La storia può essere riassunta in poche parole: in Brasile esiste un grande problema di violenza e in alcune aree i gruppi criminali dettano legge.
Ma è altrettanto vero che sempre più spesso la polizia e il governo, scegliendo di usare la mano pesante, di fatto agiscono come gli squadroni della morte con modalità inaccettabili per una democrazia. E soprattutto a morire è più la povera gente rispetto ai boss e a coloro che gestiscono il racket di droga, prostituzione e le rapine.
Ora la situazione si è fatta ancora più grave da quanto il (discusso) presidente Temer ha fatto approvare una nuova legge lo scorso ottobre in base alla quale le indagini sulle morti civili durante le azioni di polizia da parte delle forze armate sono state gestite da tribunali e procuratori militari.
Come dire: i militari indagano su se stessi. Con quale credibilità?
Non è un caso che Human Rights Watch stia dicendo che l’esercito sta mettendo a tacere un’indagine sul massacro di Salgueiro, il cui bilancio delle vittime è salito a otto dopo che una vittima è morta in ospedale.
In altre parole: esercito e polizia combattono il crimine. Ma sempre più spesso uccidono i poveri. E poi si auto-assolvono.