Venezuela nel caos. Degenerano le manifestazioni contro il governo Maduro e ieri, oltre a due morti negli incidenti scoppiati a Barinas – durante i quali sono morti due ragazzi di 18 e 19 anni – i saccheggi e la distruzione hanno raggiunto il simbolo del potere “bolivariano”: la casa natale di Hugo Chavez, finita in fiamme.
Mentre a Caracas si ripeteva il copione delle proteste che si susseguono da oltre 50 giorni – un corteo di protesta, questa volta di medici, bloccato e caricato dalle forze dell’ordine – a Barinas, capitale dell’omonimo stato, la situazione ha preso una brutta piega già dal mattino.
La violenza si è concentrata inizialmente in città per poi dilagare: mentre la Guardia Nazionale cercava di disperdere i manifestanti nella zona di Los Pozones, è stato ucciso Yorman Bervecio (18 anni), raggiunto da uno sparo di arma da fuoco al torace. La notizia della sua morte si è sparsa rapidamente, e la protesta è diventata più violenta.
Mentre i manifestanti facevano retrocedere le forze dell’ordine, gruppi di incappucciati hanno attaccato e incendiato la sede locale del partito di governo (Psuv), un ufficio della polizia e la sede del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne).
Gli stessi gruppi hanno poi saccheggiato almeno una decina di negozi in un centro commerciale, e durante questi attacchi è morto John Alberto Quintero (19 anni) in circostanze ancora non stabilite. La violenza ha rapidamente dilagato in tutto lo stato, raggiungendo così Sabaneta, la città natale di Chavez.
È lì che una folla inferocita, scesa in piazza dopo l’uccisione dei due ragazzi a Barinas, ha dato fuoco alla casa natale di Chavez e alla sede locale della Guardia Nazionale.
Secondo il quotidiano El Nacional, «più di un centinaio di persone, durante la giornata, sono rimaste ferite da pallottole e oggetti contundenti».