Una denuncia secca e diretta: “lo scopo di Netanyahu è di arrivare a un giorno in cui non ci siano più palestinesi. Il 19 luglio 2018 il Parlamento israeliano ha adottato una legge che proclama Israele ‘Stato-nazione del popolo ebraico’, con l’ebraico come unica lingua ufficiale e Gerusalemme unita come capitale. Gli insediamenti ebraici sul territori palestinesi sono considerati ‘rilevanti per l’interesse nazionale’. Questo vuol dire anche che quel 20% di israeliani arabi dovranno andare via, un po’ come nel 1948!”.
E’ quanto sostiene lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun commentando la recente escalation tra israeliani e palestinesi.
“Il conflitto in corso fra Israele e Hamas non assomiglia all’ultimo in ordine di tempo, quello del 2014. La guerra attuale è nata sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est il 10 maggio, in seguito al tentativo di soldati israeliani di sgomberare famiglie palestinesi dalle loro case a favore di nuovi coloni”, sottolinea Ben Jelloun, secondo cui “sono stati degli arabi israeliani a opporsi a questi tentativi di espulsione”.
“Le due parti ora hanno accettato una tregua, grazie alla diplomazia egiziana e americana, ma nulla garantisce che la pace durerà”, aggiunge lo scrittore, precisando che “tutto questo fa parte di un ingranaggio che un giorno o l’altro ripartirà, perché la maggioranza israeliana rifiuta la negoziazione: quello che esige è che non ci sia più nessun palestinese a contrariare i progetti di uno Stato-nazione ebraico e Gerusalemme unita come capitale. Questo conflitto vecchio di oltre 70 anni è ancora lontano da una conclusione”.