Torna il terrore in Germania. Un tir si è lanciato contro un mercatino di Natale a Berlino. L’attacco è avvenuto ieri sera intorno alle 20.15 a Breitscheidplatz, nei pressi della Kurfuerstendamm, vicino alla chiesa intitolata al Kaiser Guglielmo, nella zona più commerciale della parte occidentale della città, molto frequentata anche da turisti, nei pressi dei grandi magazzini KaDeWe e del centro commerciale Europa Center.
La polizia tedesca, in un tweet all’alba, ha ammesso che è “probabilmente un attentato terroristico”. E ormai non sembrano esserci dubbi a riguardo. Lo conferma anche il ministero dell’Interno tedesco.
Rilasciato il pachistano fermato. Il capo della Procura federale ha comunicato in serata il rilascio, “per insufficienza di prove”, del 23enne pachistano fermato ieri sera nei concitati momenti seguiti all’attentato. Già oggi si era diffuda la notizia che non era lui alla guida del tir che ha travolto e ucciso 12 persone. Il responsabile è dunque ancora a piede libero. L’uomo, fermato a circa due chilometri dal luogo della tragedia, è un richiedente asilo che si trova a Berlino dallo scorso febbraio. Era conosciuto alla polizia per reati minori, ma non per una radicalizzazione estremista. Il sospetto era stato individuato dopo l’attacco e inseguito da alcuni testimoni che avevano avvertito la polizia.
I morti investiti da un lungo tir nero, simile a quello della strage di Nizza, sono 12. Quarantotto i feriti, alcuni dei quali sono in gravi condizioni.
Angela Merkel ha parlato nella sede della Cancelleria: “Non vogliamo vivere nella paura anche se queste sono le ore della paura nel nostro Paese”.
A bordo del camion erano in due. Uno è stato trovato cadavere sul sedile del passeggero all’interno del tir, ucciso a colpi di arma da fuoco, e dopo diverse ore la
L’arrestato. L’uomo che è stato bloccato poco dopo che il mezzo si era lanciato sui passanti nel cuore della città è Naved B., un migrante pakistano di 23 anni che sarebbe entrato in Germania, seguendo la rotta balcanica, lo scorso febbraio come richiedente asilo. Il ministro dell’Interno tedesco ha confermato che “è originario del Pakistan”, e ha precisato che è entrato in Germania “il 31 dicembre” e “registrato” come profugo. Poi “è comparso a Berlino a febbraio”. L’esame della sua domanda di asilo non è conclusa e il suo nome non compare nelle banche dati antiterrorismo, ha detto il ministro.
I dubbi. Secondo il quotidiano Die Welt, il guidatore del Tir “è ancora “armato e a piede libero”. E il presidente della polizia di Berlino, Klaus Kandt, ha confermato le indiscrezioni di stampa e ha sottolineato di “non poter dire che l’uomo arrestato ieri sia l’autista” del Tir. L’uomo, fermato a circa due chilometri dal luogo della tragedia, era conosciuto alla polizia per reati minori, ma non per una radicalizzazione estremista. Il sospetto ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco.
Italiana dispersa. Non si hanno notizie da ieri di una giovane italiana il cui cellulare è stato trovato sul luogo dell’attentato. Lo riporta Huffington Post. La ragazza, a quanto risulta, oggi non è andata al lavoro e l’azienda nella quale è impiegata non rilascia dichiarazioni. L’Ambasciata italiana non smentisce e sul web si rincorrono messaggi alla ricerca di notizie.
Il tir ha targhe polacche. In base a una prima ricostruzione, era partito dall’Italia e doveva fermarsi a Berlino per consegnare un carico di ponteggi d’acciaio. Il proprietario dell’azienda di trasporti con sede a Danzica, Ariel Zurawski, ha riferito che alla guida del mezzo c’era un suo cugino, camionista da 15 anni, che gli aveva detto di volersi fermare nella capitale tedesca per la serata prima di rientrare in Polonia.
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Zurawski ha aggiunto che dalle 16 di oggi pomeriggio nessuno aveva più avuto notizie del suo congiunto. Neppure la moglie era riuscita a parlargli. L’ipotesi che emerge da questo racconto è che il camion sia stato in qualche modo dirottato, che l’autista sia stato costretto a guidare fino al luogo della strage, per poi essere eliminato dal dirottatore o essere ucciso dalle forze dell’ordine.
L’arresto. L’uomo, che è stato arrestato poco dopo che il mezzo si era lanciato sui passanti nel cuore della città, è un migrante pakistano di 23 anni che sarebbe entrato in Germania, seguendo la rotta balcanica, lo scorso febbraio come richiedente asilo. Lo hanno riferito fonti dell’intelligence all’agenzia tedesca Dpa, aggiungendo che l’uomo, fermato a circa due chilometri dal luogo della tragedia, era conosciuto alla polizia per reati minori, ma non per una radicalizzazione estremista.
