Pregiudizi e stereotipi. Il "respingimento" dei rifugiati si nutre anche di questo
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Pregiudizi e stereotipi. Il "respingimento" dei rifugiati si nutre anche di questo

L’Unicef presenta i risultati di un sondaggio a cui hanno risposto adolescenti e giovani migranti e rifugiati in Italia e lancia la campagna OPS! La tua Opinione, oltre ogni Pregiudizio, contro gli Stereotipi!

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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Giugno 2021 - 14.12


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Ancora tanti i giovani migranti e rifugiati che si dichiarano vittime o testimoni di pregiudizi e stereotipi. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato – che si celebra il 20 giugno – l’Unicef presenta i risultati di un sondaggio a cui hanno risposto adolescenti e giovani migranti e rifugiati in Italia e lancia la campagna OPS! La tua Opinione, oltre ogni Pregiudizio, contro gli Stereotipi! Circa l’80% dei rispondenti al sondaggio dichiarano di essere stati vittime o testimoni di pregiudizi, il 62% attribuisce la causa al colore della pelle, alla lingua il 12%, alle condizioni di povertà il 10%. È quanto emerge dal sondaggio condotto su U-Report On The Move, la piattaforma online lanciata dall’UNICEF nel 2017, pensata per dare voce ai minorenni arrivati soli nel nostro Paese. I giovani hanno condiviso le sensazioni vissute a causa dei pregiudizi: oltre 7 su 10 affermano di avere provato tristezza, 4 su 10 si sono sentiti arrabbiati, tra i sentimenti anche solitudine e paura. Solo il 6% ha mostrato indifferenza nei confronti dei commenti negativi. Giovani migranti e rifugiati dicono la loro anche sugli stereotipi più diffusi: per il 42% chi giudica li vede come malviventi, per il 15% chi punta il dito pensa parlino tutti male l’italiano, che hanno un basso livello di istruzione per il 10%. Tra le soluzioni individuate per contrastare i pregiudizi e il razzismo, il 60% chiede più educazione civica a scuola, tra le altre ipotesi eventi di scambio culturale, incontri pubblici e maggiori occasioni di sensibilizzazione. E per rispondere alle esigenze sollevate dal sondaggio e combattere facili pregiudizi, l’UNICEF lancia su U-Report On The Move la campagna OPS! – La tua Opinione, oltre ogni Pregiudizio, contro gli Stereotipi!  La campagna si aprirà con un contest su rivolto in questa fase a migranti e rifugiati per condividere – attraverso contributi originali – esperienze che li hanno visti protagonisti. Lo racconteranno attraverso video, foto, reel, illustrazioni, canzoni o articoli.  Il contest si chiuderà a settembre, con una seconda fase aperta anche ai coetanei italiani per il lancio di messaggi di contrasto ai pregiudizi. Seguirà un evento di restituzione pubblica dei risultati che premierà i migliori contributi proposti.

Il sondaggio Ipsos: aiutarli sì, ma non noi

Il nuovo sondaggio di Ipsos, condotto in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2021 tra oltre 19.000 persone in 28 Paesi del mondo, ha analizzato gli atteggiamenti e le opinioni dei cittadini nei confronti dei rifugiati. Sebbene la maggioranza degli intervistati concorda sul fatto che le persone dovrebbero avere il diritto di rifugiarsi dalla guerra o dalla persecuzione, in pratica, la metà degli intervistati ritiene che il proprio Paese dovrebbe chiudere le frontiere ai rifugiati in questo momento. Inoltre, in seguito alla diffusione del Coronavirus, in nessun Paese si registra una maggioranza favorevole ad una più ampia accoglienza del numero di rifugiati e a un aumento della spesa pubblica per sostenere i rifugiati in tutto il mondo.

Nei 28 Paesi esaminati, c’è un forte sostegno affinché le persone abbiano il diritto di cercare rifugio dalla guerra e dalla persecuzione in altri Paesi. 

  • In media, il 70% degli intervistati concorda sul fatto che le persone dovrebbero avere la possibilità di rifugiarsi in altri Paesi, compreso il proprio, per sfuggire alla guerra o alla persecuzione.
  • Questo è ancor più condiviso in Italia, che insieme all’Argentina, si posiziona al primo posto della classifica con il 79% di intervistati favorevoli. La percentuale, invece, si abbassa in Corea del Sud (51%).
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Al contempo, le persone sono divise sul fatto che il proprio Paese possa accettare dei rifugiati in questo momento.

