Violenza e impunità: in Cisgiordania il Covid non ferma la "legge dei coloni"
Top

Violenza e impunità: in Cisgiordania il Covid non ferma la "legge dei coloni"

È la denuncia diffusa oggi da Oxfam con il nuovo rapporto pubblicato all’indomani del voto di fiducia al nuovo governo di “unità nazionale” guidato da Benjamin Netanyahu. 

Coloni israeliani
Coloni israeliani
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

19 Maggio 2020 - 16.29


ATF

Violenza. Impunità. E’ la “legge dei coloni”. Che resta in vigore anche ai tempi del Covid. Dallo scoppio della pandemia, in Cisgiordania, si registra una inarrestabile escalation di violenza dei coloni sui civili palestinesi, con 127 attacchi solo dal 5 marzo. Mentre da un lato le autorità israeliane si sottraggono sistematicamente al compito di tutelare centinaia di famiglie dagli abusi (a cui sarebbero obbligate dal diritto internazionale, come nazione occupante), dall’altro intensificano le azioni di demolizione di immobili ritenuti abusivi, gli sfollamenti forzati e si impedisce l’accesso della popolazione palestinese ai terreni agricoli.

In Cisgiordania, tra l’altro, si sono già verificati oltre 530 contagi da Coronavirus (e il sistema sanitario è del tutto impreparato ad affrontare l’impatto della pandemia, con appena 255 posti di terapia intensiva e 175 ventilatori polmonari per oltre 3 milioni di abitanti.

È la denuncia diffusa oggi da Oxfam con il nuovo rapporto “Violenza e impunità in Cisgiordania al tempo del Coronavirus”pubblicato all’indomani del voto di fiducia al nuovo governo di “unità nazionale” guidato da Benjamin Netanyahu. 

Il j’accuse di Oxfam, il silenzio dell’Italia

Ci si dovrebbe chiedere dove sia finito il nostro senso di umanità se, nel bel mezzo di una pandemia globale, intere famiglie innocenti vengono lasciate senza una casa, mezzi di sostentamento, espropriate di ciò per cui hanno lavorato un’intera vita, ed esposte ancor di più al rischio del contagio, nella quasi assoluta indifferenza dell’opinione pubblica internazionale –  rimarca  Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Ancora ieri prima del voto di fiducia davanti alla Knesset, il Premier israeliano ha ribadito la volontà di estendere la sovranità israeliana in Cisgiordania. Cosa che ci allontana dalla realizzazione di una vera pace israelo-palestinese, con la formazione di due Stati come sancito dagli accordi di Oslo”.

 Incendi e vandalismo, la quotidianità in Cisgiordania

“Hanno provato a entrare in casa di sera tardi, ero ancora sveglia per allattare mio figlio. Mi sono spaventata e ho preso con me gli altri 2 figli, cercando di non fare rumore. Poi quando ho visto che qualcosa bruciava all’esterno ho svegliato mio marito e ci siamo resi conto che avevano incendiato la nostra macchina, quella che usiamo per lavorare.”  Così Rola Jaber, 23 anni, racconta uno dei tanti episodi di brutalità di cui sono vittime le comunità più vulnerabili della Cisgiordania, in cui vivono quasi 3 milioni di palestinesi e circa 400 mila coloni israeliani.

Leggi anche:  Mandato d'arresto: Netanyahu accusa la Corte internazionale di anti-semitismo e dire il falso

Depressione, ansia, stress sintomatico, disturbi dell’umore, problemi comportamentali e stress post-traumatico sono solo alcune delle più comuni conseguenze segnalate dalle vittime degli attacchi da parte di coloni a Oxfam e ai propri partner.  Il trauma e il timore del ripetersi degli abusi (soprattutto su parenti e bambini) peggiorano tutti questi sintomi. Nei bambini, la violenza dei coloni porta all’aggressività, a scarsi risultati scolastici e all’isolamento.

Abusi che restano impuniti nel 91% dei casi

Dal 2017 sono stati oltre 2.300 gli attacchi sui civili palestinesi, con un sensibile aumento anno dopo anno e un paradossale incremento dall’inizio dell’anno durante il quale ne sono stati registrati oltre 230.

 “È come se l’emergenza coronavirus stesse favorendo un clima di impunità. Le famiglie palestinesi più di prima hanno paura a denunciare gli abusi subiti alle autorità israeliane, che del resto nel 91% dei casi archiviano senza dare seguito alle accuse contro i coloni – aggiunge Pezzati – Di fatto buona parte degli episodi di violenza nemmeno vengono denunciati, mentre la situazione si fa sempre più drammatica con demolizioni di case e strutture comunitarie palestinesi per mano israeliana, confisca dei beni e legalizzazione a posteriori degli avamposti degli insediamenti. Vale a dire in sostanza espropriazione di terreni agricoli palestinesi da cui dipende la sopravvivenza di intere comunità. Insieme alla violenza incontrollata dei coloni, questo trend ha causato l’allontanamento forzato delle comunità palestinesi e sta contribuendo all’annessione forzata delle loro terre. La violenza da parte dei coloni israeliani deve essere prevenuta e condannata in quanto contribuisce a un clima di paura, aprendo la strada a un’ulteriore confisca illegale di case e terre”.

