Ciamcianka è, o meglio era, un piccolo paese del Congo che contava poche migliaia di abitanti. Diciotto mesi fa, i ribelli congolesi – una fazione che è insorta contro il presidente Kabila e che per mesi ha terrorizzato la popolazione – hanno attaccato il paese, costringendo gli abitanti alla fuga. Chi non è riuscito a rifugiarsi nella foresta, è stato ucciso oppure reso schiavo. È passato più di un anno ma la situazione, sebbene sia stata raggiunta una fragile pace, è ancora disperata.
L’unica clinica della zona si trova a quattro ore di distanza da Ciamcianka, ed è completamente sprovvista di antibiotici, così come di una sala operatoria: le operazione mediche, anche le più complesse, vengono operate sul divano dello studio del medico, il dottor Papi Mundade, che gestisce la clinica insieme a Save the Children: “ho visto tante cose nella mia vita” ha detto Mundade, “ma mai una cosa del genere. Questo è l’inferno”.
Cibo, acqua, medicine: in questo angolo di mondo manca tutto e la gente ha perso la speranza: “non abbiamo più nulla, e pensiamo solo a sopravvivere” spiega una delle pazienti, mentre culla il figlio che ha in braccio: entrambi hanno la febbre da giorni e dolori muscolari, due sintomi della malaria. Malattia contro cui si può fare ben poco in queste condizioni.
L'inferno di Ciamcianka, il paese raso al suolo dai ribelli congolesi
Un anno fa il villaggio è stato distrutto dai ribelli e sebbene si sia trovata una debole pace i sopravvissuti vivono in condizioni disperate
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19 Dicembre 2018 - 20.20
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