Chi è al Baghdadi? E qual è il vero peso di quest’uomo negli sconvolgimenti mediorientali? Il 31 agosto il quotidiano belgradese “Blic” ha pubblicato una storia sul senatore degli Stati Uniti John Mc Cain ed il misterioso capo dell’ISIS, e del resto molti altri media avevano già parlato delle connessioni tra i funzionari statunitensi ed il capo del sedicente Stato islamico.
La storia è scoppiata quando circa un anno fa venne pubblicata la famosa foto che ritrae il politico americano a colloquio con il terrorista arabo. Mc Cain ha negato di aver mai incontrato Baghdadi, e dice che la persona sulla foto è un uomo arabo che assomiglia a Baghdadi, nello stesso tempo,però, il suo collega di partito, Paul Rend ha confermato che Mc Cain aveva incontrato l’ideologo dell’ISIS quando visitò la Siria nel 2013. Per la maggior parte dei seguaci delle “teorie del complotto” questa è un prova solida del fatto che gli Stati Uniti d’America abbiamo creato l’ISIS, prima per rovesciare il regime di Basar el Assad in Siria, e poi per governare tutto Medio Oriente attraverso un fedele alleato. Ma fra le tante “teorie del complotto” una cosa è certa: Al Baghdadi rappresenta un altro famoso contraccolpo nell’ uso della forza da parte degli Stati Uniti nelle relazioni internazionali. Oggi Al Baghdadi e come è diventato l’uomo più ricercato del mondo dopo Bin Laden, ed il francese “Le Figaro” lo ha battezzato “lo sceicco invisibile”.
Ibrahim Awwad Ibrahim Al / Badri, oggi diventato Abu Bakr al-Baghdadi, è nato nel 1971 a Samarra, come William McCants[(b], fellow presso il Centro per la politica in Medio Oriente ha scritto di recente (1 ° settembre), nel saggio scritto per “Brookings”. Samara è un’antica città irachena sul bordo orientale del triangolo sunnita , a nord di Baghdad: “Figlio di un uomo pio che insegnava recitazione coranica in una moschea locale, Ibrahim era giovane ritirato, taciturno, e, quando parlava, era udibile appena. I vicini che l’hanno conosciuto da adolescente lo ricordano timido e riservato. Anche durante una partita di calcio , il suo sport preferito, un avversario gli franò adosso, lui rimase stoico. Ma le sue foto di quegli anni catturano un’altra qualità: intensità lucente degli occhi scuri sotto una fronte corrugata”, ha scritto McCants.
Nel lungo saggio, l’autore spiega la principale risorsa dell’uomo più ricercato del mondo che da ragazzo introverso e innamorato di calcio si è trasformato in leader di IS. Cosa ha fatto quest’uomo negli anni successivi? E quando si sono create quelle strane connessioni negli Stati Uniti? Alla fine del 2003, quando l’esercito e le forze di sicurezza di Saddam furono sconfitti e sciolti, Baghdadi studiava nella capitale all’Università di Studi Islamici.
“La famiglia Al Baghdadi apparteneva alla piccola borghesia e non era troppo entusiasta del partito “Baath,” un’organizzazione socialista dedicata all’obiettivo dell’ unione panaraba. Sebbene i leader baathisti tollerassero ed a volte incoraggiassero anche la devozione privata come sbocco per il fervore dei credenti, erano diffidenti dall’ attivismo religioso, considerandolo come una minaccia. Due degli zii di Al Baghdadi avevano servito nei servizi di sicurezza di Saddam, e uno dei suoi fratelli era diventato un ufficiale dell’esercito. Un altro fratello che serviva nelle forze armate era morto durante l’estenuante di otto anni combattuta dall’Iran contro l’Iran negli Anni ottanta con il tacito appoggio degli Stati Uniti. Baghdadi avrebbe potuto condividere lo stesso destino bellico, ma [b]la sua forte miopia gli risparmiò il servizio militare”, racconta McCants.
Ma, ancora una volta,cos’ è successo poi a quel ragazzo introverso, timido e amante del calcio ? Nel febbraio 2004, Al Baghdadi viene arrestato dalle truppe americane a Falluja durante la visita a un amico: “Lo trasferirono nel centro di detenzione di Camp Bucca, un vasto complesso nel sud dell’Iraq e lì i “files” carcerari lo classificano come “detenuto civile”, il che significava suoi carcerieri non sapevano che era un jihadista”.
Per i dieci mesi il giovane rimase in stato di detenzione nascondendo la sua militanza e dedicandosi all’insegnamento religioso. “Baghdadi era una persona tranquilla”, ricorda un altro detenuto dell’epoca intervistato da The Guardian. “Aveva carisma, si sentiva che era una persona importante. Baghdadi guidava la preghiera, predicava ai sermoni del venerdì e conduceva corsi di religione per gli altri prigionieri. Eppure abbagliava i suoi compagni ed anche i suoi carcerieri quando scendeva sul campo di calcio, il suo soprannome a Camp Bucca era “Maradona”.
