Era cosa nota che, prima dell’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio, molti all’interno del partito conservatore stessero lavorando per tentare di rimuovere Trump dal suo incarico. Secondo il corrispondente da Washington dell’Abc, Jonathan Karl, nel suo libro ‘Betrayal: The Final Act of the Trump Show’, da oggi nelle librerie, i ‘congiurati’ che avrebbero voluto invocare il 25esimo emendamento (che recita, alla sezione 4, che “Nei casi in cui il Vice Presidente e una maggioranza o dei funzionari principali in ciascuno dei Dipartimenti dell’esecutivo o di un altro corpo che il Congresso può indicare con una legge, trasmettano al Presidente pro tempore del Senato ed allo Speaker della Camera dei Rappresentanti una loro dichiarazione scritta che il Presidente non è in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio, il Vice Presidente assumerà immediatamente l’incarico quale Presidente facente funzioni) erano l’ex segretario di Stato Mike Pompeo e l’ex segretario al Tesoro Steven Mnuchin.
Secondo Karl, fu Mnuchin a prendere l’iniziativa e a discutere con altri membri del governo della possibilità di invocare il 25esimo Emendamento, introdotto nella Costituzione Usa nel 1963 dopo l’assassinio di John F. Kennedy e che regola quei casi in cui, per vari motivi che vanno dalla morte alle dimissioni o all’infermità mentale un Presidente può venire rimosso dal suo incarico. L’emendamento, nella parte dell’infermità mentale, non è mai stato usato finora. La discussione sarebbe avvenuta la notte del 6 gennaio, giorno dell’attacco a Capitol Hill e il giorno successivo.
La rimozione di Trump, accusato di avere incitato la folla che marciò su Washington, avrebbe richiesto il voto della maggioranza dei membri del governo. Per questo, scrive Karl, Mnuchin si rivolse a Mike Pompeo, uno dei più solidi alleati di Trump all’interno dell’Amministrazione. Mnuchin, riferisce il Guardian, non ha voluto rilasciare commenti sul libro del giornalista dell’Abc. Quanto a Pompeo, scrive Karl, attraverso un portavoce ha “negato che vi sia mai stata una conversazione per invocare il 25esimo emendamento”.
Ma, secondo il giornalista, in realtà Pompeo chiese un’analisi dal punto di vista legale del processo necessario per invocare l’emendamento della Costituzione. “L’analisi stabilì che ci sarebbe voluto troppo tempo – scrive Karl – considerando che Trump sarebbe rimasto in carica ancora per soli 14 giorni, qualsiasi tentativo di rimuoverlo forzatamente sarebbe stato contestato dal punto di vista legale”.
Secondo il racconto del giornalista, tra i favorevoli alla rimozione dell’ex presidente c’erano la ministra dell’Istruzione Betsy DeVos, e quella dei Trasporti, Elaine Chao. Entrambe si dimisero però dopo l’assalto al Campidoglio. Dettaglio non secondario, la Chao è sposata con il leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell, che ruppe con Trump proprio a seguito dei fatti del 6 gennaio.
Karl racconta inoltre che all’indomani dell’assalto a Capitol Hill, nel quale morirono cinque persone, “almeno due ministro del governo” chiesero al vice presidente Mike Pence di convocare una riunione dell’esecutivo. Pence non lo fece, scrive il giornalista, chiarendo che non ci sono elementi per sostenere che il vice presidente fosse anch’egli coinvolto nelle discussioni riguardanti il 25esimo emendamento. La richiesta di avviare l’iter per rimuovere anzitempo Trump dalla Casa Bianca venne rivolta a Pence il 7 gennaio dalla speaker della Camera Nancy Pelosi e dal leader democratico del Senato, Chuck Schumer. Il vice presidente attese cinque giorni e poi rispose di no.
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