Khashoggi, la Cia non ha dubbi: il giornalista è stato ucciso per ordine del principe Salman
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Khashoggi, la Cia non ha dubbi: il giornalista è stato ucciso per ordine del principe Salman

L'indagine dell'agenzia di intelligence statunitense mette Trump in una posizione imbarazzante, dati i rapporti di alleanza con l'Arabia Saudita

Mohammed bin Salman
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17 Novembre 2018 - 09.27


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Secondo la Cia Jamal Khashoggi sarebbe stato ucciso per ordine del principe ereditario Mohammed bin Salman, smentendo così il governo di Riad e mettendo la Casa Bianca in una posizione imbarazzante, dovendo ora decidere se continuare i rapporti con il Medio Oriente. 

La Cia ha esaminato numerose fonti di intelligence, compresa una telefonata che il fratello del principe, Khalid bin Salman, ambasciatore di Riad negli Stati Uniti, fece a Khashoggi, dicendogli che doveva andare al consolato saudita di Istanbul per recuperare i documenti necessari al suo matrimonio con una donna turca e assicurandolo che non avrebbe corso pericolo. Non è chiaro se Khalid sapesse che Khashoggi sarebbe stato ucciso ma egli fece la telefonata – intercettata dagli 007 Usa – su ordine del fratello.

Ma Khalid smentisce questa ricostruzione, sostenendo che l’ultimo contatto avuto con Khashoggi è stato via sms il 26 ottobre 2017 e di non aver mai parlato al telefono con lui. 

La conclusione della Cia è basata anche sulla valutazione che il principe è il governante di fatto del Paese e sovrintende anche agli affari minori del regno. «La posizione accettata è che non c’è modo che questo sia accaduto senza che lui lo sapesse o fosse coinvolto», afferma un dirigente Usa a conoscenza del lavoro della Cia.

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La valutazione finale degli 007 americani smentisce la tesi e gli ultimi sviluppi dell’indagine saudita, che ha portato all’incriminazione di 11 persone (5 a rischio pena di morte) con la narrativa di un’operazione finalizzata a riportare Khashoggi in Arabia Saudita ma finita male, a causa di una overdose letale. Un’operazione di cui Bin Salman non sarebbe stato a conoscenza. Versione presa subito per buona dall’amministrazione Trump, che si è limitata a sanzionare 17 persone legate all’omicidio, guardandosi bene dal mettere in discussione il principe ereditario. Per Trump si tratta di un alleato indispensabile: in chiave geo-politica per contrastare l’Iran in Medio Oriente, e in chiave economica per il petrolio e i maxi investimenti negli Usa, a partire dagli armamenti.

A nulla sono serviti finora indizi pesanti come la registrazione audio dell’omicidio condivisa da Ankara con gli alleati occidentali e la telefonata di un membro del team saudita inviato nel consolato di Riad a Istanbul per comunicare a un suo superiore che l’operazione era finita e che poteva dirlo «al suo capo». Senza contare i legami diretti di alcuni membri del team con lo stesso Bin Salman.

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