Attacchi informatici alle agenzie federali durante le elezioni: gli Usa pronti a sanzionare la Russia
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Attacchi informatici alle agenzie federali durante le elezioni: gli Usa pronti a sanzionare la Russia

Per la campagna di attacchi informatici dello scorso anno, gli Stati Uniti potrebbero mettere al bando 30 aziende russe ed espellere dieci funzionari. A rischio il debito sovrano della Russia

Attacchi informatici russi
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15 Aprile 2021 - 14.51


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A dicembre 2020, un grave attacco informatico della Russia colpì quattro agenzie governative statunitensi, incluso il braccio informatico del Dhs, che ha il compito di aiutare a proteggere la nazione da violazioni come questa.

Dopo qualche mese, gli Stati Uniti sono pronti ad annunciare una serie di sanzioni nei confronti della Russia per la campagna di attacchi informatici dello scorso anno ai danni di agenzie federali Usa e le presunte interferenze nelle elezioni americane del 2020.

Ci si aspetta la messa al bando di 30 aziende russe e l’espulsione di almeno dieci funzionari .

Nel mirino, secondo il Guardian, finirà anche il debito sovrano della Russia che non potrà più beneficiare dell’aiuto finanziario di istituti americani.

Le sanzioni, anticipate per settimane da fonti della Casa Bianca, rappresenteranno la prima rappresaglia ai Solar Winds, dal nome dell’azienda texana identificata come principale punto d’accesso degli hacker responsabili delle violazioni informatiche.

L’attacco avrebbe interessato almeno nove agenzie federali Usa: secondo l’intelligence statunitense si è trattato di una vasta operazione tesa a violare segreti di Stato.

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Un mese fa, poi, funzionari Usa avevano accusato il presidente russo, Vladimir Putin, d’aver autorizzato operazioni tese ad influenzare l’esito delle elezioni presidenziali dello scorso novembre, anche se proprio il governo federale aveva definito quelle dello scorso novembre le elezioni «più sicure nella storia degli Stati Uniti».

La Casa Bianca, il Dipartimento di Stato e il ministero del Tesoro, per ora, non hanno voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali.

La tensione tra Mosca e Washington era salita ai livelli di guardia lo scorso mese quando il presidente americano ha definito il suo omologo russo «un killer».

E le notizie sulle taglie offerte dalla Russia ai Talebani per uccidere le truppe americane in Afghanistan hanno irritato la Casa Bianca che ha promesso una ritorsione.

In più la crescente presenza di truppe russe al confine con l’Ucraina sta mettendo a dura prova la pazienza dell’Occidente e della Nato.

Martedì scorso i due leader si sono parlati al telefono. E Biden ha proposto un incontro, nei mesi a venire, «in un Paese terzo»per discutere tutte le questioni aperte nelle relazioni bilaterali, incluso l’intento comune di perseguire, a partire dall’estensione del Trattato Nuovo Start, «un dialogo strategico su temi quali il controllo degli armamenti e gli emergenti problemi di sicurezza».

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Biden ha però chiarito »che gli Stati Uniti agiranno fermamente in difesa dei loro interessi nazionali e in risposta ad azioni della Russia come gli attacchi informatici e le ingerenze elettorali».

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, comunque, ha chiarito che al momento un summit tra i due leader è molto difficile.«Che le probabili sanzioni in discussione non contribuiranno in alcun modo a un simile incontro è certo – ha spiegato —. Ma se lo ostacolerà o no, sarà comunque una decisione dei presidenti».

Intanto continua la repressione del dissenso a Mosca.

Ieri l’alleata di Navalny, l’oppositore del Cremlino chiuso in carcere, ha annunciato su Twitter di essere stata condannata a un anno di servizi socialmente utili per violazione della proprietà privata.

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