Ogni mese tra trenta e quaranta cadaveri, che si sospetta appartegano a migranti illegali, vengono scoperti nelle vicinanze della città libica di Bani Walid, la maggior parte morti di fame, ma altri con chiare tracce di torture.
Lo afferma Hatem Atawaijir, direttore dell’Associazione di Pace, che gestisce un centro di accoglienza nella città che ospita circa 400 migranti.
Bani Walid, alle porte del deserto libico, è fuori dal controllo delle nuove autorità. E’ un luogo di transito per i migranti illegali in rotta verso la costa.
Amara, un maliano di 30 anni, ospite del centro d’accoglienza, nella zona industriale di Bani Walid, soffocando a stento le lacrime, racconta il viaggio che ha affrontato con due suoi amici, prima di cadere nelle mani dei trafficanti di essere umani libici, che chiedevano loro denaro per liberarli, e quindi finendo nelle loro prigioni.
“Abbiamo detto che non avevamo i soldi per pagare, poi ci è stato dato del cibo a giorni alterni”, ricorda Amara, le cui gambe mostrano i segni delle torture e dei maltrattamenti che ha dovuto subire negli otto mesi in cui è rimasto in mano ai trafficanti.
Poi, dice piangendo una guardia ha avuto pietà di lui e lo ha liberato prima che morisse di fame, come è accaduto ai suoi due compagni.