Kazakistan, l'oppositore Ablyazov: "Il regime ha mostrato il volto sanguinario e fa sperare i cecchini"
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Kazakistan, l'oppositore Ablyazov: "Il regime ha mostrato il volto sanguinario e fa sperare i cecchini"

L'ex ministro ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov ha parlato dalla sua casa di Parigi, dove vive da 4 anni e dove è di fatto il capo dell'opposizione in esilio

Kazakistan, l'oppositore Ablyazov: "Il regime ha mostrato il volto sanguinario e fa sperare i cecchini"
Mukhtar Ablyazov
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8 Gennaio 2022 - 12.22


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Il volto del governo kazako inizia a delinearsi pian piano come sanguinario e privo di scrupoli: l’ex ministro ed ex banchiere Mukhtar Ablyazov ha parlato dalla sua casa di Parigi, dove vive da ben 4 anni e dove è di fatto il capo dell’opposizione in esilio: ”La folla s’è radunata e ha provato a marciare sulla residenza di Nazarbayev, ad Almaty. Ha finito per trovarselo davanti, mentre stava per fuggire con sua figlia Dariga: aveva già pronto l’aereo per Abu Dhabi. Per bloccare i manifestanti, la polizia ha cominciato a sparare proiettili di gomma. Poi però, quando i manifestanti hanno sfondato, sono comparsi i cecchini. Per tirare con proiettili veri. Chi c’era, mi dice che hanno ucciso almeno 50 persone”.

”Quando Putin e il regime dicono che qualcuno manovra la protesta dall’estero, tutti pensano all’America. No, parlano della Francia. Perché sono rifugiato in Francia. E io sono il loro nemico numero uno”.

Parla di ”centinaia” di morti, ”la maggior parte delle vittime è ad Almaty. Ma esistono anche le città dell’Ovest, dove la gente si rifiuta d’abbandonare le piazze e ora i poliziotti si rifiutano di sparare. Questo spiega perché sono arrivati i russi: il regime non può fidarsi nemmeno dei suoi uomini”. Ormai è una vera rivoluzione. ”Il regime ha tirato giù la maschera e mostrato il suo volto sanguinario.

Quale altro tiranno al mondo spara sulla folla in questo modo? Neanche Lukashenko in Bielorussia. La comunità internazionale deve bandire il Kazakistan, smettere di fare affari”. Sulla tempistica, riflette sul fatto che ”le vere rivoluzioni arrivano spontanee. Quando non te le aspetti. S’è visto con le Primavere arabe. O in Iran, con lo Scià. In questi Paesi però, come nel Kazakistan, la rivolta nasce da una lunga repressione. E dal lavoro per educare la popolazione alla disobbedienza. Per quattro anni, da qui, ho spiegato come uscire da questa situazione. La domanda non era se i kazaki avrebbero mai cacciato Nazarbayev, ma quando”.

Il dissidente afferma quindi che ”Nazarbayev è diventato più potente perché l’Occidente ha chiuso gli occhi sulla corruzione e sui crimini. Sui miliardi d’investimenti suoi e della sua famiglia. Non fa nulla neanche ora, lascia che sia Putin a tenere il Kazakistan sotto il suo stivale”. Ricordando che la moglie Shalabayeva e la figlia sono state arrestate in Italia ed estradate in Kazakistan, l’ex ministro dice che ”dopo quel fatto, l’Italia non ha fatto nulla: da voi ci sono tesori e proprietà di Nazarbayev, ma non succede niente. Ci sono affari tra lui e società italiane, accordi di cooperazione, ma nessuna sanzione è mai stata imposta.

Queste cose danno forza ai dittatori. Una grande banca italiana come Unicredit ha avuto un ruolo nell’acquisto e nella vendita di asset della famiglia Nazarbayev. Nel 2007 un affiliato del dittatore, Bulat Utemuratov, ha venduto la sua banca Atf a Unicredit per 2,1 miliardi di dollari. Sei anni dopo, Unicredit l’ha rivenduta per 493 milioni a un ricco affarista kazako, Akhmetzhan Yessimov, già sindaco di Almaty, che a sua volta l’ha girata a una banca di proprietà di Nazarbayev. Nessuno ha mai fermato quest’ operazione: quando già c’era stato il rapimento di mia moglie e di mia figlia, il dittatore guadagnava centinaia di milioni”.
Rispetto alla comunità internazionale dice di aver ”scritto al presidente Usa, a tutti i capi di Stato europei. Per chiedere sanzioni contro il regime. Gli interessi e le lobby di Nazarbayev sono dappertutto. Non si può lasciare tutto a Putin”.

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