Il coraggio di Corbyn: la nostra politica alimenta il terrorismo
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Il coraggio di Corbyn: la nostra politica alimenta il terrorismo

Il segretario laburista: ferma condanna a chi uccide i nostri ragazzi, ma basta sostenere guerre in altri paesi

Il segretario laburista Corbyn
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26 Maggio 2017 - 10.20


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La stampa lo ha massacrato. Gli hanno cucito addosso l’etichetta del perdente che farà vincere a mani basse le elezioni a Theresa May.
Forse. Certo è che se per vincerle bisogna fare come Tony Blair, responsabile di una guerra che ha provocato migliaia di morti e alimentato il terrorismo (lo stesso con i quali facciamo i conti adesso) sulla base di una colossale falsificazione (le armi di distruzione di massa che Saddam Hussein non ha mai avuto) allora è meglio avere il coraggio dell’impopolarità ma di tentare la pace.
La politica estera britannica deve cambiare perché alimenta il terrorismo: il leader laburista Jeremy Corbyn va all’attacco delle scelte governative in tema di politica estera (e di tagli al bilancio) mentre un sondaggio per la prima volta segnala la rimonta laburista sino a soli meno cinque punti dai conservatori.
La Bbc ha anticipato i contenuti di un atteso discorso di Corbyn. Con i laburisti, dirà, si avvierà una politica estera che “diminuirà la minaccia terroristica anziché aumentarla”. Nell’analisi di Corbyn, infatti, c’è un legame molto stretto tra le azioni anche militari intraprese dalla Gran Bretagna all’estero, e il terrorismo all’interno del Paese. “Molti esperti hanno sottolineato il legame tra le guerre che il nostro governo ha sostenuto o combattuto in altri Paesi e il terrorismo qui a casa nostra. Questo giudizio non vuole ridimensionare le colpe di chi uccide i nostri bambini e ragazzi ma una politica in grado di garantire la sicurezza della popolazione deve avere molto chiare quali sono le cause del terrorismo”.
Corbyn, contrario agli interventi militari britannici in Iraq e Afghanistan e ai raid della Raf in Libia e in Siria nell’ambito della coalizione anti-Isis, conclude: “dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la cosiddetta ‘guerra al terrorismo’ semplicemente non sta funzionando”.

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