La mano pesante della Guardia civil e della Polizia nazionale spagnola in occasione del voto per il referendum catalano ha scatenato, com’era naturale, una ridda di reazioni, ma anche una guerra di tutti contro tutti. Perchè le scuse formali fatte dal delegato del governo di Madrid in Catalogna, Enric Millo, per la durezza messa da polizia e Guardia Civil per sgombrare i seggi e disperdere chi voleva andare a votare, non sono andate proprio giù alle rappresentanze sindacali delle due forze di sicurezza. ”Dopo aver visto quelle immagini, sapendo che persone sono state colpite, spinte, una addirittura portata in ospedale, tutto ciò che posso fare – ha detto Millo – è scusarmi in nome degli ufficiali di polizia che sono intervenuti”. Una iniziativa che ha spinto i sindacati delle forze dell’ordine a preannunciare una richiesta ufficiale di dimissioni di Millo.
Una iniziativa politicamente comprensibile, anche per stemperare il clima teso provocato dalla crudezza delle immagini che hanno fatto il giro del mondo, ma che i sindacati della polizia e della Guardia civil hanno preso come un disconoscimento del loro operato. Un comportamento ”adeguato alla legge, come in centinaia di altre occasioni”, hanno detto i sindacati volendo, in questo modo, sottolineare come solo per l’azione in Catalogna si è ricorso alle scuse, mentre lo stesso non è stato fatto nelle molte altre occasioni in cui sono state chieste loro le medesime, decise azioni. Peraltro in Catalogna la situazione era particolare, dicono i sindacati, perchè l’intervento è stato reso necessario dalla ”inazione” dei Mossos d’esquadra, la polizia autonoma catalana, e dalla mancata tempestiva comunicazione dell’ordine di sigillare i seggi.
