Se le indagini per l’omicidio di Giulio Regeni non stanno portando a conclusioni degne di verità e giustizia, in loro soccorso arrivano delle importantissime rivelazioni da carte segrete francesi che inchiodano senza alcun dubbio i servizi segreti egiziani al cospetto del governo di Al Sisi.
Giulio Regeni è rimasto vittima “della rivalità” tra gli apparati dell’intelligence del Cairo. L’indiscrezione che rilancia l’ipotesi del coinvolgimento dei servizi segreti dietro le torture e l’uccisione del ricercatore friulano in Egitto spunta dagli Egypt Papers, una serie di documenti riservati pubblicati in un’inchiesta dal sito investigativo francese Disclose.
“L’affaire Regeni è stato un abuso, interpretato da alcuni come il risultato di una rivalità tra il Mid, il dipartimento di Intelligence militare, e la National security”, ha anticipato la Repubblica citando un “cablo” dell’ambasciata di Francia al Cairo parte dell’inchiesta.
La nuova possibile conferma sul ruolo dei servizi segreti egiziani nella morte del giovane italiano arriva nel giorno in cui è stata fissata una nuova udienza del processo in Italia per far luce sul caso:
il prossimo 10 gennaio il gup di Roma, Roberto Ranazzi, le misure da intraprendere per fare in modo che i quattro 007 indagati siano messi a conoscenza delle accuse. Per eseguire la notifica a loro carico, finora resasi impossibile bloccando il procedimento.
La tesi dei servizi deviati era già stata evocata in passato da alcuni politici italiani che si erano interessati al caso, oltre che dall’ex capo del Ros Mario Mori e dallo scrittore dissidente egiziano Ala al Aswani.
Una tesi mai approfondita che vedrebbe lo stesso Sisi vittima della sua intelligence, alla quale si contrappone la lettura predominante che invece accredita il delirio di onnipotenza del presidente egiziano nell’aver lasciato i suoi 007 agire contro Regeni, certo che l’Italia non avrebbe reagito con ostinazione nella ricerca della verità. D’altronde, ha fatto notare più di qualcuno al Cairo, l’Egitto non aveva interesse a rompere con Roma.
La Procura egiziana il 30 dicembre scorso ha comunque dichiarato di non ritenere che i quattro agenti individuati come addetti al controllo dell’attività di Regeni siano stati anche i rapitori e torturatori del giovane.
Per questo Il Cairo ha negato ai magistrati italiani i domicili per la notifica degli atti agli imputati, a suo dire meri raccoglitori di informazioni, ritenendo il processo immotivato. Questa mancata notifica, che sembra un cavillo, ha però azzerato il processo in Italia: il 14 ottobre scorso la terza Corte d’Assise di Roma ha dichiarato nullo il decreto di rinvio a giudizio. Ora la palla passa all’udienza del 10 gennaio prossimo.
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