Il 'citofonatore' Salvini rischia di finire nella lista delle persone non grate in Tunisia
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Il 'citofonatore' Salvini rischia di finire nella lista delle persone non grate in Tunisia

Non solo le richieste di alcuni parlamentari, ma fonti vicine al governo di Tunisi confermano che il governo sta prendendo in considerazione questa ipotesi

Salvini in Tunisia con ministro dell’interno tunisino Hichem Fourati
Salvini in Tunisia con ministro dell’interno tunisino Hichem Fourati
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23 Gennaio 2020 - 17.16


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Quella citofonata non è proprio piaciuta, ed è un eufemismo, a Tunisi. Non c’è niente da fare: tra Matteo Salvini e la Tunisia, e i Tunisini, l’alchimia chimica è scattata. In negativo. E oggi, confidano a Globalist fonti autorevoli a Tunisi, c’è chi esorta il governo tunisino a dichiarare il leader della Lega, “persona non gradita”. Una conferma in proposito viene dall deputato tunisino, Yassine Ayari, eletto nella circoscrizione Francia settentrionale, ha scritto  al ministro dell’Interno della Tunisia proprio per impedire a Salvini di entrare nel paese africano e considerarlo “persona non grata”.

Persona non gradita

Un atteggiamento totalmente irresponsabile. Serve una posizione dell’Italia perché non è la prima volta che Salvini ha atteggiamenti vergognosi nei confronti della popolazione tunisina”.  Così il vicepresidente del parlamento tunisino Osama Al Saghir commenta, ai microfoni di Radio Capital, il gesto del leader della Lega che è andato a citofonare a casa di alcuni “presunti spacciatori” in un quartiere periferico di Bologna. Per Al Saghir si tratta di “un gesto puramente razzista”. “Salvini continua ad essere razzista, sta minando le relazioni che ci sono tra le popolazioni italiane e tunisine”, ha detto il vicepresidente del parlamento tunisino, che ha poi voluto sottolineare come “i tunisini, tra cui quella famiglia, sono persone che lavorano, che pagano le loro tasse. E con quelle tasse il signor Salvini si fa lo stipendio. E’ inaccettabile”. Siamo sbalorditi, la Tunisia non merita un trattamento del genere”.”

A nome del Parlamento tunisino, il deputato Sami Ben Abdelaali chiede a Matteo Salvini scuse ufficiali nei confronti della famiglia tunisina coinvolta nel “blitz” al quartiere Pilastro di Bologna. “In Tunisia quest’azione vergognosa di Salvini ha scatenato una grande protesta – spiega Sami Ben Abdelaali –  unita a manifestazioni di solidarietà nei confronti della famiglia tunisina e del minore citati per nome dall’ex (per fortuna) ministro dell’Interno“.

