In Siria la guerra non fa più notizia. È come ‘il cane che morde l’uomo’ nella graduatoria dell’appeal giornalistico. Ma se per una volta metaforicamente è ‘l’uomo che morde il cane’, allora la storia varca i confini e, sempre per una volta, è di quelle che scalda il cuore. Ad Amuda, città curda con una forte componente assira e che si trova a ridosso del confine con la Turchia, la comunità si è mobilitata perché il Pastore della Chiesa “Mar Alias” potesse ricostruire il suo edificio di culto. Suo perché, prima di lui, se ne sono presi cura i genitori e i nonni: anni di dedizione che hanno legato il Pastore alla città e hanno rinsaldato il legame con la gente. “Mar Alias” è una delle chiese più antiche e uno dei più importanti siti archeologici della zona. L’edificio era stato ricostruito e restaurato all’epoca del Patriarca “Mar Ignatius Aphrem II”, ma con il passare del tempo ha conosciuto i danni dell’incuria e delle distruzioni.
Per recuperare la chiesa, vecchia quasi un secolo, la gente di Amuda ha avviato una piccola gara di solidarietà: un aiuto concreto nei confronti della famiglia che ha fatto da presidio a quel piccolo luogo di culto dimenticato. Intervistato dall’agenzia di stampa Hawar, il Pastore l’ha sottolineato: “È il segno della solidarietà che può esistere tra confessioni religiose differenti”. Dal punto di vista religioso, circa il 74% della Siria è costituito da musulmani Sunniti, l’11% da Cristiani (ortodossi, cattolici, caldei, maroniti, nestoriani etc.), il 10% da Alawiti (etnia di matrice sciita cui appartiene anche la famiglia Assad), il 3% da Druzi, l’1% da Ismailiti e l’1% da Sciiti, cui si aggiungono piccolissime comunità ebraiche (di alcune decine di individui) a Damasco e ad Aleppo. Per una volta la diversità non è stata pretesto di divisioni e lotte fratricide.
La Chiesa di Amuda dovrebbe riaprire nei prossimi giorni