L'Italia sull'aiuto allo sviluppo, peggio dell'Ungheria di Orban
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L'Italia sull'aiuto allo sviluppo, peggio dell'Ungheria di Orban

 È la denuncia lanciata oggi da Oxfam e Openpolis, con un nuovo rapporto, che fotografa con dati e analisi le principali contraddizioni tra la politica estera e di difesa italiane

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

18 Ottobre 2021 - 18.35


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“Pronto, segreteria del Signor Ministro? Sono Umberto De Giovannageli di Globalist. Volevo chiedere al Signor Ministro se intendeva replicare a quanto riportato da Oxfam oggi…”. E alla risposta un po’ imbarazzata del nostro interlocutore, chi scrive, ha aggiunto: “Se non vuole commentare, almeno legga con attenzione quel rapporto, ne avrebbe giovamento… C’è un comunicato molto ben fatto, se vuole glielo giro”.

Parole e silenzi

Un consiglio spassionato. Perché il rapporto in questione merita una lettura attenta e risposte all’altezza. Per ciò che denuncia e per le proposte che avanza.

 Cresce nel mondo il numero di persone colpite dalla fame e dall’impatto della pandemia in paesi fragili e spesso devastati da conflitti e cambiamenti climatici, ma l’Italia buca l’obiettivo di stanziare lo 0,30% del proprio reddito nazionale in aiuto pubblico allo sviluppo (aps) per ben 1,34 miliardi, fermandosi ad appena lo 0,22%.  Fatto ancor più grave, continua a spendere centinaia di milioni dei contribuenti in missioni internazionali, che quasi nulla hanno a che fare con il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone, sostenendo soggetti, più volte accusati di violazione dei diritti umani, come la Guardia Costiera libica. Si lavora inoltre unicamente al blocco dei flussi migratori, tramite l’esternalizzazione del controllo delle frontiere delegata a paesi terzi, in linea con la politica adottata dall’Unione europea.

 È la denuncia lanciata oggi da Oxfam e Openpolis, con un nuovo rapporto, che fotografa con dati e analisi le principali contraddizioni tra la politica estera e di difesa italiane e gli interventi di cooperazione e di aiuto allo sviluppo, che secondo il nostro ordinamento dovrebbero esserne parte essenziale.  Un dossier diffuso alla vigilia della nuova Legge di Bilancio, con un appello urgente per un deciso cambio di rotta sia nell’aumento dei fondi destinati alla cooperazione, che nella definizione degli impegni internazionali italiani per il prossimo triennio.

 In rapporto alla ricchezza nazionale, l’Italia stanzia in aps meno dell’Ungheria di Orban

“I dati Ocse per il 2020 certificano il fallimento del Governo nel centrare un impegno, che alla luce dell’impatto della pandemia nei paesi più fragili, dovrebbe essere al centro della politica estera del nostro Paese. – rileva Francesco Petrelli, policy advisor per finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia – Mentre l’obiettivo dello stanziamento 0,7% in aps entro il 2030 resta ancora un miraggio, ad oggi il livello del nostro impegno tra i Paesi Ocse, in rapporto alla ricchezza nazionale, ci vede appena al 20esimo posto tra i paesi donatori dietro a paesi come l’Ungheria. Di certo non un risultato di cui andate fieri! Resta quindi da vedere se le recenti dichiarazioni del Ministro Di Maio di un aumento dell’impegno italiano del 30% per il 2022 e del 50% nei prossimi anni, diverranno realtà. La Legge di Bilancio che comincia il suo iter, ci darà la prima risposta a breve”.

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 Le missioni internazionali nel 2021, tra mancanza di un efficace controllo parlamentare e il blocco dei flussi migratori a qualsiasi costo

Nel complesso il costo delle missioni internazionali italiane nel 2021 è pari 1,64 miliardi di euro. Tra queste a contraddire in maniera palese il principio di solidarietà che dovrebbe ispirare la politica estera italiana nella gestione di crisi umanitarie drammatiche come quella migratoria, è senza dubbio la proroga del sostegno italiano alla cosiddetta Guardia Costiera libica. Più volte accusata di complicità con i trafficanti di esseri umani, nel 2021 ha ricevuto 10,48 milioni di euro dall’Italia, con un aumento di mezzo milione rispetto al 2020. Guardia Costiera libica che mentre continua far morire migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale, quest’anno ha già riportato indietro verso i lager libici (secondo gli ultimi dati OIM) oltre 26 mila disperati, a fronte dei poco più degli 11 mila dell’anno scorso. A questa “missione”, si aggiunge il finanziamento di “Mare sicuro” per cui sono stati stanziati 96 milioni nel 2021 (+17 milioni rispetto al 2020), “Irini” che pesa per oltre 39,7 milioni (+15 milioni rispetto al 2020), il sostegno bilaterale alle autorità libiche per 46,8 milioni e Sea Guardian per 14 milioni. Il totale a carico dei contribuenti deciso dal Governo per le missioni navali nel Mediterraneo, (nessuna delle quali ha compiti di ricerca e soccorso in mare) e nel paese nord africano, è quindi per il solo 2021 di oltre 206 milioni di euro. Il tutto a fronte di un controllo parlamentare di fatto parziale e in gran parte privo di efficacia perché eseguito a posteriori.

