Tempi duri per gli ex funzionari di Trump: le grandi compagnie non li vogliono assumere
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Tempi duri per gli ex funzionari di Trump: le grandi compagnie non li vogliono assumere

L'ex presidente è divisivo e dopo il golpe di Capitol Hill la presenza di trumpiani potrebbe provocare le proteste di azionisti, consumatori e dipendenti

Donald Trump esulta
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globalist Modifica articolo

7 Aprile 2021 - 16.30


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L’onda della “caduta” dal potere dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump travolge tutti i suoi ex collaboratori e famiglie annesse.
Infatti mentre Trump cerca di riabilitarsi sui social per la prossima campagna elettorale, i suoi “compagni di viaggio” durante il suo mandato sono disoccupati e in cerca di lavoro.
Ma molte compagnie, fra le più grandi e influenti in America alle quali alcuni di loro hanno mandato il curriculum, li scartano a priori.
“I consigli d’amministrazione non vogliono guai o critiche”, spiega un ‘cacciatore di teste’ specializzato nella ricerca di candidati di alto profilo per le aziende. 
Trump rimane divisivo e, soprattutto dopo l’assalto al Congresso, offrire un posto ad un suo ex collaboratore rischia di provocare proteste fra i consumatori, gli azionisti e il personale, inoltre, con un governo e il congresso controllati dai democratici, c’è poca richiesta di repubblicani.
Uno dei casi più emblematici è quello della Chao. 
L’ex ministro dei Trasporti aveva guadagnato milioni di dollari nella sua precedente carriera in seno a grandi società come Dole Food e Wells Fargo ed è la moglie del leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell. 
Ma fin’ora è rimasta a spasso. 
Uno dei cacciatori di teste da lei contattati ha confidato al Washington Post che al momento non vi è interesse ad assumerla.
“E’ troppo presto”, rispondono tutti. 
Anche l’ex ministro della Giustizia Barr non ha ancora trovato una nuova sistemazione malgrado abbia una passata carriera in grandi società. 
L’ex capo della diplomazia Pompeo, che è stato anche direttore della Cia, per ora si è limitato ad entrare nel think tank conservatore Hudson Institute e l’American Center for Law and Justice, un organizzazione fondata dal predicatore evangelico Pat Robertson. 
Ben poco rispetto alle carriere dei suoi predecessori Colin Powell (consigliere strategico di Kleiner Perkins e membro dei board di Salesforce e Bloom energy) e Condoleeza Rice, che è stata nel board di diverse compagnie prima di fondare una propria azienda di consulenza: Rice, Hadley, Gates & Manuel.
Intanto la metà delle 500 compagnie sull’indice Dow Jones ha già reso noto i futuri nuovi membri dei board, per un totale di 108 persone, ma nessuna viene dall’amministrazione Trump. 
Fanno eccezione alla regola i militari John Kelly, H.R. McMaster e Jim Mattis, già assunti in compagnie private.
Ma va detto che erano tutti pubblicamente entrati in rotta di collisione con Trump. Quanto all’ex ministro del Tesoro Steven Mnuchin, ha creato un suo fondo d’investimenti.
A titolo di paragone, ad aprile del 2009 già quattro grandi compagnie avevano assunto ex membri dell’amministrazione di George W.Bush: Aes (elettricità), Hess (gas e petrolio), Fmc (chimica) e United Technologies.

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