Ucraina, siamo allo scontro finale
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Ucraina, siamo allo scontro finale

Il presidente Poroshenko ordina a polizia e servizi di sicurezza di disarmare tutti i gruppi illegali ma i nazisti di Pravi Sektor rispondono che la decisione non li riguarda

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15 Luglio 2015 - 16.35


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Dopo lo scontro a fuoco mortale che sabato scorso a Mukachevo ha coinvolto gli ultranazionalisti di “Prav Sektor” e reparti della polizia e non si è ancora concluso, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ordinato alle sue forze di sicurezza di disarmare tutti i gruppi illegali nel Paese. Il bosco in cui il gruppo armato neonazista si è rifugiato rimane circondato dai reparti governativ, e la situazione rischia di precipitare in qualsiasi momento.

“Nessuna forza politica deve avere cellule armate e nessuna forza politica ne avrà più una”, ha annunciato Poroshenko durante una riunione del Consiglio di difesa per la sicurezza nazionale (NSDC). Secondo il presidente, la presenza di uomini armati fino ai denti a Mukachevo, “ovvero a migliaia di chilometri di distanza dalla linea del fronte rappresenta soltanto un tentativo di destabilizzare la situazione in Ucraina, e le autorità non permetteranno che questo accada”. Al ministero dell’Interno ed ai servizi di sicurezza (SBU) è stato dunque ordinato di disarmare i gruppi armati illegali, che con ogno probabilità non lasceranno passare questa decisioni senza reagire.Secondo il presidente, la vera spiegazione del conflitto in Mukashevo, situato vicino ai confini di Slovacchia e Ungheria, è stato un tentativo di “ridistribuzione delle rotte di contrabbando”.

Com’era prevebile, “Pravi Sektor non se ne dà per inteso: il portavoce del partito, Artem Skoropadsky, faa sapere che a suo giudizi l’ordine del presidente non si applica al gruppo ultranazionalista:”La dichiarazione di Petro Poroshenko si rivolge ai gruppi armati illegali,e noi non lo siamo. I gruppi armati illegali sono composti da banditi, noi siamo volontari e combattenti dei corpi ucraini che proteggono l’indipendenza e l’integrità territoriale del nostro Paese. Pertanto, questa affermazione non si applica a noi “.

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A giudizio di molti osservatori, a Kiev si sta avvicinando un’altra rivolta sul genere di quella che sconvolse piazza Maidan, e nelle ultime fra i neonazisti si sono moltiplicare vertiginosamente le comunicazioni e gli appelli. Fra l’altro, il gruppo di “Pravi Sektor” negli sconvolgimenti del dopo Yanukovic è riuscito a ritagliarsi ampi spazi di potere, occupando importanti snodi tecnologici e penetrando anche nei servizi di sicurezza: oggi, per esempio, riesce persino a controllare l’account “Twitter” del Consiglio di difesa attraverso una rete di “hackers” particolarmente organizzata.

La propaganda dei neonazisti continua a diffondersi attraverso i telefonini di tutta l’Ucraina, una serie di messaggi che difendono le bande armate e accusano la polizia:”I reparti di “Pravi Sektor” hanno agito soltanto per auto difesa – dice un sms circolare – anziché prendersela con loro, lo Stato dovrebbe far arrestare immediatamente gli agenti e chi ha dato loro l’ordine di aprire il fuoco a Mukachevo.”

Controllare le comunicazioni di NSDC, fra l’altro, significa compromettree il funzionamento dell’ agenzia di Stato che ha il compito di sviluppare le politiche di sicurezza nazionali e di consigliare il presidente ucraino. Gli “hackers” anche chiesto le dimissioni del ministro degliInterni , Arsen Avakov e del maggiore generale Andrey Taran, capo del Centro comune per il controllo del cessate il fuoco e del coordinamento in Ucraina orientale. I messaggi si sono fatti tambureggianti: “In realtà Taran punta a coprire il contrabbando nella zona di operazione antiterrorismo”. Seguono accuse e minacce di ogni genere.

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In realtà, la lotta per il controllo delle rotte di contrabbando nei Carpazi sembra essere direttamente esplosa tra i membri d “Pravi Sektor” ed il deputato locale di Mukachevo, Mikhail Lanyo e a distanza di qualche giorno pare proprio che il motivo della sparatoria sia stato questo. Nel frattempo però l’attacco informatico delle destre continua a confondere le acque ad a seminare allarme, in un altro” tweet” mandato direttamente all’indirizzi di NSDC gli “hackers” avvertono che “visto che criminali e oligarchi rimangono in grado di controllare, una Maidan 3.0 diventa inevitabile”. La numerazione si riferisce alle proteste che si scatenarono in piazza Maidan alla fine del 2013 e poi all’inizio del 2014. Fu proprio riuscendo a governare quei tumulti che “Pravi Sektor” riuscì a spodestare il presidente Viktor Yanukovich e ad acquisire un ruolo di rilievo sulla scena politica del Paese.

Anche dall’Armata continuano a giungere segni di dissoluzione: i soldati di un battaglione di carristi hanno registrato un video per mandare a Poroshenko il seguente messaggio: “Ne abbiamo abbastanza del caos che governa l’esercito, e presto ci rifiuteremo di eseguire gli ordini. Fino ad oggi abbiamo combattuto per il nostro Paese senza alcuna viltà, abbiamo dato tutto il possibile e siamo rimasti vivi, adesso le nostre mogli e i nostri figli ci aspettano e tutti noi abbiamo ampiamente superato la durata della ferma. In un anno intero siamo stati a casa soltanto per venti giorni, e adesso ne abbiamo abbastanza”.

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“Noi non siamo né codardi nè disertori, ma d’ora in poi non ci preoccuperemo più dei nostri comandi esattamente come loro non si preoccupano di noi. D’ora in poi ignoreremo i loro ordini”. L’attacco è stato troppo serio perché il presidente lo potesse ignorare: Poroshenko risponde ai carristi che
”i responsabili della terribile situazione nell’esercito ucraino devono essere puniti, ma intanto chiedo ai soldati di rimettersi in gioco e di affrontare il caos”.

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