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 Lungo la rotta del Mediterraneo centrale i naufragi si susseguono senza che nulla cambi: solo dall’inizio dell’anno sono morte dall’inizio dell’anno oltre 1.170 persone. – aggiunge Paolo Pezzati policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – In una totale mancanza di trasparenza che rende quasi inesistente il dibattito pubblico sul tema. Ogni anno le missioni approvate dal Governo intorno a maggio-giugno o addirittura a luglio come accaduto nel 2021, arrivano alla discussione del Parlamento, che si può esprimere solo attraverso risoluzioni, quando buona parte dei fondi sono già stati erogati. Per questo chiediamo con forza che per il 2022 venga prevista dal Governo Draghi una presentazione anticipata delle singole missioni, entro il primo mese del nuovo anno, così da permettere un vero dibattito pubblico e parlamentare che ne consenta la revisione o come nel caso del sostegno alla Guardia Costiera libica, la possibilità di revoca”.

 Le richieste di Oxfam per una reale svolta. L’appello al Governo, dopo la sospensione della missione in Afghanistan

In seguito agli sviluppi della situazione in Afghanistan e al ritiro delle truppe Nato, tra cui quelle italiane, il 2 settembre 2021 il Governo ha stabilito una modifica della deliberazione missioni. Con questa modifica verranno dunque riallocati i 120 milioni di euro previsti per la prosecuzione del contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane.

 “Per affrontare quella che si sta delineando come un’emergenza umanitaria e migratoria sempre più grave, è fondamentale che anche l’Italia faccia la sua parte, – conclude Petrelli –  destinando queste risorse all’accoglienza dei rifugiati afghani e a garantire la partecipazione italiana all’attuazione di iniziative dell’Unione europea e internazionali di risposta umanitaria alla situazione nel paese”.

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 Oxfam chiede inoltre  che  la prossima Legge di Bilancio rifletta i fondi realmente destinati alla cooperazione, rimuovendo gli importi eccessivi che ogni anno vengono attribuiti al Ministro dell’Interno per la gestione dei migranti e che solo in minima parte sono poi rendicontate all’Ocse come aiuto pubblico allo sviluppo ;     oltre che un aumento delle risorse per l’Aps, anche una maggiore qualità e trasparenza nel loro uso, ossia che vengano destinate risorse reali aggiuntive, senza che un aumento derivi dalla mera comparazione con la percentuale di una ricchezza nazionale che, dopo essere andata a picco con la pandemia, solo ora mostra segni di ripresa;· che il Parlamento eserciti un effettivo ed efficace ruolo d’indirizzo e controllo per garantire la coerenza delle politiche della cooperazione italiana nel quadro più ampio della politica estera del Paese;  che in vista di un auspicabile aumento di risorse venga garantito l’aumento delle capacità operative dell’intera struttura della cooperazione italiana a partire dall’agenzia della cooperazione (Aics).

La risposta di Oxfam nelle più gravi emergenze e a sostegno delle persone in fuga nel Mediterraneo

Oxfam è al lavoro in Italia e in 99 paesi del mondo per combattere l’ingiustizia della povertà e salvare le vite nelle più gravi emergenze umanitarie. Dallo scoppio dell’emergenza Covid è stato possibile garantire acqua pulita, servizi igienico sanitari sicuri, cibo e beni di prima necessità a quasi 15 milioni di persone colpite dalle più gravi crisi umanitarie e carestie in paesi stremati come Yemen, Siria, Iraq, Territori Occupati Palestinesi, LibanoAllo stesso tempo lavora ogni giorno, assieme ai propri partner, nei paesi di transito dei flussi migratori in Africa–sub -sahariana, in Grecia e in Italia, per garantire accoglienza, aiuti essenziali e un futuro a migliaia di famiglie e minori migranti non accompagnati in fuga da guerra, persecuzioni e miseria.

 Un impegno che va sostenuto. E un modo per farlo è anche mantenere accesi i riflettori mediatici su un lavoro che nobilita e dà concretezza alla parola “Solidarietà”. 

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