  • In media, la metà degli intervistati (50%) concorda sul fatto che il proprio Paese dovrebbe chiudere le frontiere ai rifugiati, mentre il 43% non è d’accordo.
  • Anche in Italia l’opinione pubblica è molto divisa al riguardoil 46% è d’accordo con la chiusura completa delle frontiere ai rifugiati, inveceil 49% non è d’accordo.
  • Gli intervistati in Malesia (82%), Turchia (75%) e India (69%) hanno maggiori probabilità di sostenere la chiusura delle frontiere ai rifugiati, mentre quelli in Polonia (34%), Giappone (38%), Stati Uniti (41%) e Argentina (41%) sono i meno favorevoli a una politica di completa chiusura.
  • Accogliere i rifugiati nel proprio Paese, l’impatto del Covid 

Le opinioni appaiono altrettanto divise anche sul fatto che i Paesi dovrebbero essere più o meno aperti all’accettazione dei rifugiati rispetto a prima della pandemia di Coronavirus.

    • In media nei 28 Paesi esaminati, soltanto il 14% ritiene che i Paesi dovrebbero essere più aperti ad accettare rifugiati e il 33% pensa che la situazione dovrebbe rimanere uguale a quella pre-Covid. D’altra parte, il 42% delle persone desidera che il proprio Paese sia meno aperto all’accoglienza dei rifugiati rispetto a prima della pandemia di Covid-19.
  • In Italia, soltanto il 20% dei cittadini è d’accordo su unapertura maggiore del proprio Paese ai rifugiati rispetto alla situazione pre-Covid, per il 38% dovrebbe rimanere invariata e per il 32% dovrebbe diminuire.
  • È più probabile che le persone in India, Polonia e Arabia Saudita dicano che il proprio Paese dovrebbe essere più aperto ad accettare i rifugiati. Al contrario, in Turchia, Malesia e Colombia si registra un maggior consenso ad essere meno aperti all’accoglienza dei rifugiati.
  • Sostenere i rifugiati in tutto il mondo, il ruolo del Governo

Le persone non sono molto predisposte nel vedere un aumento della spesa, da parte dei propri Governi, per sostenere i rifugiati in tutto il mondo.

    • Nei 28 Paesi esaminati il 37% degli intervistati afferma che il proprio Governo dovrebbe ridurre l’importo che spende per il sostegno ai rifugiati in tutto il mondo a causa della pandemia, il 36% ritiene che l’importo dovrebbe essere lo stesso e soltanto il 14% pensa che il proprio Paese dovrebbe aumentarlo.
  • In Italia si registrano delle percentuali simili: il 31% dei cittadini ritiene che il Governo dovrebbe ridurre l’importo destinato al sostegno dei rifugiati, il 43%afferma che dovrebbe essere lo stesso dei livelli pre-pandemici e soltanto il 14% pensa che dovrebbe aumentarlo.
  • Le persone in India (27%) e Arabia Saudita (20%) hanno maggiori probabilità di sostenere un aumento della spesa da parte dei propri Governi, mentre le persone in Turchia (60%) e Colombia (54%) hanno maggiori probabilità di affermare che la spesa dovrebbe essere ridotta.
  • Rifugiati, scetticismo e integrazione nella società
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C’è un diffuso scetticismo sul fatto che i rifugiati che arrivano nel proprio Paese siano davvero tali e, inoltre, l’opinione pubblica è divisa sul fatto che i rifugiati riescano a integrarsi con successo nella società.

  • Il 62% degli intervistati dubita sull’autenticità dei rifugiati, credendo che le persone scappino dal proprio Paese non tanto per guerre o persecuzioni, quanto di più per motivi economici o per usufruire dei servizi sociali.
  • Il 57% dei cittadini italiani ritiene che i rifugiati diretti in Italia non siano dei veri rifugiati e il 37% non è d’accordo. Questo scetticismo è più alto in Turchia (81%), Malesia (76%) e Russia (75%) e più basso negli Stati Uniti (49%).
  • In media nei 28 Paesi esaminati, il 47% degli intervistati concorda sul fatto che i rifugiati si integreranno con successo nelle loro nuove società, mentre il 44% non è d’accordo.
  • In Italia, il 58% è d’accordo sul fatto che i rifugiati abbiano buone capacità di integrazione, rispetto al 37% che non è d’accordo. Le persone in Arabia Saudita (76%), India (68%) e Argentina (60%) sono positive riguardo all’integrazione dei rifugiati, mentre gli intervistati in Corea del Sud (29%), Francia (25%) e Giappone (23%) sono meno propensi ad affermare che i rifugiati si integreranno con successo.