Secondo quanto riferisce la Zdf, il presunto attentatore avrebbe “abbandonato il tir dopo l’azione fuggendo in direzione est”. È stato però individuato e inseguito da alcuni testimoni che hanno avvertito la polizia. L’uomo ha attraversato il Tiergarten, grande parco al centro di Berlino, ed è stato poi bloccato dalla polizia all’altezza della Colonna della vittoria.
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La matrice. “Al momento non voglio usare la parola attentato anche se molti indizi lo indicano”, ha detto il ministro dell’Interno Thomas de Maizière alla tv pubblica Ard. Ormai si fa sempre più forte l’ipotesi che si sia trattato di un attentato terroristico Anche se le autorità tedesche non danno per certo che si sia trattato di un attentato, la dinamica di quanto accaduto a Berlino rimanda alla strage del 14 luglio scorso a Nizza, dove un camion provocò oltre 80 vittime tra la folla che festeggiava l’anniversario della presa della Bastiglia. Quell’attacco era stato rivendicato dallo Stato islamico. Il sedicente califfo Abu Bakr al Baghdadi si è spesso rivolto ai cosiddetti lupi solitari esortandoli a uccidere in Occidente, in Europa in particolare, con qualsiasi mezzo, anche lanciando auto o camion contro la folla.
L’Isis avrebbe rivendicato l’attacco. La Pmu, la coalizione delle milizie irachene che combattono il califfato, ha letto la rivendicazione su un canale online dell’Isis.
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Sicurezza. La polizia di Berlino ha chiesto inizialmente agli abitanti di restare in casa, la richiesta era soprattutto quella di non avvicinarsi alla Breitscheidplatz per lasciare liberi gli accessi alle ambulanze e ai mezzi dei vigili del fuoco. Poi l’allarme è rientrato: “Non ci sono indicazioni in merito ad altre situazioni pericolose a Berlino”, hanno comunicato in un tweet le forze dell’ordine che hanno anche invitato i cittadini ad utilizzare il safety check, il controllo di sicurezza, di Facebook per sapere se i propri cari sono al sicuro.
Le reazioni. La cancelliera tedesca Angela Merkel “piange le vittime”. “Orrende notizie da Breitscheidplatz. La cancelliera Merkel è in contatto con il ministro dell’Interno e con il sindaco. Piangiamo i morti e speriamo che i molti feriti possano essere aiutati”, ha scritto su Twitter Steffen Seibert, portavoce della cancelliera. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato di “orribile attacco terroristico” e ha ammonito che l’Isis e gli altri terroristi islamici che “massacrano continuamente i cristiani nelle loro comunità e nei loro luoghi di preghiera come parte della loro jihad globale devono essere sradicati dalla faccia della terra, una missione che eseguiremo con tutti i partner che amano la libertà”. Solidarietà dal presidente francese François Hollande: “Esprimo la mia solidarietà e la mia compassione alla cancelliera Merkel, al popolo tedesco e alle famiglie delle vittime di Berlino”. Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha affidato al social lo stesso pensiero. La Farnesina sta verificando se ci fossero italiani tra la folla che si accalcava nel mercatino.
La polizia ha confermato che l’uomo trovato morto non è lo stesso che ha lanciato il camion contro il mercatino. Gli inquirenti stano cercando di capire se il camion, secondo alcune fonti partito dall’Italia, secondo altre da un sito in costruzione in Polonia, sia stato trafugato per poi compiere la strage.
Un sito di notizie economiche polacco, Money.pl., ha reso noto che l’azienda proprietaria del camion ha cercato di raccogliere alcune informazioni sui movimenti del mezzo. “Era come se qualcuno lo accendesse e spegnesse cercando di farlo andare”, ha raccontato un dipendente. Un primo tentativo c’è stato alle 15:44. Nell’ora successiva più nulla. Un ulteriore tentativo, alle 16:52 e a quel punto il motore è rimasto acceso fino alle 17:37, ma il veicolo non si è mosso. Probabilmente ci sono stati anche altri tentativi, poi il tir alle 19:34 ha cominciato a muoversi in direzione Berlino.
Secondo il gestore della società, Lukasz Wasik, accendere il motore non era il tentativo di riscaldare la cabina di guida, perché gli autisti hanno altri sistemi per farlo: “È come se qualcuno cercasse di imparare a guidare il veicolo e avesse difficoltà a farlo muovere”.