Manica, la nuova fossa comune nell’Europa dei respingimenti e delle stragi di migranti
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Manica, la nuova fossa comune nell’Europa dei respingimenti e delle stragi di migranti

Si muore nel Mediterraneo e si muore nel tentativo di raggiungere il Regno Unito con barchini improvvisati

Manica, la nuova fossa comune nell’Europa dei respingimenti e delle stragi di migranti
Strage di miranti sulla manica
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27 Novembre 2021 - 13.01


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Una nuova fossa comune nell’Europa dei respingimenti e delle stragi di migranti: la Manica. Il loro sogno di un futuro migliore si è infranto al largo di Calais, quando la barca è affondata 

Il dolore dell’Unhcr

Il commento alla stampa attribuibile a Pascale Moreau, Direttrice del Bureau Regionale per l’Europa dell’UNHCR.

“Siamo sgomenti e profondamente addolorati per la tragedia senza precedenti consumatasi mercoledì nel canale della Manica – dichiara Pascale Moreau, Direttrice del Bureau Regionale per l’Europa dell’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati -. Almeno 27 persone, tra cui donne e minori, hanno perso la vita nel tentativo di traversata lungo una delle rotte marittime più pericolose al mondo. Si tratta del più elevato numero di vittime registrato nel canale in tempi recenti, una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.
È ora che tutti gli Stati e la società civile si impegnino ad assicurare assoluta priorità alla vita, ai diritti e alla dignità degli esseri umani mettendoli al centro del dibattito, nel tentativo di trovare soluzioni.
Salvare vite umane deve sempre rappresentare una priorità.
In assenza di alternative più sicure, le persone continueranno a ricorrere a questi viaggi pericolosi e a restare vittime di trafficanti spietati che continueranno a sfruttarne disperazione e vulnerabilità.
È necessario organizzare una risposta coordinata e di vasta portata su entrambi i versanti della Manica, fornendo informazioni adeguate alle persone in transito, anche in merito ai rischi legati alla traversata, assicurando condizioni di accoglienza dignitose, salvando vite in mare, contrastando attivamente le organizzazioni dedite al traffico di esseri umani e incrementando il numero di canali di ingresso sicuri e regolari a beneficio dei rifugiati.
Tra le persone in transito, vi sono persone in fuga da aree colpite da conflitti che hanno dovuto far fronte a numerosi pericoli lungo le rotte percorse.
Le persone che necessitano di protezione internazionale devono potere accedere, in maniera efficiente e imparziale, alle procedure per presentare domanda d’asilo. Allo stesso tempo, sono necessari sforzi ulteriori affinché coloro che non soddisfano i criteri previsti, possano fare ritorno alla propria terra d’origine in tempi rapidi, garantendone il pieno rispetto dei diritti umani.
Solo una risposta coordinata, efficace e duratura può prevenire la perdita di ulteriori vite umane. L’Unhcr è a disposizione per fornire le conoscenze e il supporto necessari conformemente alle norme internazionali”.

“È stata una perdita di vite umane devastante – ha commentato  da Londra l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, leader della Chiesa Angelicana -. Abbiamo bisogno – scrive in un tweet – di un sistema migliore basato su sicurezza, compassione, giustizia e cooperazione transfrontaliera. Così, non può andare avanti».

Il j’accuse dell’Unicef

Sono scioccata dalla notizia del recente naufragio al largo della costa francese, che ha causato la morte di almeno 27 persone, tra cui bambini e una donna incinta – afferma Afshan Khan, Coordinatrice speciale per la risposta ai rifugiati e migranti in Europa di Unicef, l’Agenzia Onu per l’infanzia. 

Questa tragedia – la più mortale mai registrata lungo la Manica – ci ricorda che è necessaria un’azione collettiva urgente per fermare l’evitabile perdita di vite umane in mare ed evitare che eventi simili si ripetano in futuro”.  

Almeno 744 persone migranti hanno perso la vita in Europa dal 2014, quasi 200 delle quali nel tentativo di attraversare il Canale. Questa cifra arriva a più di 23.000 se includiamo le morti registrate nel Mediterraneo dal 2014, tra cui innumerevoli bambini. 

