Una crescita culturale interrotta dall’arrivo dai talebani, che stanno togliendo qualsiasi diritto di vita alle donne che abitano in Afghanistan. Con il divieto per le ragazze di frequentare le scuole, si è toccato davvero il fondo.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a progressi incoraggianti sull’accesso delle ragazze all’istruzione in Afghanistan. Il numero di scuole nel paese è triplicato dal 2002. Negli ultimi 10 anni, l’alfabetizzazione giovanile è aumentata dal 47% al 65%. E’ di importanza cruciale che le ragazze e i ragazzi in Afghanistan abbiano uguali possibilità di imparare e sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per prosperare. Siamo profondamente preoccupati che a molte ragazze potrebbe non essere permesso di tornare a scuola”.
Lo si legge in un comunicato dell’Unicef.
“Le ragazze non possono, e non devono, essere lasciate indietro. E’ fondamentale che tutte le ragazze, incluse quelle più grandi, siano in grado di riprendere la loro istruzione senza ulteriori ritardi. Affinché questo accada, abbiamo bisogno che le insegnanti possano tornare a scuola”, recita il testo.
“Era chiaro anche prima dei recenti avvenimenti che dobbiamo fare di più per i bambini dell’Afghanistan. 4,2 milioni di bambini non sono iscritti a scuola, di cui 2,6 milioni sono bambine. Per i bambini che sono iscritti, le scuole sono state completamente o parzialmente chiuse negli ultimi dieci mesi, a causa del Covid-19. Sappiamo che quando le scuole chiudono, i bambini più vulnerabili che erano iscritti potrebbero non tornare più in classe”, prosegue il comunicato.
Per l’Unicef “è chiaro che l’accesso a un’istruzione di qualità non è solo un diritto di ogni singola ragazza e ragazzo, è anche un investimento. Aumenta le opportunità per ogni bambino, per le loro famiglie e per le loro comunità. I bambini e i giovani in Afghanistan non possono permettersi alcuna battuta d’arresto. O nessun altro ritardo”.