Sarà Hillary Clinton contro Donald Trump, la sfida di novembre per la Casa Bianca. La candidata democratica ha infatti raggiunto, secondo Associated Press, il magic number di 2.383 tra delegati e superdelegati. A fine luglio durante la convention di Filadelfia, l’ex first lady sarà la prima donna nella storia a correre per la poltrona di Presidente degli Stati Uniti d’America.
“E’ un momento storico senza precedenti”, ha esultato Hillary, che non dovrà attendere quindi il risultato del voto in California. Alla gioia della Clinton si contrappone l’ira di Bernie Sanders, che fino all’ultimo ha tentato di mettere i bastoni tra le ruote alle ambizioni dell’ex segretario di Stato. “E’ spiacevole vedere come i media stiano ignorando la richiesta della commissione nazionale del partito democratico di aspettare questa estate per la conta dei superdelegati”, ha detto il portavoce del senatore.
Dopo la vittoria simbolica di ieri in Porto Rico, secondo un sondaggio i superdelegati, i dignitari del partito democratico (dai membri del Congresso ai governatori) che siedono di diritto alla convention e – a differenza dei delegati – non devono essere scelti nel corso delle primarie, sono adesso schierati in maggioranza con Hillary.
È iniziata così negli Usa una nuova fase della campagna elettorale: adesso lo sforzo del partito democratico è quello di fermare l’ascesa di Trump. Il partito dovrà ricompattarsi dopo le primarie per vincere le elezioni dell’8 novembre. Molti adesso chiedono a Sanders di sotterrare l’ascia di guerra per iniziare a collaborare con la nominata dei dem. A chiederlo è soprattutto il presidente Barack Obama, che domenica ha avuto un lungo colloquio proprio con il senatore del Vermont. Del resto la posta in gioco per l’attuale presidente è molto alta: sta lottando anche lui con la storia. Infatti se dovesse vincere Trump, gli americani avrebbero bocciato su tutta la linea la sua presidenza.
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