Recovery Fund, Rutte vuole l'unanimità. Conte: "Proposta inaccettabile"
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Recovery Fund, Rutte vuole l'unanimità. Conte: "Proposta inaccettabile"

L'olandese Rutte e l'austriaco Kurz guidano il fronte del no. Si lavoro all'ipotesi di un compromesso: "Unfreno d'emergenza" che bloccherebbe i pagamenti se non ci fosse consenso tra i governi"

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18 Luglio 2020 - 08.16


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I lavori della seconda giornata del vertice Ue sul Recovery Fund sono stati sospesi: il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha proposto un nuovo compromesso che prevede tra l’altro una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto, che scenderebbero così a 450 miliardi. 
Mark Rutte, il primo ministro olandese, continua a fare ostruzionismo e ora ha chiesto l’unanimità del Consiglio per l’erogazione dei fondi ai singoli Stati. Giuseppe Conte ha dichiarato la richiesta ‘inaccettabile’. 
Prima della sospensione dei lavori il premier Giuseppe Conte ha svolto “un intervento molto duro”. Conte ha attaccato “l’approccio ben poco costruttivo con cui alcuni Paesi stanno affrontando la discussione, dimostrando scarsa consapevolezza sulla crisi epocale che l’Europa sta vivendo e sulla necessità di una pronta ed efficace reazione”.Quella del Consiglio europeo “è una discussione spartiacque perché da domani dovrà essere affrontata in tutte le sedi europee una riforma organica della politica fiscale europea”. 
Scontro tra Conte e Rutte 
“La tua proposta sulla governance del Recovery Fund è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”. Così Giuseppe Conte si è rivolto a Mark Rutte riferendosi all’unanimità del voto in Consiglio (leggi diritto di veto) che l’olandese reclama per gli esborsi europei.
“Non la beviamo”, replicano da L’Aja. “Questa è una situazione eccezionale che richiede una solidarietà eccezionale, per la quale si possono trovare soluzioni straordinarie. Occorre essere creativi”, insistono fonti olandesi.
Anche lo spagnolo Sanchez affronta Rutte davanti a tutti, prendendo a lungo la parola contro l’idea dell’unanimità a cui l’Olanda non vuole rinunciare. Al momento dei bilaterali, è chiaro che la questione della governance è uno degli ostacoli da rimuovere prima di proseguire e parlare delle cifre del Recovery e del bilancio.
Il compromesso proposto da Michel
Michel si riunisce con la Merkel, Macron e la von der Leyen per fare il punto, e nasce l’idea di un compromesso. Gli Stati avrebbero la possibilità di ricorrere ad una sorta di “freno d’emergenza” che bloccherebbe i pagamenti del Recovery Fund se non ci fosse consenso tra i governi, rimandando la questione ai leader. Il meccanismo verrebbe applicato nella fase di attuazione dei piani nazionali di riforma, non sul loro ok iniziale.
Michel lo illustra a Rutte in bilaterale, e poi lo mette sul tavolo della cena a 27. Ma per il premier olandese non è sufficiente, e torna alla carica sull’unanimità mentre per Conte “il nuovo piano di Charles Michel sul Recovery Fund, nonostante l’impegno e la generosità dello sforzo, è una proposta non spendibile”. E presenta una sua controproposta: lasciare alla Commissione valutare i piani di riforma che i singoli Paesi presenteranno per accedere ai fondi, con un potere del Consiglio, cioè degli Stati, di sollecitare interventi in casi particolari. “Abbiamo ancora da lavorare perché le divergenze ancora ci sono”, ammette il premier. 
Conte contro i ‘frugali’ 
Conte, pronto a battersi a oltranza per portare a casa il risultato, non è quindi disposto ad accettare regole che ostacolino l’utilizzo dei fondi, come ha ripetuto fin dai giorni scorsi. Inoltre, l’obiettivo dell’Italia è difendere con le unghie e con i denti i 750 miliardi del Recovery Fund, dai quali guadagnerebbe 81 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Su questa battaglia può contare sull’appoggio di Macron, che pure non accetta tagli perché non vuole ridurre l’ambizione del piano
di rilancio dell’economia europea.
Per il presidente del Consiglio “non si tratta di porre il veto, si tratta di trovare un accordo. L’italia è molto ambiziosa anche perché difende una proposta della Commissione. Siamo disponibili a entrare nella logica di revisione di qualche dettaglio. Non siamo assolutamente disponibili ad accettare una soluzione di compromesso che alteri non solo l’equilibrio tra le istituzioni europee – questo per noi è una linea rossa – ma anche l’ambizione per quanto riguarda l’ammontare dell’intervento del Recovery e il bilanciamento e l’equilibrio interno tra sussidi e prestiti”. 
Ma dopo 13 ore di vertice, l’austriaco e frugale Kurz smorza le speranze: Vienna è contraria ai 500 miliardi di sovvenzioni, perché non vuole che si crei “un’Unione dei debiti a lungo termine”. Altro grande ostacolo è la questione della condizionalità legata allo stato di diritto, su cui Polonia e Ungheria hanno alzato le barricate. La trattativa resta in salita.

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