Baghdadi si ingraziò sia i detenuti sunniti che gli americani, sempre alla ricerca di opportunità per negoziare con le autorità del campo e mediare tra gruppi rivali di prigionieri. “Ogni volta che c’era un problema nel campo – ricorda la fonte del Guardian – lui era al centro delle cose. Voleva essere il capo della prigione, e quando mi guardo indietro, ora capisco che stava usando una politica di conquista per dividere per ottenere ciò che voleva. Ed ha funzionato. “
Molti dei 24.000 detenuti a “Camp Bucca” erano arabi sunniti che avevano servito nell’esercito e nell’ intelligence di Saddam. Quando il dittatore cadde , in conseguenza dell’ epurazione americana dei ba’athisti e dell’ascesa della maggioranza sciita irachena a lungo oppressa, quanti non fossero ancora jihadisti cominciarono a diventarlo ed i manifesti jihadisti radicali circolavano liberamente sotto gli occhi di controllori americani vigili, ma incapaci.
“Se non ci fosse stata la prigione americana in Iraq, oggi non ci sarebbe nessuno Stato islamico – continua l’ex detenuto di Camp Bucca – le nuove reclute sono state preparate in modo che quando, sono state liberatr, facevano tic tac come le bombe a tempo”, ricorda un altro compagno detenuto intervistato da un reporter di Al Monitor. Quando un nuovo prigioniero entrava, suoi coetanei cominciava ad “insegnargli, indottrinarlo, a dargli direzione in modo da accenderli dentro una fiamma che brucia”. Baghdadi si sarebbe rivelato la più esplosiva di quelle fiamme, il responsabile meno di un decennio più tardi di gran parte della conflagrazione che avrebbe sommerso la regione”.
Ma è proprio lui l’ uomo così potente da tenere assieme i militanti dell’ IS come un califfo invisibile? E ‘ lui il responsabile della grande minaccia per la pace in tutto il mondo e della stabilità internazionale? Cosa succederà quando gli Stati Uniti lo elimineranno come hanno fatto con Bin Laden, altro ex alleato degli Stati Uniti ed altro famoso contraccolpo ? Per cominciare, va notato come al termine della sequenza di eventi, l’ ISIS ha raccolto l’eredità Al Qaida rendendo il movimento terrorista ancora più grande e più potente nche senza Bin Laden. Allora, dov’è il trucco?
Sembra sia per inaugurarsi un’altra fase della “guerra terrore” che può fungere da pretesto per la crescita della guerra geopolitica nascosta tra Occidente e Oriente.
“Quello che sto dicendo è che gli Stati Uniti, attraverso le loro politiche, hanno creato lo stesso pericolo che oggi pretendono di combattere, e nel continuare questa politica quel che il presidente Obama sta facendo è abbracciare le stesse bugie che hanno spinto la coppia Cheney-Bush alla guerra in Iraq. E con questo processo, nel mondo islamico si sta creando ancora un’altra generazione di persone che crescono in una società in cui credono che la loro religione sia nel mirino, e gli Stati Uniti sia un nemico spietato. E tutto questo si trasforma in una specie di formula epica per un contraccolpo “, ha detto Jeremy Scahill in un’intervista a “Democracy Now”.
E come ci si può aspettare da Scahill, è andato anche oltre: “Prima abbiamo avuto di al-Qaeda come enorme minaccia globale. Poi è arrivato l’ ISIS. Poi è stato prodotto il gruppo Khorasan,e fino a ieri quasi nessuno in Siria aveva mai sentito parlare del gruppo di Khorasan. Nella mia comprensione si trattava di un termine usato nella comunità di intelligence degli Stati Uniti e in realtà non indica le persone che sostengono di essere nel campo avversario”.
Insomma, ancora una volta la politica si riduce alla constatazione che l’amministrazione Obama si muove in senso orwelliano: ha cambiato la definizione di termini di uso comune, in primo luogo la parola”imminente”. Hanno detto che il gruppo Khorasan ha rappresenta una minaccia “imminente” per gli Stati Uniti. Ma sappiamo già da un “white paper” trapelato prima della conferma di John Brennan a direttore della CIA, che il Dipartimento di Giustizia in realtà ha ufficialmente cambiato la definizione della parola “imminente” in modo da non aver bisogno di coinvolgere in questo un minaccia immediata contro gli Stati Uniti, ma soltanto la percezione che forse un giorno questi individui potrebbero eventualmente tentare un attacco terroristico contro gli USA. Tale fragile giustificazione viene utilizzata adesso per ampliare questa guerra dall’Iraq alla Siria, e potenzialmente anche oltre.