Protesta anche l’ambasciatore della Tunisia a Roma, Moez Sinaoui, che ha scritto una lettera alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, esprimendo la sua “costernazione per l’imbarazzante condotta” del senatore e leader della Lega. Il diplomatico ha definito quella di Salvini una “deplorevole provocazione senza alcun rispetto del domicilio privato” da parte di un “pubblico rappresentante dell’Italia“, Paese che vanta “un’amicizia di lunga data con la Tunisia”. Nell’episodio, ha sottolineato Sinaoui, è stata “illegittimamente diffamata una famiglia tunisina” e ha “stigmatizzato l’intera comunità tunisina in Italia”. Ridha Mechergui, presidente dell’Alleanza delle Associazioni dei Tunisini d’Italia, sta valutando di “adire le vie legali nei confronti di Salvini con una querela. La comunità tunisina vive in Italia da prima che Salvini nascesse, ha dato un contributo allo sviluppo dell’Italia: Salvini prima ha detto che la Tunisia manda qui delinquenti, ora gira per gli appartamenti dei cittadini, credo che non sia un comportamento civile”. Il diretto interessato non fa marcia indietro. Quello di Salvini, è stato un gesto “populista e razzista”, dichiara . ad Agenzia Nova” Majdi Karbaai, deputato tunisino della Corrente democratica eletto nella circoscrizione italiana, secondo cui il senatore “non è nuovo” a fatti del genere. “Dobbiamo fermare le accuse contro gli immigrati tunisini: non siamo né criminali, né trafficanti di droga. Ci sono tunisini che lavorano onestamente in Italia, non andrebbero giudicati tutti allo stesso modo”, ha affermato il parlamentare. Secondo Karbaai, Salvini dovrebbe “chiedere scusa” alla Tunisia. Simile la posizione di Oussema Sghaier, deputato del movimento islamico moderato Ennahda, anch’egli eletto nella circoscrizione elettorale italiana. “Salvini ha dimostrato ancora una volta di essere un razzista e di non rispettare le profonde e amichevoli relazioni tra Tunisia e Italia”, ha commentato Sghaier, secondo cui il leader della Lega dovrebbe “immediatamente scusarsi con la famiglia del giovane immigrato” coinvolto nell’episodio. “I tunisini in Italia – ha aggiunto il deputato dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo – lavorano da anni e pagano regolarmente i contribuiti, una parte dei quali viene utilizzata per pagare lo stipendio di Salvini”. Sempre secondo Sghaier, Salvini e coloro che la pensano come lui “dovrebbero rispettare la comunità tunisina in Italia e le profonde relazioni tra i due Paesi”. “Le autorità italiane dovrebbero fare pressione su Salvini perché presenti delle scuse ufficiali e condannare questi atti razzisti per impedire che si ripetano”, ha concluso il deputato aggiungendo che il Parlamento tunisino “è pronto a sostenere la famiglia del giovane immigrato perché persegua legalmente” il senatore.

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Ma il diretto interessato non ha alcuna intenzione di fare autocritica. “Il vicepresidente del Parlamento tunisino mi accusa di razzismo? Io ho raccolto il grido di dolore di una mamma coraggio che ha perso il figlio per droga. Un atto di riconoscenza che dovremmo far tutti: la lotta agli spacciatori dovrebbe unire e non dividere. Tolleranza zero contro droga e spacciatori di morte: per noi è una priorità. In Emilia Romagna e in tutta Italia ci sono immigrati per bene, che si sono integrati e che rispettano le leggi. Ma chi spaccia è un problema per tutti: che sia straniero o italiano non fa nessuna differenza”, ribatte il leader leghista.

Quel precedente incancellabile

“Evidentemente il Salvini ha una visione parziale e non certo benevola della Tunisia, viste anche le sue precedenti scivolate…”, dice a Globalist una fonte vicina agli ambienti governativi di Tunisi. La scivolata a cui la fonte fa riferimento, e che portò ad un passo dalla crisi diplomatica, data 3 giugno 2018: da Pozzallo, dove è in visita, il neo titolare della Farnesina si lascia andare a questa non certo benevola considerazione: “La Tunisia è un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini ma spesso e volentieri esporta galeotti”, afferma Salvini interpellato sui casi di intemperanza, registrati nei centri di accoglienza, che avrebbero tra i protagonisti migranti tunisini, aggiungendo che: “ Non mi sembra che in Tunisia ci siano guerre, pestilenze o carestie”: una idea fortemente radicata nel leader leghista, visto che l’ha riproposta in più occasioni, anche quando ricopriva importanti incarichi di governo”.

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In quell’occasione fu sfiorata la crisi diplomatica. Imen Ben Mohamed, giovane e combattiva deputata del partito islamista “Ennahda”, eletta nella circoscrizione estera in Italia –  dichiarò allora a chi scrive:  “La lotta contro il traffico di esseri umani– è una delle nostre priorità. Non è facile, perché le organizzazioni criminali sono potenti, hanno mezzi e denaro per reclutare giovani senza lavoro. Con l’Italia, la vostra Ambasciata, gli imprenditori che hanno investito nel mio Paese, le ong che lavorano per aiutarci a migliorare le condizioni di vita del popolo tunisino, c’è un rapporto fattivo, uno spirito straordinario di cooperazione che spero non venga rimesso in discussione dal nuovo governo italiano” (il Conte 1. Duro era stato anche il commento di Hamma Hammami, leader del Fronte Popolare (Fp), il maggiore partito di sinistra all’opposizione: “Al ministro italiano che dice che esportiamo galeotti, vorrei chiedere se è sua intenzione impiantare o finanziare anche in Tunisia, come avviene in Libano, lager dove detenere le persone chiamate migranti”, aveva affermato  il capo del Fp.