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Molti dei bambini e delle famiglie che arrivano in Europa fuggono dalla guerra e dai conflitti. Altri fuggono dalla povertà, dalla violenza, dalla discriminazione e dagli abusi, alla ricerca di un futuro migliore e più sicuro.  Noi, come UNICEF, rinnoviamo il nostro appello urgente a tutti gli stati membri a: Aumentare le operazioni di ricerca e soccorso in mare, compreso lo sbarco sicuro. Fornire percorsi legali sicuri per proteggere i bambini migranti ed evitare che siano esposti a viaggi pericolosi e a violenze, abusi e sfruttamento da parte di responsabili di tratta e traffico. Non rimpatriare i bambini richiedenti asilo e rifugiati in nessun paese, a meno che non si determini che ciò sia nel loro superiore interesse, come da standard legali. Porre fine alla detenzione dei bambini per immigrazione e tenere insieme le famiglie. Proteggere i bambini nei paesi di origine, di destinazione e lungo le rotte migratorie, garantendo condizioni di accoglienza adeguate e procedure per l’asilo a misura di bambino.  È profondamente preoccupante quanto siamo lontani dalla realizzazione dei diritti dei bambini migranti. L’Unicef è pronto a intensificare la sua azione con i governi, le organizzazioni delle Nazioni Unite e le istituzioni dell’UE per fornire urgentemente sostegno umanitario e protezione ai bambini migranti. 
La morte di un solo bambino in mare è già troppo. Possiamo – e dobbiamo – lavorare insieme per proteggere ogni bambino che fugge da conflitti, violenza e povertà, ovunque.” 

Anche il Centro Astalli  ha espresso il suo “profondo cordoglio e sgomento”  per le vittime del naufragio nel Canale della Manica.. “È urgente mettere in atto politiche migratorie che consentano una gestione legale degli ingressi e degli spostamenti tra gli Stati europei – dichiarano in una nota -.  È il momento di superare il regolamento Dublino che impedisce gli spostamenti di richiedenti asilo all’interno dei Paesi europei. È uno strumento inadeguato e datato, superabile da politiche che mettano al centro fattori che favoriscano l’integrazione dei migranti”.

Dalla struttura dei Gesuiti indicano alcune strade che permetterebbero “una distribuzione razionale e programmata” dei migranti in tutti gli Stati Ue: “L’ampliamento delle possibilità di ricongiungimento familiare con parenti che vivono in Europa, la possibilità di stabilire programmi di resettlement per quote significative di rifugiati, prevedere in modo sistematico visti di ingresso e canali umanitari che consentano l’ingresso in Europa in modo legale e sicuro. Nonostante il dichiarato intento di porre fine al traffico di esseri umani – dichiarano -, non abbiamo ancora visto un impegno europeo significativo su questo tipo di misure, che sono le uniche in grado di contrastare effettivamente il traffico di esseri umani”.

Denuncia padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli: “E’assurdo pensare di poter fermare chi si mette in cammino in cerca di salvezza. Bisogna agire e programmare per accogliere e integrare in maniera costruttiva ed efficace. L’Unione europea, sempre più chiusa in se stessa, sempre più ripiegata sui propri confini, sulle proprie paure, ha rinunciato deliberatamente alla sua vocazione di essere baluardo di civiltà e democrazia. Erigere muri, bloccare i migranti in Paesi non sicuri e lasciar morire – conclude – non possono essere le soluzioni al complesso fenomeno delle migrazioni”.

Nessuna cooperazione
Scrive Annalisa Camilli, firma di Internazionale: “Il presidente francese Emmanuel Macron, che è già in campagna elettorale per le presidenziali dell’aprile del 2022, è molto attento alla gestione politica della crisi. Anche Boris Johnson è concentrato sull’aspetto politico della questione: infatti l’antieuropeista Nigel Farage ha già attaccato il governo conservatore, che aveva promesso un controllo assoluto dei confini e per cui il blocco all’immigrazione era una delle questioni centrali del programma. Molti parlamentari conservatori hanno chiesto al governo di attuare un blocco navale e hanno proposto di rimandare in Francia i migranti arrivati nel Regno Unito, pratica che infrange le leggi internazionali sul diritto di asilo e sul soccorso in mare. 

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Sembra che non ci sia nessuna prospettiva di risolvere la questione con il dialogo e la cooperazione tra i due paesi: il 26 novembre il governo francese ha ritirato l’invito alla ministra dell’interno britannica, Priti Patel, che doveva partecipare a una riunione sulla situazione dei migranti in Francia, il 28 novembre. La decisione è stata presa dopo che su Twitter il primo ministro britannico Boris Johnson ha mandato una lettera a Macron, chiedendo che sia la Francia a riportare indietro tutti quelli che provano ad attraversare la Manica…”, rimarca ancora Camilli.

Annota in proposito Alessandra Sesstito per Agi: “La decisione di rendere pubblica la lettera nasce in realtà da un’esigenza tutta interna di dimostrare di non essere responsabile dell’arrivo di immigrati clandestini.Per il fautore della Brexit, è di vitale importanza politica, specialmente in un momento di grande crisi in termini di leadership.

I sondaggi non sono più favorevoli, la capacità di gestire le enormi emergenze del Paese post Brexit è messa costantemente in discussione e la credibilità personale di Johnson ha avuto un brusco arresto dopo il discorso di due giorni fa alla conferenza annuale della Confederazione dell’industria britannica”.

