Pence ha paura delle ritorsioni degli squadristi trumpiani e non vuole rimuovere Trump
Top

Pence ha paura delle ritorsioni degli squadristi trumpiani e non vuole rimuovere Trump

Nonostante il rapporto tra i due sia ai ferri corti dopo la scelta del vice di non ribaltare l'esito delle votazioni il numero due non se la sente di attivare il 25esimo emendamento

MIke Pence accanto a Nancy Pelosi certifica l'elezione di Joe BIden
MIke Pence accanto a Nancy Pelosi certifica l'elezione di Joe BIden
Preroll

globalist Modifica articolo

8 Gennaio 2021 - 13.59


ATF

Fonti bene informnate dicono che il vero motivo è la paura delle ritorsioni trumpiane, visto che il suo ‘capo’ lo ha già addidato se non tra i ‘traditori’ quantomeno tra quelli che non hanno mostrato coraggio.

E di esaltati, fascisti e razzisti dal grilletto facile da quelle parti ce ne sono tanti. Quanto basta per togliere a Pence e ai suoi familiari la serenità per i prossimi anni.

Così Mike Pence non vuole invocare il 25esimo emendamento per assumere i poteri presidenziali in questi pochi giorni prima della fine del mandato di Donald Trump.
E’ quanto scrive il New York Times citando fonti informate. “Nonostante la rottura con Trump, il vice presidente in conversazioni private ha escluso di invocare la clausola del 25esimo emendamento per rimuoverlo, parlando con molti che chiedono a lui ed ai ministri di farlo”, ha scritto il quotidiano newyorkese.
Sulla portata della rottura tra i due oggi il Wall Street Journal pubblica rivelazioni sulla litigata che Trump ha avuto con Pence mercoledì mattina, poco prima di andare al comizio durante il quale ha arringato la folla che poi ha dato l’assalto al Congresso. Secondo le fonti del giornale conservatore, il vice presidente ha ribadito a Trump di non avere, contrariamente a quello che lui ripeteva da giorno, i poteri per bloccare i voti del Collegio Elettorale. E che, se anche li avesse avuti, non avrebbe fatto nulla per non creare un pericoloso precedente.
La franchezza di Pence ha fatto infuriare Trump che, secondo la ricostruzione, nel tentativo di imporgli l’ubbedienza che in questi quattro anni il repubblicano gli ha sempre mostrato, ha urlato: “io non voglio essere tuo amico, voglio che tu sia il vice presidente”.
Secondo le fonti citate dal Times, Pence, insieme a diversi ministri ed altri funzionari dell’amministrazione, ha concluso che il 25esimo emendamento non sarebbe applicabile in questa situazione. E la possibilità che la metà dei membri dell’amministrazione muovano in questa direzione è più remota dopo le recenti dimissioni di Eleaine Chao, ministro dei Trasporti e moglie del leader repubblicano al Senato Mitch McConnell, e Betst DeVos, ministro dell’Istruzione.
Secondo John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza Nazionale ora ai ferri corti con Trump, sostiene che “la gente è stata portata a credere ingenuamente che possa essere per una situazione del genere”, mentre il rischio, soprattutto con un presidente come Trump, che l’invocazione del 25esimo da parte del vice presidente possa portare ad una situazione di maggiore caos con due persone che rivendicano allo stesso momento la presidenza.
Vi sarebbero quindi queste considerazioni all’origine della decisione di Pence, e non il perdurare della lealtà verso Trump. Anzi, il vice presidente sarebbe arrabbiatissimo con lui per gli attacchi pubblici e ripetuti che gli ha rivolto. E il senatore James Inhofe ha rivelato che Pence gli ha detto di sentirsi tradito da Trump “dopo tutte le cose che ho fatto per lui”. Pare che Pence sia stato ferito anche dal fatto che Trump non gli abbia neanche telefonato per chiedergli se stesse bene dopo che gli agenti del Secret Service l’hanno portato via di corsa dall’aula del Senato assalita dai rivoltosi.

Leggi anche:  Trump pensa all'ex capo dell'intelligence Richard Grenell come inviato speciale in Ucraina e Russia
Native

Articoli correlati