Odeh Bisharat: "Vi dico perché l'accordo Israele-Emirati è una vergogna"
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Odeh Bisharat: "Vi dico perché l'accordo Israele-Emirati è una vergogna"

L'ex dirigente di Hadash, il partito progressista arabo-israeliano e oggi editorialista di Haaretz: "Dà legittimità alla continua oppressione dei palestinese"

Odeh Bisharat
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

18 Agosto 2020 - 09.50


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Ha atteso qualche giorno prima di esprimere il suo giudizio. Lo ha fatto dopo aver ascoltato attentamente le conferenze stampa di Donald Trump e Benjamin Netanyahu, dopo aver letto i commenti dei più affermati editorialisti israeliani, dopo aver registrato le posizioni di tutte le fazioni palestinesi. Si informa, ascolta le varie voci. Soprattutto quando si ha a che fare con eventi che vengono definiti “storici”, come il recente accordo di pace tra Israele ed Emirati Arabi Uniti.

Perché Odeh Bisharat è fatto così, e chi scrive può testimoniarlo per averlo conosciuto di persona circa venti anni fa, quando Bisharat era segretario generale di Hadash, il partito progressista arabo-israeliano. Ci ha pensato su e poi ha scritto per il quotidiano con cui collabora, Haaretz. E come è suo solito, ci ha messo la faccia e argomentato, con la consueta puntigliosità e capacità spiazzante, la sua posizione.

Globalist lo ha contattato e alla richiesta di poter far conoscere anche ai lettori italiani il suo pensiero, Bisharat ha risposto così: “Ma davvero nel tuo Paese ci sono ancora persone che hanno a cuore i diritti di un popolo che i grandi della terra hanno dimenticato o tradito? Mi dai una notizia confortante, perché vuol dire che c’è ancora speranza che l’oblio non cada sulla Palestina”.

Ecco il suo pezzo: “Una persona perbene deve chiedersi in tutto quello che fa, anche mentre prepara la cena, se la sua attività serve alla lotta per porre fine all’occupazione. Se il menù della cena serve allo scopo, bene e buono; in caso contrario, deve trovare un menù diverso. Senza questa ossessione non è da considerarsi una persona etica che persegue la giustizia, mentre il suo Paese abusa di un’altra nazione in suo nome. I genitori onesti chiedono al figlio dove ha ottenuto il bottino che ha portato a casa, e in seguito cercano di scoprire se il figlio frequenta dei criminali. I genitori che non sono rispettabili saranno contenti del ritrovamento, nonostante i seri sospetti che il bottino sia stato acquisito con l’inganno. Sia truffando un anziano o derubando qualcuno indifeso. Il vergognoso accordo con gli Emirati Arabi Uniti è ‘un accordo di bypass palestinese’, come descritto dallo studioso mediorientale Yossi Amitai. È un accordo che dà legittimità alla continua oppressione dei palestinesi: continuate con l’occupazione, e gli Emirati Arabi Uniti vi concederanno la normalizzazione. Intanto le muse non sono rimaste in silenzio, in realtà si stanno rallegrando. La gente perbene non fa domande impertinenti. L’importante è che il bambino, o nel nostro caso il padre, abbia consegnato il bottino. Non importa se per strada ha derubato anziani o calpestato nazioni. Non appena si è sentita la parola ‘normalizzazione’, l’adrenalina ha cominciato a scorrere nelle redazioni  dei giornali, negli studi televisivi, alla radio e nei social network.

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Giornalisti rinomati hanno confezionato tonnellate di complimenti: ‘Questa pace è tutta sua’, dice Nahum Barnea sul quotidiano Yedioth Ahronoth. ‘Merita un ringraziamento  sincero e doppio”, rilancia  l’opinionista di Channel 12 Amnon Abramovich. Rran Zinger, il commentatore di Channel 11, twitta che il sovrano degli emirati ha promosso “la creazione di uno Stato palestinese”.

È troppo chiedere a queste persone stimate, e ad altri, di controllare prima la merce? Dopotutto, la nuova brillante acquisizione di Netanyahu arricchisce il bottino di un regime che, oltre a tutte le solite ingiustizie perpetrate contro i palestinesi, ‘fa sparire’ cittadini e residenti stranieri, e sfrutta in modo vergognoso i lavoratori migranti, soprattutto le donne. Inoltre, la seconda parte dell’accordo, Donald Trump, simboleggia la follia nei rapporti tra Paesi e persone. E non c’è bisogno di dire molto sulla terza parte, Benjamin Netanyahu, al cui nome sono state aggiunte cinque parole glamour: corruzione, frode, violazione della fiducia. In questa occasione ricordiamo che la luna di miele tra Israele e lo scià dell’Iran si è conclusa con una rivoluzione i cui due principali nemici, dopo lo scià, erano gli Stati Uniti e Israele. Il sostegno dello scià da parte di questi due Paesi ha contribuito, da parte sua, all’ascesa in Iran di forze reazionarie , di fanatici oscurantisti , che

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opprimono il loro popolo e tutto ciò che sa di democrazia o di diritti umani. Perché? Perché coloro che hanno simboleggiato questi valori – solo verbalmente, ovviamente (Israele e Stati Uniti)-  hanno sostenuto il mostruoso scià fino alla fine. Il vero affare per Israele e gli Emirati Arabi Uniti sono le armi Tuttavia, mi dispiace di essere costretto a raffreddare l’entusiasmo della gente perbene e a dire che anche questo accordo di ‘pace’, come gli altri, sarà messo in fondo al congelatore nel pantheon dell’inganno. Le persone perbene sanno che non è la pace, ma adottandola si tranquillizzano la coscienza, che tende a tacere ogni volta che un leader arabo corrotto vuole rapporti più stretti con Israele, l’occupante. Ed ancora: solo un po’ d’acqua è passata sotto il ponte tra l’accoglienza entusiasta del presidente Yitzhak Navon, che ha parlato in arabo fluente all’Assemblea del Popolo del Cairo, e il boicottaggio totale da parte dell’opinione pubblica egiziana di Israele e della sua occupazione. E ben presto si è anche scoperto che questa pace era in realtà una prefazione alla guerra: diversi anni dopo la sua firma, metà del Libano fu occupata. E in generale, quale contributo hanno dato finora gli accordi di pace al benessere dei palestinesi? Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi può liberare un solo prigioniero palestinese? Può re Abdullah di Giordania rinviare la demolizione di una sola baracca nella Valle del Giordano? E infine, una parola ai nostri fratelli degli emirati: Se volete normalizzare i rapporti, fatelo, nessuno può impedirvelo. Ma perché presentarlo come fatto per il bene dei palestinesi? Voi due causate la ferita e ci versate sopra il sale”.

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Fin qui Bisharat. E’ interessante riportare anche una riflessione di JCall Europa, l’organizzazione che riunisce gruppi e personalità progressiste della diaspora ebraica europea: “diaspora. “Il contesto è molto duro per i palestinesi. E’ la riprova che alcuni Stati arabi sono disposti a rapporti con Israele senza il consenso dei palestinesi, anzi senza alcun progresso nei negoziati verso i due Stati e la pace.  L’accordo fra le due parti contrasta anche con la Arab peace initiative del 2002 in virtù della quale normali rapporti fra gli Stati arabi e Israele sarebbero stati possibili dopo un accordo sui confini pre-67, Gerusalemme capitale dei due stati, una soluzione circa i rifugiati, ecc. E’ con i palestinesi che occorre giungere a un accordo di pace; come sottolinea ironicamente Noa Landau, una brillante giornalista israeliana, Israele non si è ancora trasferito nel Golfo persico”.

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