La rotta tunisina

L’imbarazzo regna sovrano alla Farnesina. Imbarazzo e irritazione visto che l’uscita elettorale di Salvini non aiuta di certo, confida una fonte diplomatica, a migliorare l’immagine del nostro Paese sulla Sponda Sud del Mediterraneo.

Arrivano nelle aree di Porto Empedocle, Sciacca, Licata, nell’Agrigentino, su barconi di legno di 10-12 metri, che spesso vengono anche abbandonati. In alcuni casi gli occupanti delle imbarcazioni riescono a scendere e far perdere le loro tracce, in altri gli uomini della Guardia di Finanza o della Capitaneria di porto li hanno individuati.  Più a ovest, verso Trapani o Mazzara, gli immigrati sbarcano, invece, da gommoni che portano dalle 20 alle 40 persone alla volta. In alcuni casi, assieme agli esseri umani, sono stati recuperati anche carichi di sigarette o stupefacenti. E’ la rotta tunisina, che attraversa il confine tra Tunisia e Libia. A confermarlo è Reem Bouarrouj, responsabile immigrazione di Ftdes, “Tra gli immigrati in Libia – dice – sta iniziando a circolare la voce. Sanno che la Guardia Costiera e le milizie impediscono le partenze dalla costa e così puntano alla Tunisia”. Nell’area di confine tra Libia e Tunisia vige, ormai da tempo, un patto d’azione tra trafficanti di esseri umani e miliziani dell’Isis che, in rotta da Siria e Iraq, hanno fatto di quest’area frontaliera la trincea avanzata dello Stato islamico nel Nordafrica. “Oggi i terroristi reclutano giovani emarginati non offrendo loro il miraggio del “Califfato” ma un salario per combattere la Jihad – dice Abdessatar Ben Moussa, avvocato, presidente della Lega per i diritti umani, uno dei membri del Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, insignito, nel 2015, del Premio Nobel per la Pace -.  Per questo è fondamentale che l’Europa investa nella cooperazione con la Tunisia e più in generale con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Per l’Europa, per l’Italia, non sarebbe un atto di generosità ma un investimento a rendere sul piano della stabilità e della sicurezza. Un investimento sul futuro”.  Molto più, gli fa eco Massoud Romdhani, “di provare a fare della Tunisia un improbabile ‘gendarme’ esterno”. 

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Africa nel mirino

Un passo indietro nel tempo. L’Africa pretende le scuse del vicepremier e ministro dell’Interno.  Le parole di Salvini sono motivo di “costernazione”, per l’Unione africana (Ua), che non ha gradito, l’accostamento dei richiedenti asilo agli schiavi, fatto dal leader della Lega al vertice di Vienna , il 14 settembre 1918, nello scontro, immortalato da un “video pirata” con il ministro del Lussemburgo L’Ua, di cui fanno parte tutti i 55 Stati africani, chiede conto al leader leghista. “Nell’interesse di un impegno costruttivo sul dibattito sulla migrazione fra i due l’Unione africana chiede al vice primo ministro italiano di ritirare la sua dichiarazione sprezzante sui migranti africani. È opinione dell’Unione africana che gli insulti non risolveranno le sfide della migrazione che Africa ed Europa affrontano”, si legge nella nota ufficiale. Una nota stonata per Matteo Salvini. Ora che non può più minacciare da vice premier porti sbarrati per i “migranti invasori”, deve accontentarsi del citofono. Il “citofonatore” molesto.

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