Prima gli affari suoi e dei suoi sponsor miliardari. Poi, ma solo poi, i diritti umani. E nemmeno le torture e l’uccisione pianificata a freddo di un dissidente fatto letteralmente a pezzi è bastata a Trump a cambiare linea sull’Arabia Saudita.
Una doppia morale inaccettabile per un paese che si vanta (e non sempre a ragione) di essere un esempio di democrazia e che nei decenni scorsi ha spacciato le tante guerre per interessi economici in conflitti in nome della democrazia.
Ma tant’è: il mondo prende le distanze da Donal Trump eccetto l’improvvisato premier Giuseppe Conte che ha lodato il lavoro di uno dei peggiori Presidenti della storia degli Stati Uniti.
Sul caso di Jamal Khashoggi c’è stata una “vile abdicazione” da parte di Donald Trump e quindi tocca ai membri del Congresso, al mondo imprenditoriale e alla società civile difendere “i valori fondamentali” dell’America.
Lo ha scritto il Washington Post in un editoriale a pochi giorni dal G20 in Argentina in cui i leader mondiali si troveranno faccia a faccia con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per la prima volta dopo l’omicidio del reporter nel consolato di Riad a Istanbul. Secondo il giornale, per cui Khashoggi scriveva, «gli statisti del mondo democratico non dovrebbero incontrarlo».
«Devono insistere perché la verità su questo omicidio di stato venga rivelata e che i suoi autori – tra cui secondo la Cia c’è anche il principe ereditario Mohammed bin Salman – siano portati davanti alla giustizia», sostiene il Wp, avvisando che «un fallimento in questo provocherebbe danni profondi agli interessi vitali degli Stati Uniti, incluse le relazioni a lungo termine con l’Arabia Saudita».
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