L’estrema destra – in questo caso i neo-fascisti di Alba Dorata – che hanno cavalcato l’ondata nazionalista con il solo scopo di provocare incidenti: ad Atene tra le
60mila e le 100mila persone erano andate in pizza per protestare contro l’accordo sul nuovo nome della Macedonia, che il parlamento greco deve a breve ratificare.
Gli scontri sono avvenuti tra forze dell’ordine e una trentina di fascisti incappucciati, che sono riusciti a infiltrarsi nella manifestazione e scagliare oggetti provando a forzare la chiusura del parlamento. Le forze in tenuta anti-sommossa hanno reagito sparando gas lacrimogeni, cosa che ha provocato la dispersione di numerosi manifestanti, visibilmente infastiditi dal fumo.
La polizia ha parlato di 60mila persone a inizio manifestazione, gli organizzatori oltre 100mila. “Non c’è che una Macedonia, la Macedonia greca, è tutto”, gridavano in greco e in inglese i manifestanti.
Ufficialmente, i partiti di opposizione al governo di Alexis Tsipras (destra e socialisti), contrari all’accordo, non hanno partecipato alla manifestazione ma hanno indicato che chi lo desidera può andare a titolo personale. Alcuni deputati del partito di destra, Nuova Democrazia, si sono però presentati: “Sono venuto per dovere patriottico”, ha indicato Fotini Arabatzi a radio Skai.
L’accordo sul nuovo nome della Macedonia, firmato tra Atene e Skopje a giugno, mira a mettere fine a una controversia di quasi trent’anni tra i due Paesi vicini rinominando questo piccolo Paese balcanico “Repubblica della Macedonia del Nord”.
Tsipras accusa l’estrema destra
Il premier greco, Alexis Tsipras, ha accusato gli “elementi estremisti e i membri di Alba dorata, il partito di estrema destra e anti-immigrati, degli scontri avvenuti nel pomeriggio ad Atene durante la manifestazione per protestare contro l’accordo sul nome della Macedonia. “Nella nostra democrazia, la libertà di espressione dei cittadini è un diritto inalienabile, anche per coloro che vogliono abolire la democrazia…E’ anche dovere e obbligo di quelli di noi che ci credono di non permettere” certi