Quando si parla di raid aerei contro le città siriane controllate dallo Stato Islamico, l’opinione pubblica pensa quasi in automatico che le bombe arrivino sulle teste dei soldati del Califfato. E se ne compiace.
Ma le bombe intelligenti non sono state ancora inventate e, soprattutto, se gettate in un contesti urbani colpiscono tutti quelli che ci sono sotto.
Combattere i jihadisti che uccidono e decapitano è doveroso. Il problema è come: sono decenni che tutti sanno che l’uso delle bombe (e dei droni) provoca la maggior parte delle volte vittime tra i civili.
E così sta accadendo nelle città sotto controllo dello Stato Islamico: la gente che ci vive non è necessariamente dalla parte dei terroristi. Più spesso si tratta di povere famiglie che non sanno dove andare e sono rimaste ostaggio. In città i soldati del Califfo che impongono le loro leggi ferocemente. Dal cielo le bombe “democratiche” che uccidono.
Va ricordato che nei loro video di propaganda con i quali l’Isis sta inondando il web per glorificare la cosiddetta “Battaglia di Parigi” non raramente le immagini mostrano i civili e i bambini morti sotto le bombe francesi, o dei russi o della coalizione. Il che significa che i morti innocenti oltre ad essere moralmente inaccettabili vengono anche trasformati in strumenti della propaganda jihadista, che incita i suoi adepti o simpatizzanti alla vendetta.
Tutti d’accordo nel combattere il terrorismo. Ma dal 2001 ad oggi, 14 anni di bombe hanno fatto strage di donne, vecchi e bambini e moltiplicato il pericolo terrorista. Forse è l’ora di cambiare strategia.
Le immagini che abbiamo scelto di mostrare sono gli effetti di un recente bombardamento nella città siriana di Al-Bukamal, sulle sponde dell’Eufrate, ai confini con l’Iraq. Ci sono decine di immagini di altre immagini di altri bombardamenti che abbiamo evitato di pubblicare per quanto sono raccapriccianti.