Quest’oggi l’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato che in Europa ci sono più morti per Covid-19 che nello stesso periodo dello scorso anno sottolineando che la variante inglese è ormai predominante.
Il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge, durante il consueto punto stampa su Covid-19 ha sottolineato che “Il numero di persone che muoiono di Covid in Europa è più alto ora rispetto allo scorso anno in questo stesso periodo, poiché riflette la circolazione diffusa di questo virus”. Quindi “il pericolo è ancora chiaro e presente”, spiegando che nella regione Europea “l’incidenza dei casi” di Covid-19 “continua la sua tendenza all’aumento e si sta spostando verso Est”.
“Abbiamo avuto tre settimane consecutive di crescita, con oltre 1,2 milioni di nuovi casi segnalati la scorsa settimana in tutta la regione europea. La scorsa settimana, i decessi nella regione hanno superato i 900mila.
Ogni settimana, più di 20mila persone in tutta la regione perdono la vita a causa del virus. Il numero di persone che muoiono di Covid in Europa è più alto ora rispetto allo scorso anno in questo stesso periodo, poiché riflette la circolazione diffusa di questo virus”.
Kluge ha quindi segnalato che “circa 48 su 53 Paesi o territori europei hanno segnalato la variante di preoccupazione B.1.1.7”, la variante inglese, “che sta gradualmente diventando predominante nella nostra regione”.
Astrazeneca – Parlando della vaccinazione, il direttore regionale dell’Oms Europa ha ribadito che l’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca “dovrebbe continuare per salvare vite umane”. In questo momento, ha sottolineato, “i benefici del vaccino AstraZeneca superano di gran lunga i suoi rischi”.
I vaccini, ha affermato Kluge, “funzionano, e alla fine consentiranno di tornare a una nuova normalità. Ma affinché ciò accada, dobbiamo fare affidamento sulla scienza e avere fiducia nell’incredibile protezione offerta da” questi prodotti scudo “contro tutte le malattie prevenibili, incluso Covid-19”.
Vaccinazione – Ad oggi, ha reso noto, un totale di 46 Paesi nella regione” europea “hanno somministrato più di 107 milioni di dosi di vaccino.
Il 3% della popolazione in 45 Paesi ha ricevuto un ciclo completa di vaccinazione e i dati di 23 Paesi indicano che il 51% degli operatori sanitari ha ricevuto almeno una dose”.
“Dobbiamo ancora vedere l’impatto diffuso sulla salute e i benefici dei vaccini, che posso anche assicurarvi, arriveranno.
Ma per ora, dobbiamo rimanere fermi nella nostra applicazione dell’intera gamma di strumenti per rispondere a Covid-19″, ha evidenziato Kluge, facendo notare anche che, pur nel contesto di una variante di Sars-CoV-2 a più rapida diffusione, “diversi paesi – come Danimarca, Irlanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito – hanno rapidamente ridotto la trasmissione a livelli bassi, con misure sociali e sanitarie”.
Altra nota positiva, ha aggiunto, è che “il divario nell’accesso al vaccino nella nostra regione si sta riducendo, ma la disuguaglianza persiste” se consideriamo che “tutti i Paesi ad alto reddito hanno lanciato la vaccinazione, e invece solo il 60% dei Paesi a reddito medio e basso lo ha fatto”.
Cinque paesi nella regione hanno comunque “ricevuto vaccini dalla struttura Covax: un accesso equo al vaccino, il concetto generale su cui poggia l’iniziativa Covax, si sta concretizzando nella realtà”.
Presto per allentare le misure – “Mentre 27 paesi sono attualmente in lockdown parziali o completi a livello nazionale, 21 stanno gradualmente allentando le misure restrittive. Alcuni lo fanno sulla base del presupposto che l’aumento della diffusione della vaccinazione anti-Covid porterebbe immediatamente a un miglioramento della situazione epidemiologica.
E’ troppo presto per formulare tali ipotesi. Non ci sono dubbi: la vaccinazione di per sé non sostituisce le misure di sanità pubblica e sociali. Con la copertura vaccinale nella regione che varia da meno dell’1% al 44% è troppo presto” per vedere un impatto dei vaccini “su ricoveri e decessi” per Covid-19, ha sottolineato Kluge.
L’orizzonte però lascia sperare: “I primi dati da Israele, Scozia e Regno Unito, collegati all’efficacia contro le malattie gravi dei vaccini Pfizer/BioNTech e AstraZeneca, è promettente e mostra che le vite vengono salvate”.
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