Il numero dei morti a Tianjin continua ad aumentare. Il bilancio delle vittime è arrivato a 114, dopo l’esplosione della scorsa settimana nel nordest della Cina. I dispersi sono 70, in maggioranza vigili del fuoco. Dei morti identificati, 39 erano pompieri e cinque poliziotti. Anche la maggioranza dei dispersi sono vigili del fuoco.
Negli ultimi giorni una cinquantina di genitori e parenti dei pompieri, alcuni dei quali giovanissimi, hanno inscenato manifestazioni di protesta per la sorte dei loro cari e per le scarse informazioni fornite dalle autorità locali. I feriti ancora in ospedale sono centinaia, circa 60 dei quali sono in condizioni gravi, secondo fonti ospedaliere.
Secondo la stampa locale (di proprietà dello stato), il deposito conteneva 700 tonnellate di cianuro di sodio, 70 volte di più di quello che avrebbe dovuto contenere. Le autorità stanno cercando di portar via la sostanza. Il cianuro di sodio è tossico e può formare un gas infiammabile a contatto con l’acqua.
Intanto è stata aperta un’inchiesta per stabilire eventuali responsabilità. Il direttore generale della società che gestisce il magazzino dove si sono verificate le esplosioni è stato posto sotto custodia dalla polizia in ospedale, dove è ricoverato per le ferite riportate. Nel frattempo, sono scattati i controlli in tutta la città e sono state sospese le attività delle fabbriche che non rispettano le regole della sicurezza. Sul luogo del disastro, oggi è arrivato anche il premier Li Keqiang, che ha visitato i feriti e gli sfollati. La tragedia di Tianjin ha scatenato la rabbia dei parenti dei vigili del fuoco e dei residenti, le cui abitazioni sono rimaste gravemente danneggiate: in una conferenza stampa molto tesa con i funzionari locali, hanno chiesto notizie dei dispersi e se i vigili del fuoco fossero attrezzati per far fronte a questa emergenza.