La storia, finirono sotto impeachment altri tre presidenti
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La storia, finirono sotto impeachment altri tre presidenti

Ma sia per Clinton e Johnson il Senato bocciò la rimozione. Nixon per il Watergate si dimise prima del voto della Camera

Trump e Pelosi
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19 Dicembre 2019 - 08.24


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Prima di Trump, sono stati due i presidenti finiti ufficialmente sotto impeachment: Andrew Johnson, nel 1868, per aver tentato di sostituire il ministro della Guerra senza passare dal Congresso; Bill Clinton, nel 1998, per aver mentito sulla sua relazione con una stagista, Monica Lewinsky, e ostacolato le indagini. In entrambi i casi, dopo il voto favorevole della Camera, il Senato aveva bocciato la rimozione. Nixon, nel 1974, per il Watergate, si dimise dopo che la commissione Giustizia aveva approvato tre articoli dell’impeachment, ma prima che la Camera si esprimesse.
Per rimuovere un presidente americano dall’incarico, al Senato serve la maggioranza dei due terzi e ciò significa che almeno 20 repubblicani dovrebbero unirsi ai democratici votando contro Trump. Uno scenario improbabile. “La Camera ha fatto il suo dovere Costituzionale, sfortunatamente sembra sempre più evidente che il Senato repubblicano non lo farà”, è stato il commento dell’aspirante inquilino dem della Casa Bianca Michael Bloomberg, che rinvia alle elezioni del prossimo novembre la “soluzione” del problema.
“Siamo riuniti oggi in questo tempio della democrazia per esercitare uno dei poteri più solenni: l’impeachment di un presidente degli Stati Uniti”, aveva dichiarato Pelosi aprendo il dibattito ieri mattina, andato avanti per 11 ore se si considera anche il voto procedurale. “Le azioni irresponsabili del presidente hanno reso l’impeachment necessario: non ci ha dato scelta”, aveva rimarcato. Altrettanto dura la risposta del Grand Old Party (Gop). “E’ l’impeachment meno credibile della storia”, per il leader di minoranza alla Camera, Kevin McCarthy.

Un deputato repubblicano è arrivato a paragonare l’impeachment di Trump alla crocifissione di Cristo. Il primo articolo di impeachment accusa Trump di abuso di potere per le pressioni sull’Ucraina affinchè aprisse una serie di inchieste volte a favorirlo politicamente, usando anche il blocco degli aiuti militari a Kiev e la prospettiva di un incontro alla Casa Bianca come leve. L’ostruzione del Congresso riguarda l’ordine ai funzionari dell’amministrazione di non cooperare con l’indagine della Camera.
La spaccatura tra democratici e repubblicani si riflette nel Paese con l’America divisa esattamente a metà sull’impeachment di Trump, almeno secondo l’ultimo sondaggio di AbcNews-Wall Street Journal. Tutti i giornali statunitensi aprono sull’impeachment, con titoli secchi sulle testate liberal e con toni polemici su quelle conservatrici. Se la messa in stato di accusa di Trump è indiscutibile, è Nancy Pelosi ad uscirne “vincente” o “perdente” a seconda dell’inclinazione politica della testata “L’impeachment di Trump è il suo funerale”, scrive il New York Post della Speaker mentre per il Washington Post è lei “la vera vincitrice”.
Trump, che considera l’impechment una macchia sulla sue legittimità, è insorto ma trasformando la sua messa in stato di accusa in un attacco all’America e in uno spot pubblicitario per la sua rielezione. “Non è me che vogliono ma voi. Io sono solo sulla loro strada”, ha avvertito, twittando una sua foto minacciosa in bianco e nero che si è guadagnata 100.000 ‘like’ in meno di un’ora: un segnale del fatto che quando si tratta di Trump in politica tutto è possibile e l’impeachment potrebbe anche giocare a suo favore.

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