Città illuminate di blu 

Dieci città italiane illuminano i loro monumenti simbolo per la Giornata Mondiale del Rifugiato. Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Palermo e Torino questa notte daranno espressione luminosa alla solidarietà con le oltre 82 milioni di persone nel mondo che sono stati costretti a fuggire da guerre, violenze e persecuzioni, lasciando i propri affetti, la propria casa e la loro vita per cercare salvezza altrove. Dal crepuscolo il Teatro delle Muse ad Ancona, la Fontana monumentale di Piazza Moro a Bari, Palazzo Re Enzo a Bologna, il Bastione di Saint Remy a Cagliari, il balcone principale di Palazzo degli Elefanti a Catania, Torre San Niccolò a Firenze, Palazzo Marino a Milano, il Maschio Angioino a Napoli, Teatro Massimo a Palermo e la Mole Antonelliana a Torino, si tingeranno di blu per promuovere la campagna Insieme possiamo fare la differenza 

La rotta della morte

Di grande interesse è il quadro d’insieme tratteggiato da Laura Pasotti su osservatoriodiritti.it 

“Mentre nel mondo si celebra la Giornata mondiale del Rifugiato, 

sulla rotta mediterranea, una delle più pericolose al mondo, si continua a morire nel tentativo di raggiungere l’Italia, la Spagna, la Grecia o Malta, per sfuggire a guerre, persecuzioni, conflitti e cercare di ricostruirsi una vita migliore. Nei primi mesi del 2021 si stima che siano 807 le persone morte o disperse in mare (dati al 14 giugno 2021). Sono 32 mila i migranti arrivati sulle coste meridionali dell’Europa, in gran parte via mare e partendo soprattutto dalla Libia, poco più di 2.500 sono arrivate via terra, dalla Grecia e dalla Spagna.

L’identikit del rifugiato secondo l’Unhcr: da dove arrivano, i minori, le donne

Molte hanno bisogno di protezione internazionale a causa della loro situazione personale o per ciò che hanno vissuto durante il viaggio, in particolare in Libia: sono vittime di traffico di esseri umani, hanno subito estorsioni, violenze di genere, minacce. 

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Molti sono minori soli. I principali Paesi di origine sono Bangladesh, Tunisia, Costa d’Avorio, Eritrea, Sudan, Egitto, Afghanistan. Tantissimi i minori, il 24,7% del totale, in gran parte non accompagnati. Le donne sono il 9%. (dati Unhcr al 14 giugno). 

L’Italia ha accolto 16.819 persone, con un aumento del 200% rispetto allo stesso periodo del 2020, quando si registrarono 5.585 arrivi (dati Unhcr al 14 giugno e ministero dell’Interno). 

L’inferno libico

Di tutte le persone salvate o intercettate nell’area di ricerca e salvataggio della Libia, solo una minima parte è stata portata in luoghi sicuri grazie all’intervento di Ong.  La maggior parte è stata riportata in Libia, in centri di detenzione: l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), stimano che sono oltre 13 mila quelle intercettate dalla Guardia costiera libicariportate in Libia nel 2021, un numero superiore a quelle intercettate e riportate indietro in tutto il 2020.

L’ultimo caso, denunciato da Organizzazione internazionale per le migrazioni e Unhcr, riguarda oltre 270 persone che il 14 giugno sono state soccorse in acque internazionali dalla Vos Triton, una nave battente bandiera di Gibilterra, e consegnate alla guardia costiera libica. Il giorno successivo sono state riportate in Libia, nei centri di detenzione.

Ecco perché, secondo l’Unhcr, bisogna fare di più per salvare vite nel Mediterraneo centrale, aumentando la capacità di ricerca e salvataggio, rafforzando la protezione nei Paesi lungo il viaggio verso la Libia, affrontando le cause che costringono le persone a fuggire e favorendo l’accesso a vie sicure e legali. Smettendo di riportare in Libia chi viene salvato in mare.”, conclude Pasotti. 

Per non dimenticare che esiste un’umanità sofferente che bussa alle porte dell’Europa. Trovandole, il più delle volte, sbarrate. 

Un Presidente  solidale 

“La protezione della vita umana, il salvataggio dei profughi, il sostegno ai sofferenti nelle crisi umanitarie, l’accoglienza dei più vulnerabili, sono impegni cui la Repubblica Italiana, in collaborazione con l’Unione Europea e le organizzazioni internazionali, non si è mai sottratta, anche nei tempi recenti segnati dalla pandemia”. Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata mondale del Rifugiato. “Il diritto internazionale prevede protezione per coloro che sono costretti ad abbandonare la propria casa e il proprio Paese in ragione di conflitti, persecuzioni, condizioni climatiche, calamità naturali e carestie. Oltre 80 milioni di persone sono in fuga, secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite che, ad oggi, si trova a proteggere quasi 100 milioni di individui. La Giornata odierna impone una riflessione per rendere effettivo l’esercizio di questa responsabilità internazionale”, dice ancora il Presidente della Repubblica. “Storie individuali e di popoli, anche geograficamente vicini, fanno appello al nostro senso di solidarietà, ancorato ad alti doveri morali e giuridici”. Mattarella ha quindi ringraziato “le donne e gli uomini delle varie amministrazioni che, con dedizione e spirito di servizio, assicurano quotidianamente l’operatività della protezione internazionale” e i privati cittadini, organizzazioni della società civile e istituzioni religiose che “si prodigano nel nostro Paese per assistere i rifugiati, anche promuovendo esperienze innovative quali i corridoi umanitari, significativo esempio in materia di accoglienza a livello europeo”. 

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