Secondo una stima fornita da Bbc News, nel 2021 più di 25mila persone hanno provato ad attraversare la Manica per arrivare nel Regno Unito, circa il triplo di quelle arrivate nel 2020. Di solito in questo periodo dell’anno gli arrivi diminuiscono a causa del freddo e delle acque agitate del canale. Quest’anno invece sono aumentati, per ragioni ancora da chiarire: l’11 novembre sono arrivate in un giorno solo 1.185 persone, il numero più alto registrato in un solo giorno da diversi anni a questa parte. A metà novembre Decathlon, famosa azienda francese di articoli sportivi, aveva deciso  di sospendere la vendita di canoe nei suoi negozi di Calais e Grande-Synthe, nel nord della Francia, proprio per evitare che le persone migranti le usassero per cercare di attraversare la Manica.

Di grande interesse è la riflessione su Vita.it  di Regina Catrambone, co-fondatrice e direttrice di Moas Come co-fondatrice e direttrice di Moas – Migrant Offshore Aid Station – 

la prima Ong in assoluto a condurre missioni civili di ricerca e soccorso (Sar) nel Mediterraneo, ho assistito in prima persona agli orrori di coloro che annegano nel tentativo di raggiungere un luogo in cui possano vivere in sicurezza. Le politiche di respingimento o la creazione di ambienti ostili verso richiedenti asilo e rifugiati, tuttavia, non impediscono alle persone di prendere il mare. Il tragico bilancio delle vittime nella Manica di questa settimana, che si aggiunge alle 20.000 persone che sono morte o scomparse cercando di attraversare il Mediterraneo dal 2014, ne è la prova.

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Ecco perché Moas chiede al Regno Unito di abbandonare il suo approccio ostile verso coloro che desiderano chiedere asilo o protezione internazionale.Chiediamo invece l’immediata attuazione di tutte quelle #VieSicureELegali di migrazione che già esistono. Non si deve permettere che la Manica diventi un’altra fossa comune di persone innocenti sacrificate a politiche migratorie draconiane. Le persone non mettono la loro vita nelle mani di bande criminali e prendono il mare su imbarcazioni pericolose perché ne ignorano i pericoli. Lo fanno perché sono disperati e non hanno alternative. Moas ha salvato oltre 40.000 persone in mare tra il 2014 e il 2017. Molti di loro hanno condiviso con noi le loro storie: quelli che abbiamo salvato erano ben consapevoli dei rischi che stavano correndo. I richiedenti asilo che sono arrivati ​​vivi sulle coste del Regno Unito sono iracheni, curdi e afghani. Bambini piccoli e neonati erano con loro. È stato riferito che gli arrivi includevano un soldato afghano che aveva lavorato con le forze britanniche e la sua famiglia. Secondo il Times, hanno dichiarato di non avere altra scelta che tentare il pericoloso viaggio attraverso la Manica dopo aver “aspettato a lungo l’aiuto” dalla Gran Bretagna. È troppo facile dare la colpa di tragedie come quella a cui abbiamo assistito questa settimana alle bande criminali. Certamente, gli spietati trafficanti che traggono profitto dalle disgrazie dei richiedenti asilo disperati meritano la condanna e la punizione per i loro crimini. Ma il mercato per le loro attività di sfruttamento esiste in gran parte perché le autorità si rifiutano di onorare i loro obblighi nei confronti dei rifugiati e dei richiedenti asilo ai sensi del diritto internazionale. Esistono numerose #VieSicureELegali che possono offrire alle persone il modo di spostarsi in sicurezza.I visti umanitari e i corridoi umanitari sono un sistema per mezzo del quale i rifugiati possono viaggiare in modo sicuro e legale. I ricongiungimenti familiari consentono alle persone migranti, in particolare ai minori senza un tutore, di riunirsi ai parenti stretti che si sono già trasferiti in un altro Paese. Riconoscendo che coloro che cercano di raggiungere il Regno Unito possono offrire competenze preziose, i visti per motivi di lavoro andrebbero a beneficio del Paese e delle persone coinvolte, mentre i programmi per studenti e le borse di studio offrono una speranza alle generazioni future.

Troppo spesso in Europa e nel Regno Unito si pensa che la compassione è sinonimo di debolezza e che la migrazione rappresenta una minaccia per la nostra cultura. Vorrei chiedere quale tipo di cultura si vuole difendere, quando la mancanza di compassione consente alle acque intorno alle nostre coste di reclamare la vita dei disperati e degli innocenti. È troppo tardi per coloro che sono annegati nella Manica questa settimana, ma almeno lasciamo che questa tragedia serva come opportunità per implementare #VieSicureELegali in modo che altri non muoiano in mare in cerca di una vita libera dal pericolo e dalla miseria”, conclude la c-fondatrice di Moas.

Moas, Unicef, Unhcr, Centro Astalli…Il mondo solidale denuncia, propone, pratica una solidarietà fattiva. Mentre a Downing Street e all’Eliseo si fa politica. La brutta politica. 

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