La crisi coreana corre verso un epilogo drammatico che nessuno a parole dice di volere
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La crisi coreana corre verso un epilogo drammatico che nessuno a parole dice di volere

Gli Stati Uniti devono trovare un accordo con Cina e Russia per trovare le misure per fermare il dittatore, che continua imperterrito nelle sue provocazioni.

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Diego Minuti Modifica articolo

16 Settembre 2017 - 08.51


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Lentamente, l’orologio della crisi nord-coreana sembra avvicinarsi all’ora zero che, traducendo il concetto in parole comprensibili, è il momento in cui gli Stati Uniti, ma non solo loro, si troveranno davanti alla decisione finale su come fermare la corsa verso il baratro del dittatore di Pyongyang.
La diplomazia degli Stati Uniti appare abbastanza definita, cercare di non prendere quella ‘decisione’ da soli, ma di creare, intorno all’ipotesi di un risposta dura a Pyongyang, se non una coalizione – difficilissima da concretizzare – almeno un consenso ampio (ma non per questo completamente manifesto) prima di rispondere.
Il problema che Trump deve affrontare è che, nonostante l’evidenza dei fatti, Pechino e Mosca ancora non mostrano di volersi sbarazzare di Kim, perché, tutto sommato, a loro serve ancora perché tiene aperto un fronte su cui l’Amministrazione americana deve impegnarsi e con cui confrontarsi.
Ma Trump non può essere così avventato da muoversi senza avere la certezza che la reazione cinese e russa resti nei limiti fisiologici. Però l’uomo ha mostrato di essere fumantino, quindi nulla può escludere che davanti ad una nuova provocazione, magari più azzardata delle precedenti, sia messo nelle condizioni psicologiche di mostrare a tutti che l’America è tornata grande, come da abusato slogan elettorale.

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I tentativi di fare rientrare l’emergenza sono falliti perchè la Corea del Nord non solo va avanti nei suoi programma, quanto allarga la platea dei possibili bersagli, con una meticolosa politica di ampliare la potenziale zona della paura per alzare la posta della sua pericolosissima partita. Quando Trump e la sua Amministrazione dicono che nessuna opzione è negata fanno capire che, se e quando la misura sarà colma, per Kim Jong Un arrivrà il momento di rispondere di quello che sta facendo.
In questa delicatissima fase diplomatica gli Stati Uniti si trovano accanto solo i tradizionali alleati nella regione (Corea del Sud e Giappone, direttamente minacciati dal dittatore) ed alle Nazioni Unite, ma i delicati equilibri in Consiglio di sicurezza – con Cina e Russia che continuano a dire che la soluzione deve essere diplomatica – non hanno consentito agli americani di colpire al cuore l’economia di Pyongyang e con essa la possibilità di proseguire nel programma nucleare. Tappare i rubinetti del petrolio sarebbe stato forse un colpo se non decisivo, certamentre durissimo per la Corea del Nord. Ma Pechino e Mosca hanno optato per una versione light delle nuove sanzioni, che creeranno problemi, ma non più di tanto perchè le mie del mercato nero sono infinite.

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