Trump: "Non andrò all'insediamento di Biden". E lancia nuove provocazioni
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Trump: "Non andrò all'insediamento di Biden". E lancia nuove provocazioni

Il presidente si è rifatto vivo su twitter: ""I 75.000.000 di grandi patrioti americani che hanno votato per me, America First e Make America Great Again, avranno una voce gigante nel futuro"

Donald Trump
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8 Gennaio 2021 - 09.15


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Un essere schifoso che dovrebbe essere arrestato per avere sulla coscienza 5 morti nell’incredibile tentativo di golpe con l’assalto a Capitol Hill per impedire la ratifica della vittoria dei chi ha vinto le elezioni.
Donald Trump non parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden il 20 gennaio: lo ha comunicato oggi, con un tweet, lo stesso presidente uscente. “A tutti coloro che l’hanno chiesto, non andrò all’inaugurazione del 20 gennaio” ha scritto Trump sul social network. 
Secondo l’emittente Cnn, che ha citato ieri fonti dell’amministrazione, il vicepresidente uscente Mike Pence è invece intenzionato a partecipare e sarebbe in attesa di un invito.
Le nuovi provocazioni
“I 75.000.000 di grandi patrioti americani che hanno votato per me, AMERICA FIRST, e MAKE AMERICA GREAT AGAIN, avranno una VOCE GIGANTE nel futuro”. 
Lo ha scritto in un tweet il presidente uscente Usa Donald Trump riferendosi al numero di elettori statunitensi che hanno votato per lui alle elezioni presidenziali del 3 novembre scorso. “Non saranno mancati di rispetto o trattati ingiustamente in alcun modo!”, ha assicurato il presidente che a meno di due settimane dalla scadenza del suo mandato alla Casa Bianca rischia un impeachment a seguito dell’assalto al Campidoglio dei suoi fan il 6 gennaio.

Il video dell’estremista di destra

Con un video di quasi tre minuti, il Presidente Usa Donald Trump ha mentito spudoratamente sui fatti di Capitol Hill, condannando le violenze che lui stesso ha istigato e dicendo di aver chiamato lui stesso la Guardia Nazionale. Cosa non vera, dato che è confermato da più fonti che è stato il vicepresidente Pence a far intervenire l’esercito. 
Trump non hya ammesso nessuna responsabilità, nonostante lui stesso abbia detto alle sue milizie di ‘combattere’. Ora, visto come si è messa la situazione per lui, con la sua amministrazione che si sta letteralmemnte sgretolando, il Presidente insiste che ci sarà una “transizione pacifica” il 20 gennaio. Ma nel video, Trump non demorde e continua a insistere sul fatto che le elezioni siano state truccate e rivolgendosi ai suoi sostenitori afferma: “Il nostro viaggio è appena iniziato”. 
Il video, postato su Twitter poco dopo le 19h00 ora locale, è arrivato dopo le pressioni dei consiglieri affinché il presidente reagisse con piu’ forza alla rivolta al Campidoglio. Molti dei suoi piu’ stretti consiglieri hanno pubblicamente condannato la risposta di Trump alla violenza e il consulente legale della Casa Bianca, Pat Cipollone, ha avvertito il presidente sui rischi di conseguenze legali in relazione all’assalto al Congresso, secondo una persona che ha familiarità con la conversazione.
Il presidente ha trascorso la giornata alla Casa Bianca senza accedere agli account sui social media che lo hanno aiutato a salire al potere e i consiglieri lo hanno descritto come sempre più arrabbiato e isolato. Il suo account Twitter è stato bloccato fino a ieri sera e Facebook lo ha bandito dalla piattaforma fino a fine mandato citando post che le società ritengono incitino alla violenza o minino il processo elettorale.
Ieri mattina, il presidente ha parlato molto brevemente con i membri del Comitato nazionale repubblicano in Florida, ringraziando i donatori per il loro servizio per il partito ma non ha affrontato il tema delle rivolte, secondo una fonte.
Nel corso della giornata, ha assegnato la Medal of Freedom ai golfisti Annika Sorenstam e Gary Player in una cerimonia privata e oggi ha in programma di trascorrere uno degli ultimi fine settimana della sua presidenza a Camp David, ha detto un funzionario della Casa Bianca. Trump lascerà l’incarico il 20 gennaio.
Nei passati momenti di crisi, il presidente ha spesso passato ore al telefono, chiamando decine di amici e consiglieri per avere la loro opinione. Mercoledì e ieri però non è stato così, hanno detto gli assistenti, poiché molti dei più stretti consiglieri del presidente hanno pubblicamente condannato la sua risposta alle rivolte. Trump non ha neanche risposto alle chiamate di consiglieri tra cui l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, che ha detto di aver trascorso 25 minuti mercoledì cercando di contattarlo per esortarlo a chiedere che la violenza finisse.
I consiglieri hanno detto che il presidente rimane consumato dalla rabbia nei confronti del vicepresidente, Mike Pence, per quello che ha visto come un tradimento dopo il suo rifiuto di bloccare la certificazione della vittoria elettorale del presidente eletto Joe Biden al Congresso. Ieri diversi funzionari della Casa Bianca si sono tenuti alla larga dallo Studio Ovale, volendo evitare il presidente. I consiglieri hanno detto che Trump sembra più consumato dalla sua sconfitta elettorale che dal rimorso per la rivolta. “È come guardare qualcuno che si autodistrugge davanti ai tuoi occhi e non puoi fare nulla”, ha detto un altro consigliere che ha recentemente parlato con il presidente.
Mercoledì, poco prima che il presidente lasciasse la Casa Bianca per parlare ai sostenitori, Pence gli aveva detto di non avere il potere costituzionale per bloccare il conteggio di determinati elettori, cosa che il presidente lo aveva spinto a fare, secondo alcune fonti. Pence ha detto che sarebbe stato un brutto precedente se avesse deviato dalla rotta.
Il presidente era furioso. “Non voglio essere tuo amico”, ha detto Trump a Pence, secondo una delle fonti. “Voglio che tu sia il vicepresidente”, ha aggiunto.
Molti degli assistenti del presidente sono stati turbati dai suoi attacchi a Pence, uno dei suoi più fedeli alleati. Alcuni consiglieri del presidente hanno elogiato Pence per aver seguito la Costituzione mentre era sotto pressione da parte di Trump per ribaltare i risultati delle elezioni.
La violenza in Campidoglio mercoledì e le sue conseguenze sono avvenute anche sullo sfondo di un altro duro colpo per la Casa Bianca e il partito repubblicano: le sconfitte in due ballottaggi al Senato in Georgia, cosa che ha permesso ai democratici di controllare anche il Senato, oltre alla Camera e alla Casa Bianca, a partire dal 20 gennaio.

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