Sono 52 i bambini brasiliani immigrati bloccati, per non dire incarcerati, in America e divisi dai loro genitori. A loro sostegno è sceso l’Ordine degli avvocati del Brasile che in particolare il caso di un “prigioniero” di 7 anni in un centro di accoglienza di New York dopo l’arresto di suo padre ntrato illegalmente nel paese nordamericano. Claudio Lamachia, capo dell’Ordine degli avvocati, al suo ritorno dagli Stati Uniti ha raccontato la storia di questo bimbetto che “spezza il cuore”.
“Immaginatevi un bambino di sette anni, imprigionato in un posto strano, dove si parla una strana lingua per lui, con sua madre in Brasile e suo padre imprigionato dopo essere entrati a El Paso (Texas)”, ha spiegato Lamachia. La situazione dei minori ospitati in centri di accoglienza nordamericani è stata trattata alla fine di giugno a Brasilia dal presidente Michel Temer e dal vicepresidente Usa Micke Pence. La scorsa settimana, il governo ha annunciato il viaggio a New York del ministro dei Diritti umani, Gustavo do Vale Rocha, che ha menzionato il caso del bambino di 7 anni, la cui madre lo sta aspettando nello stato di Minas Gerais. Secondo Lamachia, il governo “non fa nulla o fa molto poco, non c’è nessun avvocato (a New York) pagato dal governo” per ottenere il rilascio del bambino, il cui nome non è stato diffuso. È necessario che le autorità riferiscano “con urgenza sulla situazione di quei bambini che non hanno commesso alcun crimine” e sono stati privati della loro libertà, ha concluso Lamachia.
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