Manifestazioni pro-Trump il 6 gennaio: chiude albergo a Washington per paura degli scontri
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Manifestazioni pro-Trump il 6 gennaio: chiude albergo a Washington per paura degli scontri

L'Hotel Harrington, luogo di ritrovo dei Proud Boys, chiuderà nei giorni della protesta. Il leader: "Non vogliamo andare dove non siamo benvenuti"

Proud Boys
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29 Dicembre 2020 - 16.42


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Ultima mossa disperata prima dell’approdo alla Casa Bianca di Biden per Donald Trump, che si rifiuta di riconoscere la sconfitta e spera che il prossimo mercoledì suoi alleati repubblicani sfidino in aula al Congresso i risultati elettorali, a lanciare l’appuntamento nei giorni scorsi su Twitter: “ci vediamo a Washington il 6 gennaio, non mancate, seguiranno informazioni”.

Cresce quindi il timore di scontri  nella prossima settimana a Washington, dove i gruppi pro Trump si sono dati appuntamento per protestare in vista della seduta del Congresso in cui, il prossimo 6 gennaio, sarà formalmente ratificata l’elezione di Joe Biden.

Un’ex collaboratrice di Mike Pence, il vice presidente che dovrà presiedere la seduta del 6 gennaio, Olivia Troye ha detto di essere “molto preoccupata per la possibilità che vi siano violenze, perché lo stesso presidente le incoraggia. E’ quello che fa, lui twitta, incita”.

La misura del livello di preoccupazione a Washington arriva dal fatto che un albergo, Hotel Harrington, ed un bar, Harry’s Bar, indicati dal Washington Post come scelti recentemente come punti di ritrovo dei Proud Boys, hanno annunciato che chiuderanno tra il 4 ed il 6 gennaio.
L’albergo, che si trova a pochi isolati dalla Casa Bianca, ha detto che restituirà i soldi a chi aveva pagato in anticipo.

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Enrique Tarrio, leader dei Proud Boys, ha detto al Post che in passato il suo gruppo ha frequentato l’albergo ed il bar data la vicinanza con la Casa Bianca ma ora i suoi numeri sono troppo alti per questi locali. “Ovviamente non vogliamo andare dove non siamo benvenuti, abbiamo altre opzioni”, ha aggiunto intervistato da Post.

Il legame tra Trump ed i Proud Boys è apparso evidente durante il dibattito presidenziale a fine settembre quando il presidente si è rivolto direttamente a loro dicendo di “fare un passo indietro ed aspettare pronti”.
Parole che hanno fatto la gioia dei leader della formazione suprematista bianca che le hanno interpretate come un vero e proprio riconoscimento. “Qualcuno deve fare qualcosa riguardo all’antifa e alla sinistra per questo non è un problema di estrema destra”, aveva detto ancora il presidente rispondendo a chi gli chiedeva di condannare i suprematisti.

 

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