Gay perseguitati, il presidente della Cecenia smentisce ma non convince

Ricordiamo che lo stesso governatore disse: "Da noi non esistono i gay e se esistessero sarebbero le famiglie a ucciderli"

Ramzan Kadryov
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19 Aprile 2017 - 22.20


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Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia ha smentito ogni arresto di persone omosessuali nella repubblica russa del Caucaso, denunciando come “provocazioni” gli articoli di stampa che parlano di repressione di questa comunità.

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“Gli articoli provocatori sulla Cecenia (che sono stati pubblicati), parlano di presunti arresti”, ha dichiarato Kadyrov durante un colloquio con il presidente Vladimir Putin, citato dalle agenzie di stampa russa. “E’ imbarazzante anche parlarne. Ci fossero stati arresti, omicidi, (i giornali) avrebbero dato il nome” delle vittime, ha proseguito il presidente, sottolineando come questo non sia stato fatto.

Un’inchiesta del quotidiano indipendente Novaia Gazeta ha rivelato che gli omosessuali sono diventati obiettivo delle autorità in Cecenia, società conservatrice dove l’omosessualità – considerata un tabù – è un reato punibile con la morte nella maggior parte delle famiglie. Secondo il quotidiano, le autorità locali hanno arrestato oltre cento omosessuali e istigato le loro famiglie “a ucciderli per lavare il loro onore”.

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Ricordiamo anche che lo stesso Ramzan Kadryov aveva detto che nella regione – a maggioranza musulmana – non vi sono uomini omosessuali.
Aggiungendo: «È impossibile che nei loro confronti sia in corso una persecuzione. Se questo tipo di persone esistessero la polizia non avrebbe bisogno di occuparsene perché ci avrebbero già pensato i loro parenti a mandarli là dove non possano più ritornare».

Quindi la sua smentita non ha molto valore. 

Tutto era iniziato a febbraio, quando la polizia cecena ha arrestato un uomo che sul cellulare aveva foto a sfondo omosessuale. Hanno tenuto sotto controllo i suoi contatti ed è partita una lunga grande retata. Sarebbero cento, oggi, i gay scomparsi, detenuti illegalmente e torturati in una prigione segreta vicino Grozny, la capitale della Cecenia .

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E ora la notizia che arriva è terribile. Novaja Gazeta e altri media russi hanno intervistato testimoni oculari e sopravvissuti alla retata, che hanno dichiarato di essere stati prigionieri in campi di concentramento riservati a soli gay.

Un uomo che è riuscito a fuggire ha rivelato di essere stato sottoposto a violenti interrogatori dove gli veniva chiesto di confessare di essere gay e di fornire i nomi di altri omosessuali.

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