50. Un numero enorme per un Paese tornato nelle mani degli estremisti. Sono le donne di Herat che, nel giorno in cui i talebani annunceranno un governo di soli uomini, scendono in piazza per ricordare che loro non hanno alcuna intenzione di chiudersi in casa.
Ai talebani chiedono il rispetto del loro diritto al lavoro. “Istruzione, sicurezza e lavoro sono i nostri diritti fondamentali”, hanno scandito in piazza le manifestanti dicendo di “non avere paura”. Herat è una città dell’Ovest, vicino al confine iraniano, la terza più grande del Paese. Per quasi 20 anni è stata la base del contingente italiano.
Le ragazze sono già tornate a scuola, ma le universitarie non ancora. Una delle organizzatori della protesta, Basira Taheri, ha spiegato che vorrebbero che talebani includessero le donne nelle loro consultazioni. “Non vediamo donne nelle loro riunioni”, ha aggiunto Taheri.
Pochi giorni dopo la presa del potere, i talebani avevano detto che non avrebbero escluso le donne dalla vita pubblica, ma avrebbero chiesto il rispetto della sharia. Due affermazioni in antitesi tra di loro. Le rassicurazioni di facciata continuano, ma le donne hanno già visto la loro vita cambiare in poche settimane. E alcune di loro hanno trovato la forza di dirlo scendendo in piazza.