Povertà in Spagna: il 'terremoto' della crisi è passato, ma in troppi sono rimasti sotto 'le macerie'
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Povertà in Spagna: il 'terremoto' della crisi è passato, ma in troppi sono rimasti sotto 'le macerie'

E' l'immagine usata da un sociologo per definire quanto sta accadendo in Spagna, dove sacche di povertà e disagio esistono anche nella Madrid della scintillante ripresa

Un insediamento abusivo alla periferia di Madrid
Un insediamento abusivo alla periferia di Madrid
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21 Febbraio 2018 - 09.19


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La ripresa delle economie messe in ginocchio dalla crisi non dovrebbe allentare gli sforzi contro la povertà infantile e l’esclusione sociale, fenomeni che persistono e richiedono un’azione “integrale”, “coordinata” e “innovativa” per raggiungere l’ integrazione dei minori e delle loro famiglie. Un fenomeno che si sta manifestando nella Spagna del grande miracolo, a due passi dalle strade ricche e rutilanti di luci della capitale.
A Madrid queste aree di disagio si trovano soprattutto nella periferia sud-est della capitale, anche se “sacche di povertà” si riscontrano nella città, e nei

quartieri-dormitorio,
La Cañada Real è l’esempio di un’area in cui l’intervento sociale è stato ed è ancora necessario per affrontare situazioni di povertà ed esclusione dei bambini .
Per intervenire in queste situazioni, a parte le risorse stanziate dalle amministrazioni pubbliche, ci sono iniziative come il programma Proinfancia dell’Obra Social “La Caixa” che hanno lo scopo di aiutare famiglie e minori dalla più ampia copertura possibile.
Il dubbio onore di essere il quartiere più povero della capitale è San Cristobal de los Angeles, quartiere a sud di Villaverde, dove il tasso di disoccupazione negli ultimi anni non è sceso sotto il 50%, con il reddito pro-capite più basso del capitale – quello medio per famiglia è di 18.000 euro – e quindi terreno fertile per la precarietà e l’esclusione sociale.
Le iniziative non mancano, come quella della Fondazione Montemadrid, un centro culturale che sviluppa programmi per migliorare la convivenza e l’integrazione nell’area.
Il fenomeno è minotorato costantemente da esperti, come Francisco Lorenzo, il sociologo che ha coordinato il gruppo di studio di Cáritas Española e del Fondazione FOESSA. Lorenzo ha sottolineato che esiste una serie di dati associati alla povertà infantile, come il fatto che è elevatissima la percentuale dei bambini che soffrono e non terminano la scuola dell’obbligo. Inoltre, otto persone su dieci che hanno sperimentato la povertà infantile riproducono questa situazione quando formano la propria famiglia.
Per Lorenzo, il 50% della povertà infantile rilevata corrisponde alle famiglie monoparentali. Per fare comprendere le sue analisi, il sociologo fa ricorso ad una immagine chiarissime: il “terremoto” della crisi economica è passato, ma “ci sono ancora persone sotto le macerie”-
L’istruzione è il fattore “rilevante” nella lotta alla povertà infantile, in particolare garantendo azioni di rinforzo educativo, insieme a una prospettiva “integrale” e “coordinata” tra la scuola, le istituzioni e le entità sociali che agiscono sulla famiglia colpita.
“Non è solo una risorsa economica, sussidi, c’è anche un importante aspetto motivazionale, per incoraggiare atteggiamenti positivi”, afferma il direttore dell’Infant and Youth Coordinator di Vallecas, Jorge Hermida.
A sua volta, il direttore del Dipartimento di lotta contro la povertà e l’umanizzazione della sanità della Fondazione bancaria La Caixa, Montse Buisán, sottolinea l’importanza di un fattore educativo per articolare le basi che consentiranno ai bambini di ripartire.

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