“Vedete – continua Scaill- l’amministrazione Obama nell’impegnarsi in questa politica sta ripetendo il percorso dell’amministrazione Bush con la decisione di invadere l’Iraq, ed enfatizza la stessa minaccia che sostiene di voler combattere”. L’autore del best seller “Blackwater: l’ascesa del più potente esercito mercenario del mondo “ , e di “ Guerre sporche: il mondo è un campo di battaglia”, documentario che ha vinto numerosi premi per il giornalismo investigativo, nonché co fondatore dell’ influente portale “Intercept “,Jeremy Scahill hao anche la prima indagine approfondita sugli attacchi terroristici contro “Charlie Hebdo”. E quanto all’ ISIS , oggi sottolinea la parte non rivelata della storia . E allora, cos’è davvero ISIS? Chi forma veramente questo gruppo? Solo radicali islamisti che vogliono decapitare giornalisti americani? No.
Uno dei fatti centrali che non viene quasi mai menzionato nella copertura mediatica delle imprese di questo gruppo, è che uno dei principali comandanti militari dell’ ISIS è stato un uomo di nome Izzat Ibrahim al-Duri al-Takriti. Chi era Izzat Ibrahim? Uno leader del partito Baath, che compariva nel famoso mazzo di carte diffuso dagli Stati Uniti, che però non l’avevano mai catturato. Era stato uno dei migliori e dei più crudeli comandanti militari di Saddam Hussein, un generale “hardcore” dell’esercito iracheno durante la guerra Iran-Iraq, un baathista laico.
Perché dunque prima di essere ucciso sul campo stava combattendo con ISIS? Quando Bush decise di invadere l’Iraq, e poi mise a capo dell’autorità di occupazione Paul Bremer, che era un ideologo neocon radicale e si era fatto le ossa lavorando per Henry Kissinger, una delle prime cose del governatore su quella di mandare a casa 250.000 soldati iracheni semplicemente perché erano membri del partito Baath. Come ha detto poi un alto funzionario degli Stati Uniti, “quello è stato il giorno in cui in Iraq ci siamo fatti un quarto di milione di nemici”.
Tutti questi baathisti, e con loro i sunniti dell’ Iraq occidentale sono stati maltrattati dagli USA per un tempo molto lungo , finchè hanno reagito. C’è stato il periodo nella cosiddetta insurrezione nel quale gli Stati Uniti hanno effettivamente pagato i sunniti perché non uccidessero soldati americani , ma poi Washington ha cambiato ancora linea al potere un governo a guida sciita guidato da Nouri al-Maliki , che ha creato subito ed in modo efficace una rete di “squadroni della morte” che hanno attaccato sistematicamente i sunniti.
Così il punto è che all’interno dell’ ISIS ci sono almeno due elementi dominanti, Uno è quello che sta cercando di stabilire il califfato, ama la decapitazione delle persone e impone una stretta interpretazione della sharia. Ma ci sono anche, e ho il sospetto che esercitino maggiore influenza, figure militari , un vasto gruppo di persone che sta combattendo la stessa battaglia che hanno combattuto quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq. Il fatto è che non vi era alcuna presenza di al-Qaeda in Iraq prima che George W. Bush prendesse la decisione di invadere, tranne che nella regione curda nel nord , che non era sotto il controllo di Saddam Hussein. Poi invece, sotto il controllo degli enti sostenuti dagli Stati Uniti, è nata Ansar al-Islam.
La storia dell’ IS potrebbe andare più lontano e più alto fino al ruolo di “fabbrica di contraccolpi” che trascini all’ uso della forza militare in politica estera, e provochi poi un altro precedente mortale che potrebbe travolgere l’Europa, se teniamo a mente la crisi dei rifugiati. Come vice presidente degli Stati Uniti, Josef Biden ha ammesso che “per gli Stati Uniti a fermare i militanti da parte dello Stato islamico in Iraq e Siria richiederà una lunga lotta”. Naturalmente questo vale anche per i loro alleati .
In conclusione, l’ ISIS è’ nata dopo l’invasione dell’Iraq alla ricerca di armi di distruzione di massa, fino ad oggi mai trovate. E la storia di al Baghdadi ha molte somiglianze con quella precedente. Sul terreno, le circostanze sono diverse e non hanno nulla a che fare con un uomo solo.
Fino ad ora, circa la metà del milione di persone morte durante la guerra orwelliana di George Warren Bush era composta da civili. In Siria, tra il 2011 ed il gennaio 2015, secondo l’ONU sono state uccise 220 000 persone e più i 4 milioni hanno lasciato il Paese. L’Europa sta annegando a livello quotidiano nella peggiore crisi dei migranti dalla seconda guerra mondiale. Ed anche dietro tutto questo, si staglia la misteriosa figura d Al Baghadi.
(Marina Ragush)