Complottista era da presidente. Complottista è stato da uscente: ora Donald Trump riparte dall’Arizona, la culla del suo movimento, ma come lo fa? Da complottista ovviamente.
Ieri l’ex presidente degli Stati Uniti ha rilanciato la teoria della “Grande Bugia”: ovvero che nel 2020 è stato lui a vincere le elezioni e che Joe Biden è entrato alla Casa Bianca con brogli e truffe. The Donald si sta posizionando per il voto di mid-term in modo da costringere il partito repubblicano a schierarsi con lui (e quindi con l’ala estremista del partito) o contro di lui. Sulla stampa Usa oggi molti concordano: il comizio di ieri è stato il lancio ‘soft’ della sua candidatura per le presidenziali del 2024. Prima i repubblicani torneranno in maggioranza a Camera e Senato, poi “riprenderemo la Casa Bianca”, ha affermato.
“Mi sono candidato due volte e abbiamo vinto due volte”, ha detto il miliardario escluso dalle grandi piattaforme social proprio per le sua campagna battente su presunte manipolazioni del voto che lo ha visto sconfitto, malgrado la raffica di verifiche e conferme di tribunali e commissioni. Il raduno di ieri sera in Arizona è stato il suo primo evento pubblico da luglio. In teoria, ha osservato The Atlantic, doveva essere la risposta di Trump all’anniversario dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, nonché un informale inizio di campagna a sostegno dei repubblicani nelle elezioni del prossimo novembre, cruciali nella prospettiva delle presidenziali del 2024. Invece l’obiettivo Casa Bianca è stato al centro del rally che ha visto confluire alcune decine di migliaia di fan, secondo diverse stime e malgrado un gelido vento.
L’ex presidente non l’ha del tutto esplicitato, ma ha lasciato intendere che si ricandiderà.
“Rendiamo l’America ancora una volta grande… di nuovo”, ha lanciato. Chiaro invece il suo messaggio sulle elezioni del 2020 e su quelle in vista a novembre: Joe Biden ha perso e Trump dedicherà il prossimo anno a sostenere e far eleggere i repubblicani che sono d’accordo con lui.
Anche il New York Times sottolinea che dal raduno in Arizona è partita una doppia sfida: a Biden e i democratici, ma la più insidiosa è per il Gop, a cui intende imporre i sostenitori delle sue teorie complottistiche, “anche se il rischio è che alla fine gli elettori saranno gli elettori a punire il partito”. Sul palco di Florence ieri sera si sono succeduti i fedelissimi di Trump e della teoria della Big Lie, a cominciare da Kari Lake, candidata governatrice. Fosse stata lei a capo dell’Arizona (dove nel 2020 Trump ha perso per circa 10mila voti) non avrebbe certificato il risultato a favore di Biden, ha già detto in passato Lake.
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