 Una situazione che sta dividendo anche l’opinione pubblica in Israele.

Leggi anche:  Nel "regno di Giudea e Samaria" (la Cisgiordania) i bambini palestinesi non hanno diritto alla vita

Yael Dayan: “Con questo governo, si sentiranno più forti”

“Le forze dell’ordine fingono volutamente di non vedere il furto dei terreni e la costruzione degli avamposti, in palese violazione della legge, senza la necessaria approvazione del Governo e senza un dibattito pubblico sulla questione. –spiega l’organizzazione israeliana per i diritti umani Peace Now – Il governo di Netanyahu continua a permettere questa illegalità con la chiara intenzione di distruggere la prospettiva di un futuro accordo tra i due Stati. Questa visione ideologica di uno Stato unico distruggerà la democrazia di Israele, incontra l’opposizione di gran parte dell’opinione pubblica, e deve essere fermata”.

“Il rapporto di Oxfam documenta lo stato d’impunità di cui godono le frange più estreme dei coloni – dice in esclusiva a Globalist Yael Dayan, scrittrice, più volte parlamentare laburista, figlia dell’eroe della Guerra dei Sei giorni, uno dei miti d’Israele: il generale Moshe Dayan. Questi estremisti  – aggiunge Yael Dayan – sanno di poter godere del sostegno di partiti che hanno governato Israele e che hanno fatto della colonizzazione dei Territori occupati un punto di forza della loro azione. Da tempo, i coloni sono un serbatoio inesauribile di voti per la destra ultranazionalista ed oggi, dopo la formazione di un governo che ha nel suo programma l’annessione della Valle del Giordano e di parti della West Bank, questi seminatori di odio si sentiranno ancor più legittimati nella loro pratica violenta”.

L’Italia e la Ue non possono restare indifferenti

Di fronte al precipitare della situazione in Cisgiordania, Oxfam – che da oltre 60 anni lavora al fianco delle comunità più vulnerabili dei Territori Palestinesi Occupati (Tpo) e interviene ora per fornire acqua pulita e kit-igienico sanitari per contenere il contagio da coronavirus – lancia un appello urgente all’Italia e all’Unione europea affinché facciano pressione sulle autorità israeliane per garantire la tutela dei diritti della popolazione palestinese.

In particolare:    garantendo l’applicazione dello stato di diritto, senza discriminazioni o eccezioni, in merito alle violenze commesse da coloni israeliani ai danni dei palestinesi, delle loro proprietà e dei loro mezzi di sostentamento;   richiedendo che i coloni sospettati di attacchi contro i palestinesi e/o le loro proprietà siano condotti davanti alla giustizia e perseguiti in modo imparziale e trasparente;    agendo con urgenza per spingere il Governo israeliano a porre fine alla costruzione degli insediamenti illegali, in accordo con la pronuncia del Consiglio Europeo sul punto e in linea con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;         sostenendo i palestinesi che vogliono restare nella loro terra nell’Area C (comprese la Valle del Giordano e l’area settentrionale del Mar Morto); cessando la fornitura di armamenti (armi, munizioni, equipaggiamenti ecc..)a tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese, laddove sussista un rischio chiaro e preponderante, che tali forniture possano essere usate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Stando agli ultimi dati disponibili le esportazioni italiane di armamenti verso Israele ammontavano a 18,4 milioni nel 2018.

Leggi anche:  Israele: domani riunione per approvare un cessate-il-fuoco con Hezbollah in Libano

Un’interrogazione urgente al Ministro degli Esteri Di Maio

“L’amministrazione Usa ha di fatto approvato l’annessione di parti della Cisgiordania proprio ad aprile stando alle dichiarazioni del Segretario di Stato Mike Pompeo – conclude Pezzati – La speranza quindi a questo punto è che la comunità internazionale, Italia e Ue in testa, assumano una posizione che consenta, proprio in ragione della straordinarietà del momento che stiamo vivendo, di tornare a pensare ad una vera e giusta soluzione che porti la pace ai palestinesi e agli israeliani attraverso una strategia inclusiva, basata sui principi  del diritto internazionale. Proprio in queste settimane un nutrito gruppo di parlamentari italiani di maggioranza ha consegnato un’interrogazione al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, volta a chiarire la posizione dell’Italia sul Piano presentato da Israele, rispetto a quali azioni concrete intende mettere in atto per prevenirlo e a quali ricorrere qualora Israele intendesse proseguire. Ad oggi il Ministero degli Esteri non ha ancora risposto, chiediamo quindi che ciò avvenga prima possibile.”

Richiesta che rigiriamo al titolare della Farnesina e alle forze di sinistra che sostengono e fanno parte del governo Conte II. Il silenzio è complice.

 

Native

Articoli correlati