Arrogante, propalatore di fake news e poco amante della stampa libera. Come tutti i reazionari di tutto il momento o come tanti potenti che non gradiscono domande scomode.
Sono quattro i giornalisti, i tre inviati delle agenzie Associated Press, Bloomberg e Reuters e del Los Angeles Times, che sono stati esclusi dal pool che ha seguito la cena di Donald Trump e Kim Jong Un. Un gesto che la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha giustificato riferendosi l’inopportunità di alcune “domande gridate durante i precedenti punti stampa”.
Tra queste, la domanda, ignorata da Trump, riguardo alle nuove accuse dell’ex legale e fixer del presidente Michael Cohen. Una portavoce dell’Associated Press, Lauren Easton, ha “condannato questo tentativo della Casa Bianca di limitare l’accesso al presidente. E’ di importanza fondamentale che ogni presidente americano rispetti gli standard di libertà di stampa, non solo in patria ma soprattutto all’estero”.
Il Washington Post definisce la mossa “un atto straordinario di rappresaglia da parte del governo degli Stati Uniti, che tradizionalmente ha tutelato i diritti dei giornalisti quando un presidente viaggia all’estero”. Il quotidiano sottolinea come questa azione sia maggiormente grave “perché avvenuta mentre Trump incontra il leader di uno stato totalitario che non ha libertà di stampa”.
La portavoce di Trump non ha infatti chiarito, nonostante le ripetute richieste da parte dei giornalisti, se sia la decisione di escludere i giornalisti sia stata presa dalla Casa Bianca o sia stata richiesta dalla delegazione nordcoreana. L’intenzione originaria di Sanders era di escludere tutti i reporter dall’evento, ma poi dopo proteste e pressioni, anche da parte dei fotogiornalisti che erano invece ammessi, è stato permesso l’accesso al pool solo all’inviata del Wall Street Journal.
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