timori dell’Ue per un “bluff” di Mosca  

L’Unione europea, secondo fonti anonime vicine al dossier che citano gli ultimi aggiornamenti delle intelligence, ipotizza che quello di un’invasione imminente potrebbe essere soltanto un bluff da parte di Mosca per alzare la pressione sul blocco occidentale: “Vediamo che non ci sono segnali di de-escalation. Ma non sappiamo se la decisione sia stata già presa dalla Russia o se Mosca stia bluffando”, hanno detto spiegando che l’Unione “deve restare totalmente impegnata a perseguire lo sforzo diplomatico sebbene sappiamo che sia difficile”. Bruxelles si è comunque messa al lavoro in caso di invasione e di flussi di rifugiati dall’Ucraina, preparando un piano ad hoc anche per aiutare i Paesi di primo arrivo. “Stiamo lavorando per un supporto dell’Unione ai confini con l’Ucraina e sto esortando tutti affinché ci sia solidarietà da parte dei Paesi membri”.

Da New York il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “profondamente preoccupato per le crescenti tensioni e le crescenti speculazioni circa un potenziale conflitto militare in Europa. Il prezzo delle sofferenze umane, delle distruzioni e dei danni alla sicurezza europea e globale sarebbe troppo alto“, ha affermato, sottolineando che “non possiamo accettare nemmeno la possibilità di un confronto così disastroso“. Guterres ha riferito di aver parlato lunedì con i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina ai quali ha ribadito che non c’è alternativa alla diplomazia, chiedendo l’intensificazione degli sforzi diplomatici e offrendo il sostegno delle Nazioni Unite. “Ho messo a disposizione i miei buoni uffici: non lasceremo nulla di intentato nella ricerca di una soluzione pacifica”, conclude.

Una guerra molto più sporca e sottile

Annota Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la più autorevole rivista italiana di geopolitica:” Putin ha sicuramente letto Sun Tzu. Sa che la vittoria vera si ottiene senza combattere. Semmai usando mezzi ambigui, oggi battezzati ibridi. La guerra attuale si fa alle società, non agli Stati. Per esempio con attacchi cyber, capaci di infliggere danni strutturali al nemico senza che nulla si palesi prima, salvo constatarne poi i drammatici effetti. Quando è troppo tardi. Con queste ed altre azioni coperte, tra cui disinformazione e guerra psicologica, è possibile rendere infernale la vita agli abitanti di Kiev e delle principali città ucraine. Costringendo magari il governo a trasferirsi a Leopoli, epicentro già polacco e asburgico dell’Ucraina russofoba. E impiantando un proprio governo civetta, per esempio a Kharkiv, capitale dell’Ucraina sovietica dal 1919 al 1934″.

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